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Ferrara film corto festival

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La sconfitta dell’Occidente che ha il culto di un solo Dio: il Denaro

L’antropologo francese Emmanuel Todd ha pubblicato in settembre un libro che in Francia è già diventato un best seller (oltre 80mila copie vendute) dal titolo La sconfitta dell’Occidente (Fazi ed., 20 euro, pag. 369).

In esso Todd analizza non tanto quella che si profila come una probabile sconfitta esterna dell’Occidente (la guerra in Ucraina), quanto la sconfitta interna dovuta al suo declino demografico, che per Todd è anche morale ed economico, causato dalle sue classi dirigenti, in primis degli Stati Uniti.

Todd usa le categorie antropologiche per offrire una lettura dei punti di forza e debolezza dei due paesi in guerra (Russia e Ucraina), dei principali paesi occidentali (Stati Uniti, Regno Unito, Germania e Francia), dei paesi scandinavi e dell’Europa orientale, senza dimenticare il resto del mondo. Analizza i processi in corso, i modelli familiari e le statistiche demografiche ed economiche con una ricca documentazione basata su 50 anni di ricerche, lontano dalle approssimazioni che caratterizzano il dibattito attuale.

Come ha potuto un paese come la Russia, con un PIL pari al 70% di quello italiano e al 5% dei paesi Nato, reggere il confronto militare con l’Occidente intero che ha speso nel solo 2023 900 miliardi di dollari a fronte dei 100 della Russia? In Occidente la produzione di armi è dispersa in un coacervo di imprese private che operano secondo logiche finanziarie e di profitto, mentre la produzione bellica russa è pianificata da uno Stato che consente di avere economie di scala e vantaggi tecnologici con investimenti di lungo periodo (i missili ipersonici che raggiungono 10 volte la velocità del suono) e poter dispiegare un esercito (si vince coi droni ma solo se poi hai un esercito) che non teme confronti con quelli delle democrazie liberali. Le quali non sono più in grado di mandare i propri giovani in guerra, se non a prezzo di un dissenso interno enorme. Com’è nella stessa Ucraina, dove si contano 80mila disertori (su 400mila) ed è sempre più difficile reclutare giovani che vadano al fronte, sapendo cosa li aspetta.

Un boomerang sono state anche le sanzioni economiche alla Russia proposte da Draghi, sulla base di considerazioni solo finanziarie ed economiche. Avrebbero dovuto annichilire un paese piccolo in termini di Pil e vulnerabile, con i suoi 300 miliardi di riserve finanziarie depositati nelle banche dell’Occidente. Un errore di valutazione che considerava solo gli aspetti economico-finanziari, sottovalutando la geopolitica e il sostegno che avrebbe ricevuto dal Sud del mondo e dai paesi musulmani, nel momento in cui l’Occidente appoggia acriticamente Israele nella carneficina del medio-oriente; senza capire che con l’accordo del 2009 i cinesi, se costretti a scegliere, avrebbero preferito la Russia, che conta su un amplissimo consenso interno a Putin, dopo i disastri della liberalizzazione occidentale del decennio 1990-1999 in Russia. Una guerra che vede contesi territori (Crimea e Donbass) dove abitano in prevalenza russi.

Le sanzioni si sono così rivelate un “suicidio assistito”, mandando in recessione la Germania mentre la Russia spostava l’export di petrolio e gas dall’Europa per ¾ verso l’India e per ¼ in Cina. L’obiettivo della Russia non è invadere l’Europa – fantapolitica, se si pensa che ha solo 144 milioni di abitanti in un territorio smisurato – ma acquisire i territori in cui abitano in prevalenza russi e la neutralità dell’Ucraina. Zelensky si sta muovendo perché teme che la vittoria di Trump porti ad un accordo di pace che preveda la cessione alla Russia di Crimea e Donbass.

Gli Stati Uniti hanno capito nel 2009-afferma Todd- che non solo non potevano più essere i padroni del mondo, ma che la loro sopravvivenza materiale dipendeva anche da quanto sarebbero riusciti a far diventare vassalli i paesi amici del resto dell’Occidente (Europa in primis), anche se ciò avrebbe comportato un prezzo alto per l’Europa (e la Germania soprattutto) e la fine di un’Europa “indipendente”, trasformata in un mero mercato.

L’azzardo di disintegrare il sogno europeo, avviando un impoverimento delle classi più deboli e la prospettiva di gettare l’Europa (la zona più prospera del pianeta) in una guerra di lunga durata con la Russia, ha spinto le classi più svantaggiate a chiedere la pace con la Russia. Ma l’élite europea tira diritto (Trump permettendo) e rischia di far crescere l’opposizione a chi ha governato, facendola diventare maggioranza.  Dalle ceneri nessuno sa cosa potrà nascere. Speriamo non nuovi nazionalismi, piuttosto un’altra Europa: meno monetaria, più popolare, basata sul benessere, occupazione e welfare con al centro la più temibile paura degli americani: l’asse Germania-Russia.

L’errore più grande, secondo Todd, è quello di élite politiche che si sono attorniate da esperti yes man che supportavano le loro convinzioni, senza far notare i profondi mutamenti che erano in atto e l’indebolirsi del benessere interno dell’Occidente per seguire la finanza e il Dio Denaro. Ora il risveglio sarà molto doloroso, specie per i comuni cittadini.

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Andrea Gandini

Economista, nato Ferrara (1950), ha lavorato con Paolo Leon e all’Agenzia delle Entrate di Bologna. all’istituto di studi Isfel di Bologna e alla Fim Cisl. Dopo l’esperienza in FLM, è stato direttore del Cds di Ferrara, docente a contratto a Unife, consulente del Cnel e di organizzazione del lavoro in varie imprese. Ha lavorato in Vietnam, Cile e Brasile. Si è occupato di transizione al lavoro dei giovani laureati insieme a Pino Foschi ed è impegnato in Macondo Onlus e altre associazioni di volontariato sociale. Nelle scuole pubbliche e steineriane svolge laboratori di falegnameria per bambini e coltiva l’hobby della scultura e della lana cardata. Vive attualmente vicino a Trento. E’ redattore della rivista trimestrale Madrugada e collabora stabilmente a Periscopio.

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Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno. L’artista polesano Piermaria Romani si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE
di Piermaria Romani


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