La sentenza del TAR non ha bocciato solo gli ambientalisti ma il futuro del Mugello e dell’Appennino
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La sentenza del TAR non ha bocciato solo gli ambientalisti ma il futuro del Mugello e dell’Appennino
All’indomani della Sentenza del TAR del 10 gennaio 2024, il Comitato per la Tutela dei Crinali Mugellani Crinali Liberi esprime il massimo disappunto per le sentenze emesse: il ricorso di Italia Nostra e C.A.I. viene dichiarato “improcedibile” per motivi procedurali in quanto presentato prima del pronunciamento del Consiglio dei Ministri, che nel settembre 2022 superava il parere negativo delle Sovrintendenze e del suo stesso Ministero della Cultura, approvando definitivamente il PAUR della Regione Toscana “Impianto eolico Monte Giogo di Villore”; il ricorso del Comune di San Godenzo viene invece “respinto” in quanto le contestazioni riportate sono giudicate infondate a seguito dell’analisi della documentazione avanzata dai diversi settori tecnici della Regione Toscana in approvazione del PAUR.
In poche parole il TAR ha sposato in toto le ragioni della Regione Toscana per l’approvazione del progetto di AGSM-AIM e per l’opposizione ai ricorsi.
Nel primo caso, infatti, evitando di entrare nel merito non ha preso in considerazione nessuna delle consistenti ragioni per cui le associazioni ambientaliste chiedevano l’annullamento dell’autorizzazione; nel secondo caso ha interpretato le innumerevoli richieste di integrazione, la copiosa ma spesso insufficiente documentazione presentata dal proponente, e per finire le giravolte procedurali e i numerosi aggiramenti della normativa attuati nella Conferenza dei Servizi (C.d.S.), come “sintomo di grande accuratezza e precisione nel voler realizzare l’opera al meglio grazie all’inserimento di improbabili accorgimenti tecnici volti alla presunta mitigazione dei danni”.
Un giudizio del tutto errato per chi ha seguito passo passo tutto l’iter lungo e travagliato della C.d.S. e conosce bene le numerose osservazioni dei cittadini, delle associazioni ambientaliste e quelle dei diversi enti tecnici e amministrativi, che hanno dimostrato solo e soltanto l’inconsistenza del progetto per l’impianto eolico, la mancanza di documentazione importante e imprescindibile (come ad esempio quella relativa allo smaltimento delle terre e rocce da scavo da cui ha preso avvio l’inchiesta penale), il pericolo per la biodiversità dell’area, i rischi ambientali per il territorio.
Tutto ciò dimostra che di fatto il dissenso consapevole – costruito sugli studi indipendenti della fauna a rischio di estinzione, sulla biodiversità della zona, sulla presenza di acque superficiali e sotterrane a rischio sparizione, sulle forti criticità sismiche e idrogeologiche che caratterizzano tutto questo tratto di Appennino – non ha spazio e voce in una procedura giudiziaria amministrativa regionale.
Per difendere l’Appennino e le sue montagne alla Regione Toscana sarebbe bastato accogliere fin dall’inizio i numerosi pareri contrari all’impianto industriale eolico Monte Giogo di Villore, perché è un progetto sbagliato fin dalla nascita, cioè dalla scelta della sua collocazione. Ma chi governa la Regione l’ha voluto politicamente e l’ha fatto approvare tecnicamente contro ogni ragionevole dubbio, contro il volere del territorio mugellano, contro l’interesse dei propri cittadini e la propria millenaria cultura della bellezza e del paesaggio!
Il Comitato Crinali Liberi è sempre più convinto della fondatezza delle proprie ragioni ed esprime ancora una volta il netto dissenso rispetto al modo di procedere di forzatura in forzatura, non solo in sede di Conferenza dei Servizi, ma anche nei lavori, fin dall’apertura dei cantieri.
È “inspiegabile” come l’Amministrazione regionale abbia consentito l’inizio dei lavori in assenza del progetto esecutivo, della relazione sismica e della relativa autorizzazione. Altrettanto “inspiegabile” è l’assenza totale di vigilanza degli enti preposti sull’avanzamento dei lavori, già costata alle ditte esecutrici fior di sanzioni, denunce e “ingiunzioni al ripristino” grazie soltanto alle segnalazioni di semplici cittadini che hanno, loro sì, attentamente osservato cosa stava succedendo, e all’intervento seguente della forza pubblica allertata. Questo modo di fare delle imprese nell’esecuzione di tutte le grandi opere, è diventata ormai la norma: procedere al di fuori delle regole e pagare le penali per i problemi causati, se individuati; tanto i soldi in ballo sono tanti e ci sono anche per questo genere di spese. Per le imprese costruttrici è più conveniente fare così che rispettare la normativa ambientale.
Forse anche per questo malcostume, tutto italiano, insieme al clima anche l’aria è cambiata: tante persone in Mugello e ovunque nel nostro Belpaese si sono svegliate, hanno aperto gli occhi sulla realtà e si sono rese conto che i “supereroi del green”, i decantati promotori della transizione energetica, non sono altro che avidi speculatori e colonizzatori di territori “lontani dal loro giardino”. Sono loro i veri Nimby, espropriatori di terre altrui, conquistadores dell’Appennino Mugellano.
Se davvero crollerà il baluardo del Giogo di Villore seguirà la colonizzazione industriale di tutta la dorsale appenninica toscoemiliana-romagnola, come già dichiarato dal proponente durante l’inchiesta pubblica. Alle comunità resteranno solo i danni: perdita di spazi agricoli e produttivi, di biodiversità e di bellezza, degradazione del territorio, scomparsa e inquinamento degli approvvigionamenti idrici, incremento del rischio di frane in montagna e allagamenti a valle; di contro nessun vantaggio energetico fruibile. Per questo è iniziata la collegiale e determinata battaglia dei Comitati e delle Associazioni a difesa di tutto l’Appennino.
Il Monte Giogo di Villore è diventato in questi anni uno dei simboli toscani della lotta in difesa della terra e dei beni comuni, della vita delle comunità montane, delle specie rare e protette, minacciate di estinzione, che popolano i crinali e i torrenti mugellani, delle foreste e dell’acqua, dei produttori che vivono e si prendono rispettosamente cura ogni giorno della montagna.
La voce dei crinali si leverà sempre più forte e non si lascerà silenziare. Sappiamo bene quanto questo progetto sottrarrà i territori alle comunità, quanto i suoi sentieri – tra cui il Sentiero 00 Italia, GEA (grande escursione appenninica) ed E1 (Europa 1) – verranno interdetti al passaggio dei camminatori, quanto saranno compromessi per sempre da cemento, rumore a livello 5, infrasuoni, onde elettromagnetiche e degrado industriale. Ogni cantiere e ogni operazione, ogni prelievo e ogni manomissione verranno attentamente osservati, documentati e resi pubblici.
Degli esiti di queste sentenze del TAR può esultare e rallegrarsi solo chi non vive e non ama questi territori, vocati all’escursionismo, al turismo, alle produzioni tipiche locali, alla conservazione e alla protezione degli ultimi ecosistemi naturali ricchi di biodiversità autoctona. Può gioire chi non ha capito che la transizione ecologica ha in questi territori, così come sono, i migliori alleati per la mitigazione climatica, per la presenza di boschi secolari e sorgenti di acque di alta qualità, di pratiche di produzione virtuose e rispettose degli equilibri ambientali per ottenere prodotti di eccellenza. Può gioire soltanto chi vuole confondere le persone spacciando la speculazione e il land grabbing (furto di territorio) come transizione energetica.
Per questi motivi il Comitato chiamerà a nuove forme di protesta tutta la cittadinanza e tutte le realtà attive sul fronte dei beni comuni.
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Crinali Liberi
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