Ma le sanzioni economiche della UE contro la Russia funzionano?
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Ma le sanzioni economiche della UE contro la Russia funzionano?
Da qualche giorno la Banca Mondiale ha pubblicato il suo rapporto annuale con la classificazione dei Paesi del mondo sulla base dei livelli di reddito, misurati secondo il criterio del reddito nazionale lordo pro capite. Il Rapporto evidenzia innanzitutto come la classificazione dei paesi in categorie di reddito si sia evoluta in modo significativo nel periodo dalla fine degli anni ’80: nel 1987, il 30% dei paesi segnalanti era classificato come a basso reddito e il 25% come ad alto reddito, mentre nel 2023 questi rapporti complessivi sono scesi al 12% nella categoria a basso reddito e fino al 40% nella categoria ad alto reddito.
Nel 1987, per esempio, il 100% dei paesi dell’Asia meridionale era classificato come paese a basso reddito, mentre nel 2023 questa quota è scesa ad appena il 13%. In Medio Oriente e Nord Africa, invece, nel 2023 la quota di paesi a basso reddito è più elevata (10%) rispetto al 1987, quando nessun paese era classificato in questa categoria. In America Latina e nei Caraibi, la quota dei paesi ad alto reddito è salita dal 9% nel 1987 al 44% nel 2023. E nel 2023, secondo il Rapporto, l’Europa e l’Asia centrale avranno una quota di paesi ad alto reddito leggermente inferiore (69%) rispetto al 1987 (71%).
Quest’anno, Algeria, Iran, Mongolia e Ucraina sono tutti passati dalla categoria dei redditi medio-bassi a quella dei redditi medio-alti. L’economia algerina, in particolare, è cresciuta del 4,1% nel 2023, quella iraniana è cresciuta, invece, del 5,0% nel 2023, trainata principalmente dalle esportazioni di petrolio e sostenuta dai guadagni nei servizi e nella produzione manifatturiera, mentre la Mongolia ha continuato la sua ripresa dopo la pandemia, con un PIL reale in aumento del 7,0% nel 2023.
Per quanto riguarda l’Ucraina vi è stata una ripresa della crescita economica nel 2023 (il PIL reale è cresciuto del 5,3%, dopo un calo del 28,8% nel 2022) insieme a un continuo calo della popolazione, che è scesa di oltre il 15% dall’inizio dell’invasione russa. Questi fattori sono stati ulteriormente amplificati dagli aumenti dei prezzi dei beni e dei servizi prodotti internamente, determinando un forte aumento del RNL pro capite nominale dell’Atlante del 18,5%. Mentre l’economia ucraina è stata significativamente compromessa dall’invasione russa, la crescita reale nel 2023 è stata guidata dall’attività edilizia (24,6%), riflettendo un notevole aumento della spesa per investimenti (52,9%) a sostegno dello sforzo di ricostruzione dell’Ucraina sulla scia della distruzione in corso.
Cisgiordania e Gaza sono stati gli unici paesi la cui classificazione, evidenzia il Rapporto, quest’anno è scesa. Il conflitto in Medio Oriente è iniziato nell’ottobre 2023 e, sebbene l’impatto su Cisgiordania e Gaza sia stato limitato al quarto trimestre, la sua portata è stata comunque sufficiente a portare a un calo del 9,2% del PIL nominale (-5,5% in termini reali). Poiché l’economia di Cisgiordania e Gaza era vicina alla soglia (è entrata nella categoria del reddito medio-alto solo l’anno scorso), questi cali hanno riportato l’RNL pro capite di Atlas nella categoria del reddito medio-basso.
Tre Paesi sono passati dalla categoria dei redditi medio-alti a quella dei redditi alti: Bulgaria, Palau e Russia. La Bulgaria si è avvicinata gradualmente alla soglia di reddito elevato con una crescita modesta durante tutto il periodo di ripresa post-pandemia, proseguita nel 2023 con una crescita del PIL reale dell’1,8%, sostenuta dalla domanda di consumi. Palau ha anche continuato la sua ripresa post-pandemia, con il PIL tornato ai livelli precedenti, crescendo dello 0,4% in termini reali. Con un’inflazione (misurata dal deflatore del PIL) all’8,1%, il RNL nominale è aumentato del 10,0%.
L’attività economica in Russia, infine, è stata influenzata da un forte aumento dell’attività militare nel 2023, mentre la crescita è stata anche stimolata da una ripresa del commercio (+6,8%), del settore finanziario (+8,7%) e delle costruzioni (+6,6%). Questi fattori hanno portato ad aumenti sia del PIL reale (3,6%) che nominale (10,9%) e l’Atlas GNI pro capite della Russia è cresciuto dell’11,2%.
E ciò nonostante i tanti pacchetti di restrizioni messi in campo dall’UE contro la Russia in questi oltre due anni dall’inizio del conflitto in Ucraina.
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Giovanni Caprio
Commenti (2)
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Mi pare un’ analisi molto parziale sulla Russia, tutta centrata sul pil che cresce in virtù della spesa militare, cioè una spesa di guerra che non solo non crea ricchezza reale per il paese, ma ha letteralmente distrutto le casse pubbliche con un profondo rosso nella bilancia commerciale che fa due decenni era in attivo. Questo tra l’altro significa una riduzione del già magro welfare alla popolazione…se la tua economia è basata sul commercio di idrocarburi e poco altro e ti si chiude il principale mercato mondiale che è e resta l’Occidente, o finanzi la guerra o scuole e ospedali. In realtà la situazione è molto simile ma in peggio a meta anni 80…sappiamo cosa accadde. Se l’Occidente tiene duro Putin cade. Ps vorrei anche far notare a tutto il tifo organizzato degli occidentali che ambisco al suicidio, che una nazione senza marina e senza aerei e con molti meno uomini, con i quattro razzi dati dall’Occidente tiene inchiodata la Russia in quella che si sta rivelando per Putin una voragine geopolitica senza uscita. Tant’è che sono ridotti a Mosca a sperare in Trump
Grazie a Dio la Russia ha ancora una Banca Centrale. I dati reali forniti dalla Banca Centrale Russa sono: Tasso di Interesse 18% inflazione quasi al 10% nonostante i tassi alti.
Da notare che il tasso di interesse e’ passato dal 7,5% al 18% in meno di due anni. Nonostante questo il Rublo si è deprezzato e l’inflazzione è alta.
Traduzione: per ora reggono male ma reggono. Se continua abbiamo U.R.S.S. 2.0.
Nessuna bomba ha distrutto i sovietici, sono state le spese militari eccessive rispetto alla produzione interna che hanno madato l’economia in tilt e la gente in piazza.
L’unica speranza di Vladimiro è un accordo che chiuda la Guerra congelando il campo di battaglia ad oggi.
Se si ritira i russi se lo mangiano per un numero spropositato di morti inutili, se continua se lo mangiano al posto del pollo che non riescono a mettere a cena.
Secondo me a Novembre prende un biglietto per gli Usa per votare Trumpino.
Il nostro vero problema non è se La Russia vince o meno, è che ha avuto la speranza di vincere.
Il che significa egemonia Americana ed Occidentale in discussione ed in declino, economie dei relativi paesi in discussione. Ovvero non potendo fare gli smargiassi a destra e sinistra perderemo qualche guadagno da posizione dominante e ci sarà da vedere in cosa si tradurrà. Più efficienza o avitamento di un economia già di suo non brillante?