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La tirannia del tempo
Un racconto di Carlo Tassi

Come ogni notte, anche quella notte m’addormentai prima di mezzanotte.
E come tutti sanno, anche voi saprete che dopo mezzanotte può succedere di tutto. Ora lo so anch’io.
Ma voglio raccontarvi, se ancora non lo sapeste, ciò che quella notte capitò. E voglio farlo senza tralasciare nulla, anche se, detto tra noi, vorrei aver dimenticato tutto.

Ero stanco, gli occhi faticavano a reggere le palpebre. La mente, pian piano, calò il sipario su quella stanza in penombra, uscì dal mio corpo esausto e se ne andò a zonzo non so dove. Stette in giro per un po’, magari qualche secondo, oppure ore, non saprei proprio: io non c’ero…

Comunque, iniziamo col dire che dormii proprio bene, per il tempo che ebbi a dormire.
Dormii profondamente, per nulla gravato da sogni tormentosi o pensieri fastidiosi. Dunque, ripeto, dormii veramente bene. Per cui, quando poi mi svegliai – erano circa le tre del mattino – non lo feci da stanco ma da riposato e fresco. Come se quelle poche ore d’assenza da me stesso avessero contribuito con successo al mio rientro in piena efficienza tra i desti. Ero in gran forma quindi, pronto a ogni evento… tranne a quello che proprio quella notte capitò.

Ebbene, arrivò un tizio, era il solito tizio delle tre di notte, non so se mi capite…
Mi si piazzò di fronte e disse: “Non capisco perché tu sia ancora qui, è strano.”
Nemmeno io capii l’allusione. “Strano cosa? Che vuoi dire?”
“Voglio dire che fuori ti stanno aspettando!”
“Chi mi sta aspettando?”
“Loro… lo sai benissimo!”
Certo che lo sapevo, ma volli metterlo alla prova. “Senti, davvero, non so di chi tu parli… spiegati meglio!”
“Non fare giochini con me… vestiti e seguimi!” Il tizio era tosto e mi convenne ubbidire, mi misi qualcosa addosso e andai con lui.
In effetti loro mi stavano aspettando. Erano tanti, silenziosi, e appena arrivai si misero a fissarmi.
Io restai lì, immobile, ad appena dieci passi da loro. Non potei far nulla se non guardare quelle facce.
Il tizio era scomparso, e loro… non c’era alcuna luce in quegli occhi, solo tenebre…
Poi uno mi venne incontro e disse: “Bentornato amico mio, quanto tempo è passato?”
“Non saprei,” risposi subito “qualche minuto… forse alcuni anni. È un po’ difficile saperlo.”
“Sei stato assente a lungo, credimi. E noi, come promesso, ti abbiamo aspettato… Ora che vuoi fare?”
“Devo pensare…” Sospirai. “Sapeste che strano: ho sognato d’esser vivo! Vivo… capite?”
“Hai avuto paura?”
“Ne ho avuta, certo! Spero che non succeda più… Pensate se mi svegliassi di nuovo e non riuscissi più a tornare indietro…”
“Sarebbe orribile!”
“Già, orribile!”
Andai con loro, il mio posto era tra loro…

La notte prosegue fino all’alba. Le anime vagano libere, incuranti di tutto. Qualcuna resta intrappolata in questa cosa vischiosa chiamata materia, subendo per un po’ la tirannia del tempo.
Per fortuna poi passa.

Shine On You Crazy Diamond (Pink Floyd, 1975)

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Carlo Tassi

Ferrarese classe 1964, disegna e scrive per dare un senso alla sua vita. Adora i fumetti, la musica prog e gli animali non necessariamente in quest’ordine. S’iscrive ad Architettura però non si laurea, si laurea invece in Lettere e diventa umanista suo malgrado. Non ama la politica perché detesta le bugie. Autore e vignettista freelance su Ferraraitalia, oggi collabora e si diverte come redattore nel quotidiano online Periscopio. Ha scritto il suo primo libro tardi, ma ha intenzione di scriverne altri. https://www.carlotassiautore.altervista.org/

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