Italia, un paese in svendita. Come aumentano le disuguaglianze
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Italia, un paese in svendita. Come aumentano le disuguaglianze
Eurostat ha appena pubblicato (20 ottobre) un report sulle condizioni di vita dei 441 milioni di europei: “Key figures on european living conditions”, da cui si desume che ci sono tre paesi dove si fatica ad arrivare a fine mese più della media europea. Bulgaria, Grecia e Italia (quest’ultima con il 63% delle famiglie). La media UE è al 45% mentre nei paesi forti questa percentuale di “sofferenza” scende anche sotto il 25% (Svezia, Finlandia, Germania, Olanda, Lussemburgo,…).
Si tratta dell’ ennesima conferma di come l’Italia stia scivolando, anno dopo anno, in una situazione di progressivo impoverimento, che non si coglie più di tanto in quanto permangono un 20% di famiglie ricche o comunque abbienti che viaggiano, vanno in vacanza e al ristorante e che, insieme agli stranieri “ricchi”, possono ancora godere di molte amenità. Le disamenità della modernizzazione (inquinamento, traffico, chiusura dei negozi di prossimità, sanità sempre più a pagamento, criminalità, aggressività, solitudine,…) invece sono a carico soprattutto delle periferie e dei ceti poveri.
Eurostat dice che la situazione va peggiorando dal 2021 al 2022 e non è azzardato pensare che così sarà anche nei prossimi anni, se non si pone fine alle guerre in corso. Il conflitto geo-politico (Stati Uniti in declino vs. gli emergenti Brics, guidati dalla Cina), costringe l’Europa a seguire la politica estera Usa che mette in crescente difficoltà i territori europei più deboli, tra cui l’Italia e, al suo interno, le aree più deboli del Centro-Nord e l’intero Sud. Cresce la disuguaglianza tra il 20% delle famiglie più ricche che hanno un patrimonio 5,6 volte (in Italia) superiore alla media delle restanti 80%. Ma ci sono paesi come la Finlandia dove questa differenza è solo 3,7 volte: merito ovviamente della politica fiscale e redistributiva di quel paese.
In ogni caso, anno dopo anno le cose peggiorano, a causa di una globalizzazione sempre più ammaccata e di un neo-liberismo che portano anche paesi ad economia “avanzata” a disuguaglianze interne mai rilevate nel passato.
Una conferma viene anche dall’indice di Gini che Eurostat calcola ancora al 32,7% per Italia (ma che Banca d’Italia nella sua ultima indagine del 2022 aveva alzato al 36%; più è alto l’indice, più c’è disuguaglianza).
L’Europa potrebbe elargire aiuti a condizione che ogni singolo paese si adoperi per ridurre le sue disuguaglianze, con ciò contribuendo a migliorare la situazione. Ma probabilmente ciò non interessa a questa Europa senza figli. Le coppie senza figli sono stabili da 12 anni al 25%, quelle con figli sono scese dal 20% al 15% e i singoli adulti con figli sono stabili al 5%, mentre i singoli adulti senza figli sono saliti dal 30% al 36%. In totale le famiglie con figli sono il 20% e senza figli il 61% (il resto sono altri tipi di famiglie).
73 milioni di europei sono a rischio povertà e le spese per la salute sono in aumento in tutta Europa, a causa del declino della protezione dei Servizi sanitari pubblici gratuiti. In Italia le spese per le famiglie sono così salite dai 640 euro di media dell’anno 2019 a 700 euro del 2022 (tutti dati di fonte Eurostat). Ovviamente i dipendenti continuano a versare i contributi per la sanità pubblica pari al 28% circa del costo del lavoro, valore più alto in Europa dopo Francia e Svezia (nonostante la recente riduzione del cuneo fiscale e contributivo deciso dai governi Draghi e Meloni).
L’Europa più che alla disuguaglianza pare sensibile agli interessi delle lobby. Per avere accesso ai contributi da PNRR “italiano”, ad esempio, gli asili nido e le scuole dell’infanzia devono essere fatti in edifici nuovi, non si possono usare edifici vecchi o da ristrutturare: fatto del tutto in contraddizione, peraltro, con la necessità di non incrementare il consumo di suolo.
Altro quindi che asili nel bosco o in campagna presso le aziende bio per favorire la salute dei bambini, che sarebbero costati la metà. L’importante è far girare la “pila”. Ma in questo modo, specie al Sud, con costose nuove strutture ci saranno anche enormi spese di manutenzione che determineranno alte tariffe per i genitori, per cui c’è da scommettere che di asili se ne faranno pochissimi, in quanto i Comuni non vogliono (giustamente) far fronte a costi insostenibili. Un esempio di come dietro i famosi fondi PNRR si nascondono in molti casi opere del tutto inutili, peraltro progettate nella più assoluta mancanza di partecipazione dei cittadini.
L’economia è sempre più in mani private e il settore pubblico (Governo, Governatori, Sindaci) si riduce alla mera amministrazione di interessi privati, che si avvalgono di commissioni di esperti (provenienti da società di consulenza private) per proteggersi dalle decisioni da prendere, in modo da “lavarsi le mani” come Ponzio Pilato.
Almeno negli Stati Uniti, quando la Fiat acquisto Chrysler, Obama impose che in Usa si costruissero i motori ibridi. Da noi nulla viene mai richiesto alle grandi company. Si aspettava che il Governo sovranista Meloni mostrasse di tenere di più alla difesa delle nostre imprese, ma purtroppo così non è.
Nei prossimi giorni assisteremo alla vendita della rete Tim al fondo KKR americano: prosegue anche con questo Governo la penetrazione estera in tutte le nostre imprese con più di 250 addetti, dove il fatturato è ormai per il 25% in mano estera. La narrazione è che dobbiamo essere “aperti” agli stranieri e alla globalizzazione, che si sta letteralmente comprando tutte le imprese di qualità che fanno il “made in Italy”. Peccato che il Paese sia in svendita, perché per storia e capacità imprenditoriale potremmo essere tra i primi al mondo se solo avessimo una classe politica che difende il nostro lavoro.
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Andrea Gandini
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