Skip to main content

Le avventure di Chiara Calzelunghe e il Capitano Daniele.
Presentazione del libro il 19 marzo alle 17,30

Le avventure di Chiara Calzelunghe e il Capitano Daniele

Chiara e Daniele, una coppia irresistibile in azione 

Ho letto in anteprima questo delizioso libretto; a voi che ancora non l’avete letto, anticipo volentieri la morale che ne ho ricavato: le incredibili gesta di Chiara Lugli bambina non sono meno interessanti della vita operosa e votata alla nonviolenza di Daniele Lugli, ma le avventure della coppia Chiara e Daniele sono ancora più interessanti, curiose, divertenti, perfino istruttive.

Quanto siano veri, del tutto autentici o siano mediati  dal ricordo di Chiara Lugli bambina da parte di Chiara Lugli adulta – la bravissima autrice del libo – non è importante. Leggendo il libro che, tra parentesi, dice con parole semplici cose molto importanti.
Mi ha però colpito prima di tutto l’affiatamento tra i due protagonisti, una  bambina (Chiara) votata alla curiosità e all’anarchia, e un adulto (Daniele) che non ha rinunciato alla parte bambina che è in tutti noi. E ho pensato ha un “precedente” illustre, le avventure di Pippi Calzelunghe con il Capitano Efraim. Un esercizio di “grammatica della fantasia” che sarebbe piaciuto a Gianni Rodari.
Molte cose ci sarebbero da aggiungere per raccontare meglio questo libretto coraggioso, tenero e impertinente. Se ne parlerà alla presentazione alla Biblioteca Bassani il 19 di marzo (vedi locandina in alto), ma forse la cosa migliore e anticipare qualche passo  de Il mondo dalla torre di Pisa e altre astuzie (Il Pontevecchio editore, Cesena) scritto da Chiara Lugli, ora adulta ma con ancora l’infanzia fra le dita

GIOCARE A PERDERCI

Da quando ho memoria, io e mio padre ci lanciamo in quel curioso gioco che è il perdersi intenzionalmente.
Una pratica sottile che implica la scelta di una sequenza arbitraria di direzioni agli incroci, per poi svelare dove tali stravaganti decisioni ci conducano.
Di tanto in tanto, tuttavia, mio padre si perde nel gioco con talmente tanta dedizione che riesce a perdersi da solo. Una distrazione qui, un pensiero volante là, ed ecco che ha voltato senza avvisarmi.
Ricordo un’incantevole giornata d’estate, io ero una piccola entità con un’altezza che non sfiorava il metro.
Zampettavo allegra davanti a lui, e poi, un attimo dopo, mi volto e trovo un mondo sguarnito di padre.
Mi fermo a un bivio, indecisa, osservando il dilemma con la serietà di un generale, un generale molto basso.
Una gentile signora mi si avvicina: «ti sei persa, cara?».
Con la logica infallibile di un bambino, spiego che io, visibilmente, non mi sono persa affatto, in quanto sono lì e sto intrattenendo una conversazione del tutto sensata con lei.
È mio padre, manifesto nel suo ruolo di adulto disperso, a mancare all’appello.
Chiedo se nelle vicinanze ci sia una libreria, poiché è il tipo di calamita in grado di attirarlo con preoccupante efficacia.
Raggiungiamo la libreria e, come previsto, eccolo lì: il genitore smarrito e ora ritrovato, beato e con un libro appena acquistato in mano.
Papà rivolge alla signora un sorriso così ampio che è quasi una risata: «Grazie, mi ero perso».
La signora, perplessa, si allontana, lanciando sguardi incerti alle sue spalle, probabilmente chiedendosi quale misterioso intrigo si compia nella peculiare arte del perdersi.

SOFT SKILL: EVASIONE – LIVELLO ESPERTO

Credo di avere pochissime foto in cui compaio a figura intera, centrata e composta.
Anche nei vecchi filmati si rinvengono solo frammenti di Chiara: un orecchio qui, là un gomito, altrove l’ombra di un ciuffo.
Il problema è che mi lascio rapire da quello che vedo fuori, che sia dal balcone di casa o dalla finestra della scuola: guardo il volo di un gheppio o di una farfalla e improvvisamente mi teletrasporto.
Fin dall’infanzia sviluppo diverse tecniche e abilità di elusione, svicolamento ed evasione.
Finta, scarto laterale e veronica le imparo in spiaggia, per sfuggire ai tentativi di placcaggio di nonna.
Sono l’unica bambina italiana errabonda che viene accalappiata dai bagnini.
Aspetto che i miei parenti mi vengano a riscattare, in una specie di recinto pieno di bambini tedeschi, rastrellati con me, in quanto vaganti allo stato brado.
Mi succede così spesso che alla fine dell’estate parlo tedesco.
Non so se per migliorare le mie tecniche di escapologia o per avermi ferma per qualche minuto, papà inventa un gioco bellissimo: mi lega mani e piedi a una sedia e cronometra il tempo che ci metto a liberarmi.
La maestra ci chiede che giochi facciamo a casa.
Alzo la mano e con entusiasmo esclamo: «io e papà giochiamo al sequestrato!».
Sono gli anni ‘70 e i dettagli del gioco vengono approfonditi nel successivo colloquio genitori-insegnanti.

Guardare “il mondo dalla Torre di Pisa” è un’esperienza che dovrebbero fare tutti, Sono sicuro che al mio amico Daniele Lugli, il libretto  autobiografico e iperbolico di Chiara Lugli sarebbe piaciuto moltissimo.
Buona lettura e buon divertimento

Per leggere tutti gli articoli e i racconti di Francesco Monini su Periscopio clicca sul nome dell’Autore

sostieni periscopio

Sostieni periscopio!

Tutti i tag di questo articolo:

Francesco Monini

Nato a Ferrara, è innamorato del Sud (d’Italia e del Mondo) ma a Ferrara gli piace tornare. Giornalista, autore, infinito lettore. E’ stato tra i soci fondatori della cooperativa sociale “le pagine” di cui è stato presidente per tre lustri. Ha collaborato a Rocca, Linus, Cuore, il manifesto e molti altri giornali e riviste. E’ direttore responsabile di “madrugada”, trimestrale di incontri e racconti e del quotidiano online “Periscopio”. Ha tre figli di cui va ingenuamente fiero e di cui mostra le fotografie a chiunque incontra.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *


PAESE REALE
di Piermaria Romani

Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno. L’artista polesano Piermaria Romani si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)