Il Toro per le corna
Ignoro se tra i temi, proposte e programmi che immagino siano in discussione al cosiddetto “Tavolo delle opposizioni” abbia fatto capolino anche il tema della sicurezza. Me lo auguro. Quel che è certo è che, all’occhio e alle orecchie di Periscopio, arrivano molte voci e molti commenti che chiedono più sicurezza, più tranquillità, più serenità. Non sto parlando del manipolo della noiosissima claque di Naomo Lodi, impegnata da anni a montare una campagna giustizialista e forcaiola, parlo di “cittadini ed elettori comuni” , molti dei quali hanno votato le formazioni di Centrosinistra.
Su questo giornale, qualche giorno fa Nicola Cavallini e qui sotto Franco Stefani, prendono il toro per le corna: “la sicurezza è di sinistra”. Per dire che l’esigenza di abitare e vivere in sicurezza nel proprio quartiere e nella propria città non è solo un sentimento legittimo e universalmente sentito, ma deve diventare un preciso obiettivo politico di una Sinistra che vuole tornare al governo di Ferrara.
Dovremmo ormai averlo capito. Non servono gli slogan muscolari e razzisti della Destra, o le marce mediatiche e i fili spinati di Naomo, né servirà l’imminente arrivo del Settimo Cavalleggeri: non ci crede nessuno, tranne il Resto del Carlino, che 15 militari e 3 camionette raddrizzeranno la schiena di Ferrara. Del resto, il fallimento del programma e delle azioni messe in atto dalla giunta di destra è un fatto conclamato: Ferrara è oggi meno sicura di quattro anni fa. Detto questo, il Centrosinistra non può ripetere l’errore madornale di quattro anni fa, far finta cioè che a Ferrara non esista un problema insicurezza, non ci siano sacche di degrado sociale, non siano aumentati gli episodi di violenza e microcriminalità, non abbia ripeso fiato lo spaccio e il consumo di droghe pesanti. E non ci si può affidare alla parola-panacea “prevenzione”, senza spiegare cosa vuol dire esattamente quella bella parola, senza dire come attuare una politica di prevenzione e protezione sociale, con quali mezzi, con quali strumenti, coinvolgendo quali soggetti: dai vigli di quartieri alle associazioni presenti nei quartieri.
La mia impressione è che, lo vogliamo o meno, il tema della sicurezza sarà ancora al centro dello scontro elettorale del prossimo giugno. Sarà bene, per tutti, con qualche idea concreta in testa.
Francesco Monini
La sinistra e il tabù della sicurezza
Premessa: non sono un fan del generale Vannacci, per molti motivi. Ma condivido l’affermazione di Nicola Cavallini nel suo articolo del 30 agosto, sul futuro di Ferrara, che trascrivo: “… Purtroppo, a volte non basta la socialità per garantire l’ordine pubblico, ma serve anche una polizia che controlla e presidia il territorio. E per farlo occorrono risorse. La sinistra che mette risorse nel presidio dell’ordine pubblico, esatto. È un tabù da sconfiggere: l’idea di una polizia che fa il suo lavoro al servizio dei cittadini non può continuare a far evocare il fantasma della morte di Federico Aldrovandi, perché sono cose diverse”.
Per la Sinistra non c’è solo il tabù ricordato da Cavallini, ce ne sono molti altri in materia di ordine pubblico. Quasi sempre ignorati, sottovalutati, rimossi. E allora facciamoci qualche domanda.
In Italia abbiamo (dati 2021, Osservatorio dei conti pubblici dell’Università Cattolica di Milano coordinato da Carlo Cottarelli) 306 mila agenti appartenenti alle forze dell’ordine (Carabinieri, compreso il Corpo forestale dello Stato; Polizia di Stato; Guardia di Finanza; Polizia Penitenziaria).
Ci sono 453 agenti ogni 100 mila abitanti. La media europea è 335 agenti. Se poi aggiungiamo i numerosi corpi di carattere locale (Polizia Municipale e Polizia Provinciale), le Guardie giurate e le Capitanerie di porto, possiamo stimare che si sfiorino o superino le 500 mila unità.
Basta con i numeri. Prima domanda: esiste (anche per la realtà ferrarese) un coordinamento interforze (Carabinieri, Polizia di Stato, Guardia di Finanza) che con responsabilità del Prefetto, massimo organo dello Stato, agisce in permanenza (e in accordo con i comandi di Polizia locale) per la tutela del territorio, dell’ordine pubblico, la prevenzione della criminalità più o meno organizzata? E questo coordinamento, se c’è, funziona?
Seconda domanda: sono sufficienti gli organici (uomini e donne) delle forze dell’ordine per far fronte ai bisogni di ordine pubblico, al controllo del territorio e ai vari problemi che i cittadini presentano ogni giorno?
Terza domanda: qual è oggi il grado di addestramento, di dotazione strumentale, di formazione professionale (soprattutto per alcuni reati particolarmente gravi, come quelli legati alle mafie, il traffico di stupefacenti, il femminicidio) per gli agenti impegnati in attività di prevenzione e repressione del crimine?
Quarta e ultima domanda, di ordine generale: non è il caso di rivedere con urgenza il sistema punitivo (giudiziario, carcerario) per garantire la rieducazione del soggetto condannato, ma anche, e in tempi brevi, la certezza e l’efficacia della pena per chi delinque?
Si interroghi più spesso su questi problemi la Sinistra, nelle sue varie espressioni, svestendosi degli abiti mentali e abbandonando i preconcetti che sin qui ha avuto, e dia delle risposte convincenti. Alla popolazione, s’intende.
Altrimenti avranno sempre più ragione il generale Vannacci e quelli come lui.
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Franco Stefani
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