Bologna, 17 giugno. La marcia dei 10mila stivali di fango.
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Una marcia popolare per portare alla sede della Regione Emilia-Romagna il fango spalato da migliaia di volontarie e volontari. Sono le migliaia di giovani e meno giovani che, in queste settimane, hanno risposto con solidarietà e rabbia alla catastrofe. Organizzata dalle volontarie e dai volontari che in queste settimane si sono auto-organizzate per dare una mano nelle zone alluvionate, l’iniziativa, a un mese dall’evento metoreologico che ha colpito i territori della Romagna e del Bolognese, si terrà sabato 17 giugno a Bologna.
La manifestazione – a cui parteciperanno collettivi e associazioni da tutta la regione, e realtà come Fridays for Future Italia e il Collettivo di Fabbrica GKN, partirà alle 16 da Piazza XX Settembre. Il corteo sfilerà fino alla sede della Regione Emilia-Romagna, dove sarà consegnato il fango spalato in queste settimane.
Perché L’alluvione “non è un evento improvviso, è crisi climatica; è la volontà politica di investire per decenni sul costruire un territorio per il profitto e non per la vita bella e sicura di chi lo vive”. Ci sono delle responsabilità chiare sulle spalle di chi, negli ultimi decenni, pur conoscendo i rapporti scientifici sul cambiamento climatico e sul consumo di suolo, ha continuato a investire sulle fonti fossili e ad asfaltare il territorio, autorizzando costruzioni anche in aree ad alto rischio alluvionale.
Il primo ad erssere messo accusa è il governatore Stefano Bonaccini, le sue scelte (e le sue promesse mancate). I 10mila stivali citano l’ormai tristemente famosa legge urbanistica regionale 24/2017, presentata come legge che avrebbe fermato il consumo di suolo, ma che in realtà non ha raggiunto l’obiettivo. Per gli organizzatori della marcia popolare, in particolare, non si dovrà ricostruire tutto come prima e i profitti non dovranno più essere anteposti alla cura e alla sicurezza del territorio.
In particolare la manifestazione chiederà lo stop immediato a due progetti che insistono in Emilia-Romagna. Da un lato lo stop al rigassificatore di Ravenna, simbolo delle fonti fossili climalteranti, responsabili del surriscaldamento globale, dall’altro lo stop al Passante di Mezzo, emblema del consumo di suolo (che produrrà la cementificazione di ulteriori 40 ettari) che, sottolinea Palma, «consentirà l’allargamento di tutte le autostrade della nostra regione.
Per dimostrare che la lezione dell’alluvione è stata imparata, dunque, per i 10mila stivali bisogna cominciare dall’abbandono di queste due grandi opere per invertire la rotta.
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In Copertina: Foto del manifesto della manifestazione del 17 giugno a Bologna
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Stop anche ai disboscamenti forsennati sui crinali tosco-romagnoli, e alle mega pale eoliche che divorano il territorio a rischio frane!