Toni (Antonina)
Ho scritto questa pagina tanto tempo fa quando ancora non sapevo che l’arte sarebbe diventata la mia alleata di cura. Un dialogo profondo e rispettoso dove la mia estetica incontra l’estetica dei pazienti e produce trasformazioni e cambiamento.
Racconta una storia di tossicodipendenza in un periodo, i primi anni 80 quando i drogati, l’eroina (ma qualsiasi droga indistintamente), l’Aids erano una vergogna una “piaga sociale” cui si rispondeva con il controllo, la repressione, il carcere o la comunità a vita. Ma erano anche gli anni di quei temerari che cercavano di illuminare l’ignoranza, i pregiudizi, sostituire la paura con la scienza, servizi sanitari competenti.
Ferrara è stata per oltre un decennio una eccellenza, l’unica USL nazionale che aveva realizzato una comunità terapeutica pubblica e, all’ostracismo e/o al buon cuore, sostituiva trattamenti via via sempre più specializzati.
Per coincidenza, ma Jung dice che “il caso non è mai per caso”, in questi giorni ho letto LA TRAVERSATA DEL DESERTO -Quattordicesimo Libro Bianco sulle droghe, un rapporto sulle tossicodipendenze scritto a più mani che riflette con dati e riflessioni critiche questo fenomeno aggiornato al 2022.
Ed è così che si sono risvegliati tanti ricordi di persone, di storie, di battaglie sociali e sanitarie. Politiche!
Tra questi l’incontro con Toni.
L’arte era il suo talento da sempre e ritrovarla è stata la chiave per la sua emancipazione.
Ho un nome da uomo, ma sono una femmina. E’ un diminutivo, così, un po’ provocatorio. Ma mi piace.
Io non sono quella che si dice un bel pezzo di figa, ma sono intelligente, creativa, estrosa, anticonformista.
E non mi frega niente dei soliti commenti di merda degli uomini e degli stereotipi insulsi nelle rosse bocche a cuore delle donne.
Sono piatta come un asse da bucato. E allora?
Non mi trucco, porto i capelli corti, porto solo le braghe, vado in moto. E con ciò?
Sono una donna libera. Cari maschi non per forza lesbica come voi, quasi fosse una offesa mi liquidate. Autonoma. “Io sono mia” per davvero.
Ho militato nei collettivi femministi, ho vissuto a Londra con i Punk, non mi sono fatta abbindolare da una rassicurante vita “borghese”. Come quella di merda dei miei, magari!
Mi sono diplomata: sono maestra d’arte. Amo studiare, le cose belle, la vita, il mondo e voglio una vita “esagerata”.
“tut-to e su bi to”, “il corpo è mio e me lo gestisco io” ,“la fantasia al potere” “maschio repressoo…..
Ce l’ho avuta una vita esagerata.
E adesso sono qui.
Comunità di recupero la chiamano. Sì perché mi sono fatta fregare. Idiota!
Libertà di fare. Già. Libertà di farmi.
Niente regole, niente precauzioni.
E adesso sono qui. Tossicodipendente da eroina e sieropositiva.
Libertà un cazzo. L’ho data via per della roba di merda, per una sigaretta, per un posto dove dormire.
L’ho data a chiunque poteva pagarmi e anche a chi diceva che mi dava di più senza guanto. Magari è lui che si fotteva senza il guanto.
Però adesso sono qui. “Per riabilitarmi”. Giusto?
Stronzate.
Sono qui perché ho deciso che non voglio crepare e non voglio avere sulla coscienza i miei vecchi.
Ho un nome da uomo, non sono quella che si dice una bellezza ma sono intelligente, spiritosa, fantasiosa.
Qui in comunità non so cosa è successo, ma gli operatori mi trattano con rispetto e mi stimano.
Ho trovato anche un fidanzato che mi dice che sono bellissima e che mi fa tanto ridere.
Forse mi assumono come grafico.
Tornerò presto a casa dai miei vecchi che, poveri, sembrano rinati.
Non è una vita esagerata, ma mi sento bene.
Non sono più tossicodipendente. Credo!
Sono ancora sieropositiva. Di certo!
Il mio nome è Antonina. Una volta mi facevo chiamare Toni, così per provocare.
Non sono mai stata bella, “un asse da bucato” dicevano.
Adesso sono qui, in una stanza di ospedale. Sono sieropositiva e non è il primo ricovero.
Se non fosse che ho grandi occhi, adesso ancora più grandi, e per i sussulti della tosse, si potrebbe pensare che sotto le lenzuola non c’è niente.
Volevo una vita esagerata e l’ho avuta.
Non ho fatto bene i conti però, ho avuto troppa fretta e ho svenduto le cose importanti, la libertà, il mio corpo, la fantasia.
Mi viene da ridere: quante cazzate!
Mi viene da piangere.
Perché, lo confesso, adesso, ogni tanto, ho paura.
Nota:
Invece delle solite immagini retoriche, splatter e morbose di solito riesumate quando si scrive di tossicodipendenze, ho scelto di illustrare questo ‘racconto’ con alcune opere di grandi artisti, anche come dedica a Toni/Antonina
Immagine di copertina: Edgar Degas, L’Assenzio, 1875-76
Per leggere gli altri interventi della rubrica L’Arte che Cura di Giovanna Tonioli, clicca sul nome della rubrica o su quello dell’autrice.
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Giovanna Tonioli
Commenti (8)
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Bella testimonianza di verità, senza fronzoli.
grazie, credo che certe cose come poi fanno i giornalisti come te, non vadano edulcorate, come Walt Disney fa con le favole per non turbarci
Questa testimonianza fa riflettere sul come andiamo alla ricerca di libertà. Non sono gli eccessi o le trasgressioni, ma il bello, il rispetto, l’accettarsi per quello che si è con le proprie potenzialità
Lia sei una compagna di strada e sono certa che puoi capire alcune esperienze. Grazie di avermi letto
poche, profonde righe per una vita
la vita di chi inseguiva la libertà di essere
senza un insegnamento, una guida
non esisteva prima
e dietro l’angolo c’è sempre chi la sa più lunga per il proprio tornaconto
la fragilità soccombe
l’ignoranza dei molti dovrebbe scomparire
l’aiuto è un obbligo
Condivido, la solidarietà e avere buoni maestri è fondamentale. Grazie per la commovente sintesi
Forse non basta avere buoni maestri o maestre: a volte la vita non ci permette di scegliere. Non credo che Toni abbia sbagliato la strada la ricerca della libertà. Sono convinta che sia stato quello che ha potuto fare. Poi ci può essere la fortuna di incontrare le circostanze adatte a te e a quel momento della tua vita e allora le tue risorse si possono attivare …
….
Il sogno di una vita diversa da tutte le altre, senza regole vecchie e incomprensibili e il sogno di una libertà senza compromessi e ricca di fantasia hanno attraversato l’ immaginario di molti della mia generazione. Che poi, lungo la strada da percorrere per inseguire questi sogni, sono rimasti incatenati alla tossicodipendenza. La storia di Toni è una storia vera che contiene una piccola grande speranza.