I dati sono quelli che emergono dal dossier della campagna Ero straniero per valutare l’efficacia della misura introdotta circa quattro anni fa e che evidenziano “gravissimi ritardi da parte della pubblica amministrazione” e “i limiti del ricorso periodico a tale misura emergenziale”. I numeri sono aggiornati al 30 giugno 2024 e relativi allo stato delle domande presentate tra giugno e agosto 2020 da parte degli uffici coinvolti nella procedura.

Danesh Kurosh, responsabile dell’Ufficio immigrazione della Cgil, ricorda che il provvedimento sulle regolarizzazioni nasce in un periodo, quello della pandemia da Covid-19, che aveva fatto emergere il ruolo che hanno i lavoratori domestici, motivo per il quale “quella regolarizzazione aveva un peso, c’era un’evidente esigenza”, volendo inoltre “incentrare su questo tipo di assistenza il welfare italiano”. 

A quel tempo la Cgil, insieme a Cisl e Uil, “aveva previsto una piattaforma nella quale si chiedeva una regolarizzazione in modo particolare per il lavoro domestico, proprio per la particolarità di quel periodo, ma il rimedio a quella esigenza è stato gestito malissimo” .

“Il problema – prosegue Kurosh – è nella macchina burocratica e amministrativa che fa acqua ovunque. Nel dare una risposta alle domande di regolarizzazione avanzata i tempi sono stati lunghissimi, la cittadinanza ha un tempo di attesa di due anni, che però possono diventare tre o quattro”.

Anche il rinnovo del permesso di soggiorno per chi non ha usufrutto della sanatoria ha tempi lunghissimi, lo stesso per i ricongiungimenti familiari: “La Cgil – dice Danesh – ha promosso azioni comuni che richiamano una class action. Uno strumento, però, che in Italia ha una sua particolarità, vale a dire che l’esito della class action vale esclusivamente per chi presenta i ricorsi e non per tutti coloro che stanno nelle stesse condizioni”.

“Siamo di fronte a un disastro complessivo, che nasce da una logica che possiamo definire ‘più guadagno con meno spese’. Se guardiamo i dati demografici, ci accorgiamo che senza la presenza degli immigrati la società italiana si troverebbe in grande difficoltà, conclude Kurosh: “C’è un bisogno molto pronunciato del loro lavoro in alcuni settori, da quello della cura all’edilizia, ma anche nell’amministrazione pubblica. Dicono che i soldi non ci sono, ed è il primo argomento che viene preso in considerazione in termini di risposta da una parte delle istituzioni”. 

In copertina: foto da stranieri.it