Vite di carta /
Italo Svevo e la imprevedibilità della grandine.
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Vite di carta. Italo Svevo e la imprevedibilità della grandine.
Luglio 2023, l’ONU diffonde la notizia allarmante: è stato il mese più caldo di sempre a livello globale. Se ne parlava già tre sabati fa, durante una bella cena a casa di un ex studente del mio Liceo, uno di quelli che dopo trent’anni dall’esame di maturità si impegna a contattare i vecchi compagni di classe e anche alcuni di noi professori.In realtà per l’occasione si è formato un piccolo gruppo di intrepidi che ha cercato e trovato recapiti e numeri di cellulari si può dire di tutti. Ma che caldo abbracciarsi a ogni nuovo arrivo, che caldo animarsi nella conversazione. Bello, però.
Ho portato un paio di foto della loro classe, scattate alla fine della seconda e della quarta Liceo Linguistico (con due lingue straniere moderne e latino) e subito è scattato il gioco del come eravamo. Dopo trent’anni siamo delle altre persone, portiamo dentro all’involucro del nostro corpo sedimenti di esperienze che ci hanno deformati. Poi certo, il nostro corpo è all’incirca lo stesso: quasi tutti siamo dentro un range di mille sfumature che sono cambiate, dal colore dei capelli, per chi ancora li possiede, al peso corporeo e fino alla gestualità, che normalmente si è fatta più sicura.
Qualcuno soltanto è fuori range e si fatica a riconoscerlo, a saldare il corpo esile ritratto nella foto con l’individuo robusto che avanza oltre la soglia e ha colori modificati della pelle e degli abiti. Uno è al contrario talmente identico ad allora che lo si prende in giro: dove hai lasciato il quadro Dorian Gray? Sarai invecchiato sulla tela, dal vivo guardati lì, dimostri al massimo venticinque anni.
I libri. Eccoli intervenire nei nostri discorsi che, è inevitabile, cadono sul passato e su quando si stava insieme nella stessa aula per molte ore. Al netto della compiacenza con cui ho ritrovato questi ex studenti, persone affettuose e dialoganti che ora sfiorano i cinquant’anni, ho il vero piacere di usare con loro verso il mondo le categorie che ci hanno lasciato alcuni buoni libri. Libri paradigmatici che abbiamo letto e discusso insieme quando loro erano adolescenti e io una giovane insegnante di materie letterarie.
Ben venga Il ritratto di Dorian Gray, il capolavoro di Oscar Wilde a cui viene facile fare riferimento se si parla di bellezza e di giovinezza. Oggi il riferimento all’eterna giovinezza è leggero, non si allude al degrado morale di Dorian che fa imbruttire il quadro per le colpe di cui egli va macchiandosi con la sua vita dissoluta. Oggi si vuole soltanto apprezzare questo compagno ritrovato che è in forma più che mai.
Ben venga soprattutto La coscienza di Zeno, che qualcuno mi ricorda mentre siamo seduti in un piccolo gruppo al tavolo in giardino. Sciaguratamente, lo diedi da leggere durante le vacanze di Natale quando loro erano in seconda e sbagliando ancora di più creai aspettative altissime. Si tratta di un capolavoro. È un romanzo profondamente comico, che vi farà ridere.
Ricordo che al rientro a scuola alcuni di loro dissero con sincerità che era stata una lettura difficile, dando agli altri l’opportunità di fare sì con la testa. Vigorosamente.
E allora mi misi a rileggere in classe alcune parti, a spiegarne la bellezza, a evidenziare l’ironia dissacrante con cui Svevo promuove la relatività del caso come non regola dentro le nostre vite. A ridere davanti a loro della storia delle tre sorelle Malfenti, che Zeno corteggia una dopo l’altra, sposando poi la più bruttina, la terza, e divenendo ogni giorno più soddisfatto della sua non scelta.
Volli rileggere l’episodio in cui Zeno accorre in ritardo al funerale del cognato Guido, ma si intrufola nel corteo funebre sbagliato e perde così l’opportunità di condividere con la famiglia l’estremo saluto al marito di Ada, la più bella delle tre sorelle, che lui a suo tempo ha corteggiato invano. Ma il recupero fortunato di una ingente somma di danaro, a cui Zeno dice di essersi intanto dedicato, garantisce ora alla vedova la agognata tranquillità economica e alla fine procura a Zeno la sua riconoscenza.
Mi pare che oggi non me ne vogliano più per questa lettura ostica e alla fine muta per loro. Ribadisco sorridendo che la considero ancora un’opera fondante, in grado di sostenermi quando vanno accettati i ribaltamenti del caso negli eventi quotidiani. La imprevedibilità degli esiti nelle scelte che facciamo.
Se li ritrovassi stasera, potrei raccontare del danno che ha provocato sulla mia casa la grandinata furiosa di sabato 22 luglio. Nel mese più caldo gli eventi atmosferici più violenti. Sono danni lievi, per fortuna, e conosco tanti casi più gravi del mio. Ma il caso vuole che siano rimasti colpiti proprio i pannelli fotovoltaici installati un anno fa. Ho avuto il tempo di calcolare quanto risparmio energetico mi abbiano fruttato in questi dodici mesi, ora dovrò capire per quanti anni il risparmio sui consumi servirà a recuperare la spesa per ripararli.
Nota bibliografica:
- Oscar Wilde, Il ritratto di Dorian Gray, Archimede, 1981 (traduzione di Marco Amante)
- Italo Svevo, La coscienza di Zeno, Principato, 1985 (prima edizione presso Cappelli, 1923)
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Roberta Barbieri
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