Lo spettro del gender che agita le notti della destra italiana
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Lo spettro del gender che agita le notti della destra italiana
di Miki Buso
Maddalena Morgante di Fratelli d’Italia alla Camera si scaglia contro Rosa Chemical, reo di portare l’ideologia gender (?) a Sanremo.
Claudio Cia, di Fratelli d’Italia, con i colleghi di partito Ambrosi, Rossato e Guglielmi dell’Associazione Fassa, chiede di modificare la legge provinciale trentina sulla scuola del 2006, per impedire (cito) “la realizzazione di progetti o attività basati sulla prospettiva di genere, che promuovano la fluidità di genere o dell’identità sessuale, oppure che insegnino a dissociare l’identità sessuale dal sesso biologico”.
Nel mentre qui a Ferrara alcuni Consiglieri Counali della maggioranza di destra chiedono che si discuta prima possibile quanto avvenuto al Liceo Ariosto, portando avanti una fantasiosa tesi secondo cui l’identità di genere e la sessualità siano argomenti strettamente privati di cui non fare esibizione pubblica.
Questi sono solo gli ultimi tre esempi di ciò che evidentemente agita le notti tormentate degli esponenti della classe politica che ci governa, portandoli a fare incubi inverecondi: lo spettro del gender (che poi me lo immagino ‘sto fantasmino arcobaleno che appare in sonno sussurrando loro canzoni di Lady Gaga o Immanuel Casto. Che carino!).
Abbiamo un ricco buffet di problemi nazionali e mondiali tra guerra, crisi economica, crisi ambientale, crisi energetica eppure sembra che il primo grande nemico di questo Paese sia la corruzione delle giovani menti perpetrata da individui che lo attraversano mascherati da unicorni rosa.
Come membro della comunità queer, come persona pansessuale e non binaria, sono sinceramente stanca di vedere i nostri corpi e quelli delle persone che amiamo continuamente messi in discussione e strumentalizzati nella perenne campagna elettorale delle destre, nel bislacco tentativo di distrarre il popolino dalla loro incapacità. Ci dicono che certe cose dovremmo farle a casa nostra, ma poi non perdono occasione per puntarci contro il dito nel dibattito pubblico. Ipocrisia nell’ipocrisia.
Ci accusano di parlare di cose intime e di violare la privacy dei minori, ma poi mostrano una morbosa fissazione per le inclinazioni sessuali nostre e dei suddetti minori, quando in realtà lo scopo degli attivisti è soprattutto parlare di amore, di relazioni, di come ci si sente ad affrontare un mondo che ci discrimina, di come aiutarci e sostenerci a vicenda in questo percorso. La sessualità è solo uno dei tanti aspetti che compone le nostre identità, come compone quelle di qualsiasi altra persona, eterocisnormata o queer che sia.
Una domanda mi frulla in testa ogni volta che affronto questi discorsi: perché?
Ho avuto la fortuna (perché sì: ciò che dovrebbe essere la normalità è ancora da considerarsi una fortuna) di crescere in un nucleo famigliare in cui il dibattito è sempre stato molto aperto, stimolante e stimolato.
Questo mi ha portato a non riuscire a comprende i meccanismi che veicolano la paura del diverso, l’odio per ciò che non si conosce. Sono sempre stata abituata a cercare risposte nella curiosità della conoscenza, non nell’oblio della paura. E allora spiegatemelo: perché? Cosa porta tutto questo odio, questa discriminazione, questa paura? Cosa toglie, oggettivamente, alla vostra vita quotidiana l’esistenza di persone queer, con identità di genere e sessualità non conformi?
Ciò che come rappresentante della comunità queer desidero e chiedo ad alta voce da anni non è di superare l’eterocisnormatività, di vivere tutti fuori dal binarismo di genere, di forzare il cambiamento in chi già sa benissimo quale sia il proprio orientamento. Il mio desiderio sarà sempre e solo quello di essere libero di essere, di esistere. E che accanto a me, oltre alle altre identità queer, ci siano persone eterosessuali fiere di esserlo, persone che si riconoscono nel proprio sesso biologico, persone che decidono di vivere relazioni monogame. Tutti insieme con gli stessi diritti e gli stessi doveri. Amandoci.
Anche per questo ho accettato con grande gioia l’incarico di responsabile politiche per le persone trans* presso Arcigay Gli Occhiali d’Oro di Ferrara, per poter continuare a porre queste domande a chi si mostrerà contrario alla libertà di essere e amare senza discriminazioni.
Miki Buso
Responsabile politiche per le persone Trans*
Arcigay Ferrara Gli Occhiali d’Oro
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