Skip to main content

La stoffa delle donne /
Carmen Mondragon “Occhi color smeraldo”

Carmen Mondragon “Occhi color smeraldo”

Lei è Carmen Mondragon, in arte Nahui Olin. E’ stata una pittrice, poetessa e modella messicana, considerata la donna più bella di Città del Messico, dove era nata nel quartiere di Tacubaya.
Siamo nel 1893, figlia di un ricco generale messicano, Manuel Mondragon,  progettista del primo fucile semiautomatico della storia. Fu una bambina precoce, dotata di un’intelligenza fuori dal comune, ebbe il privilegio di ricevere una buona educazione scolastica, leggeva i Classici, suonava il pianoforte ed andava a cavallo.

Provocatrice nata, da giovane cavalcava nuda nella tenuta di famiglia al solo scopo di scandalizzare i parenti. Nonostante il suo carattere indomito, a vent’anni si fidanza senta trasporto alcuno, con il cadetto Manuel Rodriguez Lonzano, pur così diverso per carattere e stile di vita. Convoglieranno a nozze ma non sarà il classico “e vissero felici e contenti”. La morte misteriosa di un figlio appena nato, getterà ombre su Carmen, che verrà ingiustamente accusata di infanticidio.

La sua vita da romanzo è appena all’inizio, quando decide di trasferirsi a Parigi, dove convergono gli spiriti migliori della sensibilità creativa, per dedicarsi alla pittura e dove frequenta artisti del calibro di Matisse, Man Ray e Pablo Picasso, che unitamente a celebri fotografi fanno a gara per immortalare la sua bellezza e catturarne la magia dello sguardo.

Anticonformista, libera e consapevole della potenza espressiva che spigionava il suo corpo, nel 1927 presenta nella sua casa-studio di Parigi una scelta di foto di suoi nudi molto audaci per quel periodo, amando dare scandalo nel mostrarsi in tutta la sua conturbante bellezza.  Gli uomini cadevano ai suoi piedi, i più affascinanti bohemien di Montmartre erano letteralmente stregati dai suoi occhi color smeraldo.

Carmen però è una donna irrequieta, curiosa e desiderosa di sperimentare, forse Parigi nel le basta e sente il forte richiamo del Messico, ben più stimolante dell’ambiente artistico del vecchio continente. Riapproda definitivamente ai luoghi d’origine, desiderosa di rinascere a nuova vita. Ed ecco che il destino la porta ad incontrare il vulcanologo, pittore, romanziere e rivoluzionario Gerardo Maurillo, in arte Dr. Atl. Ebbe con lui una passionale e scandalosa storia d’amore, una relazione tormentata, fatta di passione, tradimenti e violente scenate di gelosia. Fu lui a darle il nome di Nahui Olin, che nell’ antica lingua Nahuatl sta a significare il “quarto movimento rinnovatore dei cicli del cosmo” ossia il moto perpetuo, un’energia che irradia luce e la diffonde attorno a sé secondo l’antica cultura precolombiana.

L’epoca in cui si trova a vivere Nahui Olin è il Messico in fiamme dei tumulti operai e contadini, delle rivoluzioni tradite di Zapata e Pancho Villa. L’arte fa da ecco a questi fermenti, uscendo dai musei e dagli atelier, riscoprendo le tradizioni indigene, i muri e le strade si colorano di splendidi Murales, diventando strumenti e testimoni di lotta.  L’arte è concepita per il popolo, sono gli anni di Frida Kalo, Tina Modotti e Diego Rivera. Quest’ultimo immortalò Nahui promettendole “l’eternità in un affresco”.
E’ un’epoca di straordinaria creatività culturale, in cui le donne erano protagoniste della vera rivoluzione. La stessa parola “femminismo” nasce in Messico, quando si formano le prime Ligas Feministas., “non ricordateci tristi: ci siamo divertite, nei nostri giorni luminosi. Abbiamo appassionatamente preso a morsi la vita”.

Dopo aver trascorso una vita di eccessi e provocazioni, iniziò a sentirsi sola, le donne che avevano condiviso con lei la stagione dei tabù infranti e della libertà sessuale, erano volate altrove, Carmen uscì di scena prima della fine dello spettacolo. Si trasferì a Veracruz, armata solo di un cavalletto, di colori e pennelli. Inizia a ritrarre la vita quotidiana dei villaggi, le case umili, i pescatori, le feste patronali, donne e uomini dai volti allegri, cogliendo gli aspetti più semplici e diretti della realtà circostante.

Ben presto si ritrovò avvolta dal tepore di rapporti umani veri e genuini, iniziarono a chiamarla “La Pintora”, la bella pittrice arrivata da Città del Messico. Finalmente Carmen si sta riappacificando con il Mondo intero, assapora la vita lentamente, senza più quella voracità che ne aveva contraddistinto gli anni giovanili. E’ in questo ritrovato clima di pace interiore che un giorno, mentre era intenta a dipingere sul molo di Veracruz, vede scendere da una grande nave da crociera un uomo elegante, impeccabile nella sua uniforme blu oltremare. Grandi occhi scuri, il viso dai tratti marcati, lo sguardo abituato a scrutare orizzonti oceanici.

Era il Capitano di lungo corso Eugenio Agacino, una forza sconosciuta fece incontrare i loro sguardi, gli occhi color smeraldo di Carmen possedevano ancora la potenza di un tempo. Il loro fu un amore intenso, totalizzante e gioioso, che a causa di un destino infausto duro solo cinque anni. La notte di Natale del 1934 il Capitano Eugenio Agacino purtroppo non sopravvisse ad un’intossicazione da ostriche avariate, gettando nella disperazione assoluta la sua Carmen. Da quel momento si aggira per il molo di Veracruz aspettando di veder spuntare la nave del suo Capitano.

Con l’aria di chi ha perso tutto dopo aver posseduto molto, decide di ritornare a Città del Messico, si circonda di gatti, alcuni vivi ed altri impagliati, che accudisce quotidianamente.  Per raccimolare qualche soldo vaga per le strade sonnambolica, dentro un abito logoro, i capelli tagliati alla garçonne, gli occhi color smeraldo “abbastanza grandi da contenere tutto il mare”, avvicinando i passanti e vendendo per pochi pesos vecchie foto in bianco e nero che la ritraevano nuda e bellissima.
La notte la trascorre avvolta in un lenzuolo, nel quale lei stessa ha dipinto a grandezza naturale il suo Capitano, che la cinge così in un eterno abbraccio.

 

sostieni periscopio

Sostieni periscopio!

Tutti i tag di questo articolo:

Caterina Orsoni

Caterina Orsoni vive a Ferrara e nel tempo libero ama curiosare tra le bancarelle dei mercatini alla ricerca di oggetti curiosi, insoliti, a volte misteriosi che diventano una scusa per dialogare con gli espositori e ritornare indietro al tempo in cui questi oggetti venivano usati. I mercatini sono così anche fonte di ispirazione e di acquisizione di oggetti e materiali naturali, quali legno e tessuti, da riusare nelle composizioni che lei stessa crea.

Commenti (1)

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *


PAESE REALE
di Piermaria Romani

Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno. L’artista polesano Piermaria Romani si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)