Nell’era dell’Ebollizione Globale
di Tommaso Perrone
Da LifeGate del 9 agosto 2023
Il mese di luglio che ci siamo lasciati alle spalle è cominciato con un giorno, poi due, poi tre. Infine quattro record di temperatura massima su base giornaliera a livello globale, dal 3 al 6 luglio. È poi proseguito con una settimana, poi due, poi tre. Infine, tutto il mese che si è appena concluso è stato da record: luglio 2023 è stato il mese più caldo mai registrato sul nostro pianeta, la Terra, da quando sono cominciate le rilevazioni ufficiali.
Dopo aver anticipato, già dopo “sole” tre settimane, che quello di luglio 2023 sarebbe potuto essere un mese senza precedenti nella storia dell’umanità, l’8 agosto i ricercatori di Copernicus – il programma dell’Unione europea che fa capo all’Agenzia spaziale europea – hanno confermato le loro previsioni. Il mese di luglio 2023 è stato più caldo di 0,7 gradi Celsius (°C) rispetto alla media dei mesi di luglio del periodo 1991-2020 e di 0,3 gradi rispetto al mese di luglio 2019, che finora deteneva il record. Non solo, i ricercatori stimano che il mese scorso abbiamo varcato “temporaneamente” la fatidica soglia di aumento della temperatura media pari a 1,5 gradi centigradi rispetto all’epoca pre-industriale, cioè agli anni compresi tra il 1850 e il 1900. La soglia che scienziati e politica si sono dati nel 2015 con l’Accordo di Parigi (“ben al di sotto dei 2 gradi”) come tetto massimo per evitare che la crisi climatica si trasformi in una catastrofe.
Entrando nei dettagli, il record di temperatura media globale su base giornaliera è stato infranto nel mese di luglio. Il nuovo record oggi appartiene al 6 luglio 2023, con 17,08 gradi. Il record precedente era stato segnato il 13 agosto 2016 quando erano stati raggiunti i 16,8°C.
Ma la cosa straordinaria e che va sottolineata con forza è che ogni dannato giorno, dal 3 al 31 luglio, è stato battuto il record del 2016. Sui mezzi d’informazione si è cercato di coprire la cronaca, di dare i fatti più “rumorosi”, ci siamo tutti concentrati sul “poker di record” fatti registrare tra il 3 e il 6 luglio. Ma anche tutti – ripeto, tutti – i giorni successivi, fino al 31 luglio compreso, hanno superato il record del 2016. Questo significa che i 29 giorni più caldi della storia dell’umanità ora sono tutti firmati “luglio 2023”. E il record del 2016 dovrebbe essere scivolato in 30esima posizione.
Una condizione che ha spinto il segretario generale delle Nazioni Unite António Guterres a uscire allo scoperto e annunciare alla comunità globale che l’epoca del riscaldamento globale è finita: “È iniziata quella dell’ebollizione globale”.
E le cause di tutto questo sono chiare, ormai ovvie. Per Carlo Buontempo, direttore del dipartimento Climate change service (C3s) di Copernicus, le temperature da record “sono parte di un trend di aumento delle temperature globali a dir poco drammatico. Le emissioni causate dalle attività umane sono il vero motore di questi aumenti”. E le emissioni di gas serra a cui fa riferimento Buontempo, è importante ricordarlo sempre e in modo limpido, sono a loro volta causate dai combustibili fossili, cioè carbone, petrolio e gas.
Sul tema ci è tornato anche lo stesso Guterres che ha bollato come inaccettabili i profitti extra fatti in questo periodo storico dalle compagnie che producono combustibili fossili, come è inaccettabile la passività dei governi: “I leader devono fare i leader, basta con l’esitazione e le scuse. È ancora possibile limitare l’aumento della temperatura media globale a 1,5 gradi centigradi, ma soltanto con un’azione immediata e repentina”.
Il nostro continente, l’Europa, è stato protagonista di un’ondata di calore che ha visto polverizzati i record di temperatura massima in varie località, dall’Italia (dove Palermo ha fatto registrare i 47 gradi, mentre in Sardegna – a Jerzu – sono stati toccati i 48 gradi) alla Grecia che ha raggiunto picchi intorno ai 46 gradi. Stranamente, però, è rimasto integro il record continentale di 48,8 gradi registrato a Siracusa due anni fa, l’11 agosto 2021. Unica eccezione: l’Europa settentrionale. Solo nei paesi scandinavi, infatti, la temperatura è stata uguale o poco sotto la media del periodo.
Come dicevamo, però, il record per il mese di luglio è globale. E infatti le ondate di calore non hanno risparmiato il resto dell’emisfero boreale, cioè settentrionale. Nel continente africano, in particolare nelle regioni settentrionali e centrali, dall’Algeria alla Tunisia (dove sono stati raggiunti i 49 gradi), dall’Etiopia all’Eritrea le massime hanno raggiunto picchi inesplorati.
L’America del Nord è rimasta soffocata da temperature anomale per giorni, dal Canada agli Stati Uniti occidentali e meridionali. Nella città di Phoenix, in Arizona, solo l’ultimo giorno del mese la temperatura è scesa sotto i 43 gradi Celsius. Mentre nei territori canadesi del Nordovest, molto vicini al Circolo polare artico, sono stati superati i 37 gradi. Anche in Groenlandia le cose non sono andate meglio, come testimoniato da una recente spedizione italiana.
Infine, l’Asia. Qui le ondate di calore hanno reso la Cina (e i paesi limitrofi come Thailandia e Vietnam) quasi invivibile, con il record di temperatura massima toccato il 16 luglio nella località di Sanbao: 52,2 gradi centigradi. Siamo nella prefettura di Turpan, provincia dello Xinjiang – la Death Valley cinese. Una condizione analoga a quella vissuta in India, dove i lavori all’aperto sono diventati rischiosi per l’incolumità delle persone, come raccontato dal nostro corrispondente da Calcutta, Gurvinder Singh. Mentre il Giappone ha dovuto scartabellare negli archivi per risalire fino al 1898 e ritrovare temperature analoghe a quelle del mese di luglio 2023.
Ma per rendere il mese di luglio davvero eccezionale, non si può non verificare cosa è successo nell’emisfero australe dove ora è in corso l’inverno. La temperatura è stata più alta della media in molti paesi, come le aree settentrionali di Cile e Argentina, ma anche Uruguay e Brasile meridionale. E l’Antartide ha fatto registrare estremi che si possono definire “anomali”.
E poi ci sono i mari e gli oceani. Ovvero la maggior parte della superficie terrestre, anche se molto spesso ce ne dimentichiamo solo perché viviamo sulla terraferma. In questi giorni, infatti, il Mediterraneo è stato descritto come un mare in ebollizione, con temperature da vasca da bagno più che da mare aperto. Temperature mai viste prima: la mediana giornaliera ha raggiunto i 28,71 gradi centigradi. Un dato che ha spinto il meteorologo scozzese Scott Duncan, diventato popolare sui social per le sue coperture precise e costanti, a scrivere in un tweet (si chiamano ancora così?) che “il Mediterraneo è ora fuori da ogni misurazione fatta fin qui. Non abbiamo mai misurato questo livello di calore nel bacino mediterraneo in qualsiasi periodo dell’anno. Ed è solo luglio. Di solito il picco viene raggiunto in agosto”.
In generale, però, da aprile a oggi le temperature delle acque superficiali sono state decisamente alte in tutto il pianeta, complice anche l’inizio del Niño, il fenomeno naturale per cui la superficie dell’oceano Pacifico si riscalda in modo considerevole su tutta la fascia equatoriale. Da metà maggio in avanti le temperature delle acque superficiali hanno raggiunto livelli anomali per qualsiasi periodo dell’anno e vicine ai 21 gradi centigradi.
“Mi piace pensare che la gente sia guidata dai fatti e dalle evidenze”. Vorrei chiudere questo numero straordinario di nuovo con le parole di Carlo Buontempo, l’italiano al vertice del C3s di Copernicus. Un uomo che sta contribuendo a rendere il nostro futuro migliore grazie alle osservazioni, alle ricerche e alle scoperte. Nell’intervista rilasciata al giornalista Ferdinando Cotugno per il quotidiano Domani ha dichiarato che il suo compito “è solo fornire le evidenze. Poi sta alla politica decidere”. E se la politica considerasse la transizione impopolare, allora è giusto che sappia – e che tutti noi sappiamo – che ci troveremo presto “a vivere in un clima molto diverso da quello in cui la nostra civiltà si è evoluta”.
E conclude lanciando un messaggio ai negazionisti che oggi si stanno divertendo a “inquinare” il dibattito pubblico, dalla tv ai social: “Contestare il legame tra emissioni e riscaldamento globale è come il terrapiattismo. Tagliare le emissioni non è solo una questione di responsabilità morale rispetto ai nostri figli, è una questione pragmatica. Conosciamo i fatti, abbiamo la possibilità di gestire il rischio”.
Immagine di copertina National Geographic
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Commenti (1)
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Grazie’del quadro così articolato. Le fonti e gli allarmi giustamente sono sempre più numerosi Come scritto :” conosciamo i fatti” ma come fare per creare soluzioni? Non possiamo aspettare che la politica e l’economia cambino se non ricominciamo a fare una resistenza attiva e .collettiva. Sapete come si cuociono le rane?