Se vi chiedessero di scegliere tra un bel cazzotto sui denti o un calcio negli stinchi, uomo o donna che foste, non credo proprio che accettereste il dilemma. Rifiutereste l’opzione, perché in ogni caso dovreste accettare qualcosa di distruttivo. Ebbene, quello che si sta profilando in queste settimane, sulla costa comacchiese, dopo un lungo iter amministrativo, non è altro che la scelta tra due mali. E la tremenda tragedia umana e ambientale a cui stiamo assistendo in diretta in queste ore nei territori emiliano-romagnoli e marchigiani ce lo ricorda con estrema chiarezza. Perché è proprio la lunga saga cementizia, fatta di innumerevoli scelte pubbliche e private, che si dipana senza soluzione di continuità dagli anni Sessanta ad essere sul banco degli imputati.
Oggi parliamo di uno dei quattro progetti inseriti in quello che tecnicamente è indicato come “PROGETTO SPECIALE PARTNERSHIP PUBBLICO-PRIVATO PER LA RIGENERAZIONE TURISTICA E AMBIENTALE DELLA COSTA” , le cui radici affondano in uno degli ultimi atti della giunta di Marco Fabbri, nel 2015, in estrema sintesi recuperabili a questo link di Estense.com.
Ma dove sta la “rigenerazione” invocata nel titolo di questa pianificazione? Secondo i fautori dell’operazione, [Vedi il sito del Comune di Comacchio] sta tutta in una semplice sottrazione: un bilancio negativo in termini di consumo di suolo pari a mq. – 148.358, derivante dalla differenza tra la superficie sottratta ad edificazione prevista dall’ultimo PRG (mq. – 536.333) e la superficie territoriale agricola investita dagli interventi (mq. + 387.975).
Sottrazione che ricondotta alla sola superficie impermeabilizzata – certamente quella più impattante, anche se i problemi alla fine sono tanti altri – ci rivela tutta la sua pochezza. Utilizzando la stessa fonte, essa diventa: 156.346 -159.824 = – 3.478 mq. Un risultato praticamente nullo. Provando a visualizzare questi numeri abbiamo quasi 24 campi di calcio di nuovo cemento, con una riduzione, rispetto alle cifre del vecchio PRG di mezzo campo da calcio. Viene quasi da ridere, tenuto conto che proprio questo dato, cioè nulla, viene sbandierato dai fautori del progetto, come un grande successo dello strategico accordo tra pubblico e privato. Prima dell’accordo era un cazzotto sui denti, adesso è sceso alle parti basse. Un bel successo, non c’è che dire.
Ironia della sorte, la Regione sta promuovendo da quasi due anni un grande processo partecipativo – sul modello Agenda 21, di una ventina di anni fa – dall’evocativo titolo “Che costa sarà ? “ .
Qui tutti i documenti elaborati ed adottati dall’inizio del percorso, nonché i prossimi appuntamenti.
L’iniziativa, leggiamo nella presentazione, si inserisce nel “progetto europeo AdriaClim (finanziato dal programma Interregionale Italia-Croazia, Strategico, 2020-2022) che punta a migliorare la resilienza climatica dei territori costieri nel bacino adriatico attraverso lo sviluppo di piani di adattamento, strategie, azioni e buone pratiche per la mitigazione degli impatti sulle zone costiere, fornendo strumenti informativi e scenari di maggiore dettaglio e accuratezza rispetto a quelli attualmente disponibili.”
Perché dai documenti presenti nel portale che la Regione dedica alle tematiche connesse alla difesa della costa, la situazione ambientale appare piuttosto grave. [Qui]
Gli indicatori principali di questo delicato ecosistema sono già fortemente stressati e le condizioni al contorno allarmanti: sistema dunoso assente in vasti tratti del litorale, alti livelli di antropizzazione, fortissima erosione costiera. I dati sulle ultime mareggiate sono altrettanti campanelli d’allarme. Nell’ultima del novembre 2022, si legge in uno dei rapporti regionali:
“Gli impatti sono stati particolarmente concentrati nel territorio ferrarese, dove si sono riscontrate tutte le tipologie di danno utilizzate nella classificazione regionale degli impatti da mareggiate (DB in_Storm), ovvero: erosione dei litorali, ingressioni marine, tracimazioni di canali, danni alle opere di difesa costiera e danni agli stabilimenti balneari. La ricorrenza degli impatti in questa porzione di territorio sta diventando piuttosto allarmante ed è da attribuire all’elevato grado di vulnerabilità morfologica della costa, ad una dinamica evolutiva sfavorevole e all’eccessiva antropizzazione”.
Bene ! Anzi male. Cioè, malissimo.
Come afferma nelle proprie Osservazioni il Circolo Legambiente “Il delta del Po”, in vista della Conferenza dei Servizi che in questi giorni esaminerà questo specifico progetto:
“La norma sul consumo di suolo (Legge Regionale N. 24 del 21 dicembre 2017) è chiara nelle sue finalità: il limite di consumo di suolo è definito al 3% , ma sono presenti articoli che prevedono delle deroghe. Queste deroghe producono un consumo di suolo di ben 186 ettari nell’area della costa nel Comune di Comacchio.
Vi sono presenti valori ambientali e tutele disposte dall’Ente Parco Regionale E-R. Delta del Po (Piano di Stazione Centro storico Comacchio): boschetti; aree con presenza di specie vegetali tipiche delle dune e ambienti retrodunali (vegetazione pioniera, Orchidee spontanee); corridoi ecologici composti da residui di vegetazione costiera (pungitopo, Ginepro, Rovo, pioppo bianco); presenza di frangivento a tutela di suddivisione di terreni agricoli che sono eredi di un’antica conformazione del territorio; presenza conclamata di residui dunosi e presenza di residui culturali locali (vigne e bosco eliceo). “
E ancora.
“Tale intervento risulta difforme a direttive dell’ONU e della UE (citate nel testo). Difforme anche da quanto è stato acquisito dallo Stato Italiano circa le problematiche dovute ai cambiamenti climatici in aree delle coste Italiane, comprese aree demaniali. Palesemente in contrasto con la politica ambientale adottata dalla stessa Regione E-R, la quale sta spendendo soldi pubblici per mettere in sicurezza la costa del Comune di Comacchio. (…) Organi della Regione stanno producendo relazioni che sembrano non venire prese in considerazioni da chi questa Regione la governa.”
Contraddizioni ben espresse oltre dieci anni fa dai Punkreas, nella loro ironica ballata “L’ultima spiaggia” . Perché se non ci seppellirà una risata, lo farà presto il mare. Per ora, purtroppo, lo stanno già facendo i fiumi.
Sfoglio tristemente l’album dei ricordi
Primi del 2000 tra boschi e prati verdi
Surriscaldamento, si diceva un tempo
Roba di poco conto
Tormentone del momento
Invece poi
Noi non ci siam fidati dell’esperto
Che aveva garantito un deserto,
Dei cammelli su una duna
Che da Bergamo a Verona
Osservan la partenza della gente della zona
Pronti per sfidare il mare e andare verso
L’ultima spiaggia, meta selvaggia
Alla ricerca di un tesoro o forse
Di un po’ di pioggia
Sull’ultima spiaggia
Nella borraccia ho ancora qualche goccia
Viaggio su un barcone
Con un gruppo di padani
Che il sole del deserto
Ha trasformato in beduini
Dicon che in Islanda son sbocciati i fiori
Cercan manovali per raccoglier pomodori
Mentre noi se avessimo ascoltato quell’esperto
Non ci sarebbe traccia del deserto,
Dei cammelli su una duna
Che da Bergamo a Verona
Osservan la partenza della gente della zona
Pronti per sfidare il mare e andare verso
Cover: Novembre 2022, mareggiata, e conseguente inondazione ed erosione delle spiagge nel litorale ferrarese e ravennate (foto: Protezione Civile dell’Emilia-Romagna).
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Alberto Poggi
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Litorale commacchiese , permessi edilizi , costruttore Tomasi case. Le abitazioni costruite sono tutte state vendute ? Verificate e commentate .