L’Arte che cura /
TERRA 2: Maschile-Femminile, la duplice natura della Terra Madre
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TERRA 2
Maschile-Femminile, la duplice natura della Terra Madre
In questo modo concludevo su Periscopio TERRA 1: La Madre e la Terra (da intendere anche come creta materiale artistico) possiedono ambivalenze che sono imprescindibili e che permangono nei luoghi più reconditi della nostra mente antica: l’istinto di vita, Eros, e l’istinto di morte, Thanatos (Sigmund Freud).
Si affaccia così l’idea che, oltre a un potere generativo, la creta permetta di avvicinarsi ad un tabù: l’angoscia della morte, l’idea della caducità e del limite umano. Ciononostante vedremo come l’esperienza artistica possa diventare strumento per esorcizzare la paura e permettere di trasformarla nella fiducia della rinascita, risultato impossibile da raggiungere se non si passa dall’ accoglimento della morte come indispensabile nel ciclo della vita.
In questa duplice natura si incontra anche un altro fattore fondamentale che è l’incontro del femminile con il maschile, apparenti opposti che possono essere integrati e risultare complementari.
Ricorrendo al simbolismo legato alla terra potremo riconoscere queste ambivalenze che rispecchiano e ci introducono, più in profondità, nella complessità delle dinamiche della psiche. L’essere umano per trovare la sua compiutezza deve trovare equilibrio tra le ambivalenze presenti ed inevitabili della vita e delle emozioni e deve riconoscerle, accettarle e accrescerle in parti uguali.
L’ argilla per la sua “arcaicità” risveglia e mette in forma contenuti del mondo interiore permettendo al “creatore” di mettersi in contatto con essi e aprire uno spazio di accesso e di comunicazione per se stesso e per altri “spettatori”.
La Dea Madre e il Golem
Secondo la Kabala (volgarizzazione della mistica ebraica) la creazione del mondo è avvenuta per un processo di emanazione di ogni cosa dal nome divino.
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Il principio fondamentale di tale concezione mistica considera ogni elemento del creato come derivato dalla composizione e scomposizione dei numeri e delle lettere dell’alfabeto ebraico, in particolare di quelle che compongono il nome di Dio.
La parola è quindi considerata come elemento di base e principio creativo dell’universo. Questo si ricollega direttamente al Golem: esso prende vita dal nome di Dio o da altre lettere con valore e significato particolare che gli vengono o scritte in fronte o scritte su un foglio, o infilate in bocca; col procedimento inverso è possibile invece farlo ‘morire’, togliergli vita e movimento.
Quello che per il nostro discorso è importante nel mito del Golem è il collegamento ai tentativi esoterici di animare le cose e gli sforzi raccontati nel corso della storia per assoggettare la materia originaria e dar vita all’uomo in maniera artificiale.
Ma ancora di più quello che ci preme sottolineare è la profonda differenza che esiste tra questo mito della creazione, dove il fulcro della vita è dato dalla potenza di un simbolo astratto: la parola, a confronto con quello della Dea Madre dove, come spero si sia colto nella parte precedente, sono la natura, il corpo e la materia l’essenza della generatività.
Si potrebbe dire che la Madre terra esprime una disposizione biologica, una interazione con l’ambiente, mentre la creazione per mezzo del verbo divino mette più l’accento sulla intenzionalità del gesto e sulla spiritualità del cosmo.
Denominare è un atto simbolico ed è quello che accade in terapia quando un paziente dopo il processo artistico che coinvolge il corpo, guardando la sua opera sceglie di dargli un nome, un titolo.
Il Dualismo Maschile – Femminile
Nonostante si sia dato rilievo alla centralità femminile, parlando della creazione, è impossibile non considerare gli elementi che, fino dalle origini, hanno confrontata la Dea Madre con Divinità maschili.
A parte poche eccezioni, come quella nel Pantheon egizio in cui la terra è un dio, Geb, mentre, il cielo è impersonificato da una dea, Nut, nei miti più antichi la regola simbolica afferma che è la Terra la dispensatrice di cure materne e che a lei spettano i valori procreativi e di nutrimento. Nei fatti, il principio femminile, per quanto fondamentale, non è separabile da quello maschile.
In molti miti e nelle religioni spesso sono previste le nozze sacre che uniscono ad esempio il dio solare e la dea lunare oppure il dio cielo e la dea terra, il dio fuoco e la dea acqua eccetera. Le nozze sacre sembrano il tentativo di ricomporre questa dualità. Un’ unione che permette di dare una funzione ad entrambe le parti senza metterle in conflitto.
Sia la dea madre che il dio padre condividono una origine derivata da un principio assoluto che li ha preceduti. Per questo, forse, rimangono le tracce di divinità ermafrodite e i miti di una unica entità onnipotente che si rivela attraverso forme molteplici.
In fondo Artemide, sorella gemella di Apollo, simboleggia il suo doppio femminile; la luna che le appartiene come simbolo, forma una coppia di opposti complementari col sole che invece è attribuito ad Apollo, insieme esprimono la dualità giorno notte.
La versione più famosa che vuole che Eva sia nata da una costola di Adamo traduce la derivazione del due a partire dall’uno – un corpo ne origina un secondo. L’immagine della costola esprime l’unità, la complementarietà e l’attrazione reciproca fra i due sessi.
Le relazioni possono essere definite fusionali quando due persone sono intrecciate e profondamente agganciate l’una all’altra fino a fondersi e a confondere le loro posizioni relazionali Alle volte una una relazione simbiotica può diventare patologica ed è difficile, ma non impossibile, specialmente quando si decide di intraprendere un percorso terapeutico. I partner dovranno imparare a relazionarsi lasciando spazio alla spontaneità e mettendo da parte i comportamenti stereotipati del rapporto fusionale.
La versione elhoista, che fa in origine di Adamo un Ermafrodita, partecipa della medesima idea di sdoppiamento, di divisione e di rottura di armonia.
Secondo la filosofia orientale, all’origine della creazione c’è il “Principio essenziale” il cui prodotto è “L’energia essenziale”, sintesi di tutte le energie che regolano il cosmo, tutti i fenomeni della natura e l’uomo.
L’Energia essenziale è una, ma ha in sé un dualismo. L’opposizione dei suoi due poli, negativo e positivo, indissolubili l’uno dall’altro, si manifesta in tutti i fenomeni della materia e della vita. La bipolarità dell’Energia essenziale, lo Yin e lo Yang, dà origine al movimento, alla vita generata dall’alternanza dei due poli. La contrapposizione armonica sviluppa il suo ciclo costruttivo e il suo ciclo distruttivo.
Quando diciamo Yang pensiamo al positivo, al giorno, al caldo, all’espansione, eccetera. Quando diciamo Yin pensiamo al negativo, alla notte, al freddo , alla concentrazione. Yang corrisponde all’uomo, Yin alla donna. Ciascuno dei due termini è positivo o negativo solo in rapporto al suo opposto. Non sono cioè contraddittori e non sono assoluti.
Esse occupano ciascuna parte uguale all’altra del disco. La curva a forma di S che le separa fa sì che sia possibile una rotazione. Gli spostamenti daranno luogo a differenti posizioni delle due forze che diventeranno di volta in volta complementari e supplementari.
Se la linea che li separa fosse una linea retta che divide il cerchio in due parti identiche, i punti di incontro tra i due principi sarebbero separati, a sé stanti e non permetterebbe alcun movimento, nessuna creazione , nessuna manifestazione della vita.
Spesso questo simbolo è utilizzato nei disegni dei pazienti, un archetipo che emerge non solo perché in voga o conosciuto culturalmente, spesso è uno dei tatuaggi preferiti.
L’uomo incinto
La scultura intitolata” L’uomo incinto” appartiene ad una paziente, B. donna di 45 anni con un disturbo psicotico grave e che, tra altri sintomi, presenta aspetti dismorfofobici relativi all’area genitale: si è convinta di avere una conformazione genitale anomala mai riscontrata nelle visite ginecologiche, che nella sua descrizione rimanda a un sesso androgino.
Rispetto al tema maschile e femminile “L’uomo incinto” sintetizza questa ambiguità. B. che ha sofferto di non essere diventata madre e che di ciò ha colpevolizzato i suoi partner, in questo lavoro tenta di risolvere la questione: un unico corpo ermafrodito, la maternità è ceduta a un corpo maschile. L’unità viene ricomposta.
La Bourgois scultrice1 dice: “Nel mio lavoro ci sono da sempre allusioni sessuali. Talvolta mi interessano esclusivamente forme femminili – grappoli di seni come nuvole – ma spesso le immagini si fondono – seni fallici, maschile femminile, attivo, passivo.
In definitiva, l’energia fallica intensifica la forza formidabile della dea della rigenerazione.
Nota:
1 Cfr. cap. 3 paragrafo 2 Luoise Bourgeois: Un tentativo infinito di dare ordine al caos
Leggi: Terra 1 ; Terra 2 ; Terra 3 (nei prossimi giorni su Periscopio)
Per leggere gli altri interventi della rubrica L’Arte che Cura di Giovanna Tonioli, clicca sul nome della rubrica o su quello dell’autrice.
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