Ho seguito tre incontri in questa prima giornata di Internazionale a Ferrara e in tutti e tre si è parlato di giovani o hanno parlato i giovani. E’ un ottimo segno.
Ore 11:00 – Cinema Apollo
Dell’evento delle 11 al cinema Apollo, dal titolo Le città visibili, ha già dato conto sul nostro giornale Maria Calabrese [Qui], con la quale ho condiviso durante l’incontro una palpabile empatia generale.
Agli ospiti, intervistati da Federico Taddia sul tema della città come spazio di vita, sono subentrate le performance dei ragazzi di due licei cittadini, l’Ariosto e il Dosso Dossi, entrambe calate nella realtà di ogni giorno, entrambe piene di spunti operativi tesi a migliorare l’impatto degli adolescenti con la città.
Ore 15:30 – Palazzo Naselli Crispi
Nel pomeriggio piovoso di questo ultimo giorno di settembre è programmata l’intervista a Silvia Sciorilli Borrelli. A porle le domande sul suo recente libro L’età del cambiamento, uscito nel giugno di quest’anno presso Solferino, la vicedirettrice del quotidiano online Open, Serena Danna.
Due giovani donne, da poco uscite dalla fascia d’età in cui l’ISTAT colloca i giovani fino a 34 anni. Anche il libro di cui si parla è diretto ai giovani, in particolare a quei ragazzi che in Italia sono usciti dai percorsi formativi e si affacciano al mondo del lavoro.
Serena Danna lo definisce un libro coraggioso, che restituisce attraverso i dati la fisionomia dei problemi più gravi che riguardano le ultime generazioni e tenta di suggerire soluzioni concrete. Lo sottolinea anche il sottotitolo del saggio, Come ridiventare un paese per giovani.
Osservo l’autrice mentre parla: è la stessa che ho ascoltato molte volte in tv, ospite di Lilli Gruber a Otto e mezzo. Parla con prontezza e senza ombra di protagonismo.
Ha lo sguardo ampio di chi ha vissuto gli anni della propria formazione all’estero tra USA e Inghilterra e guarda ai problemi della sua nazione di origine, in cui è ritornata vivendo e lavorando a Milano come corrispondente del Financial Times, con l’ottica del raffronto. Ci sono problemi analoghi che toccano i paesi occidentali e ci sono soluzioni già tentate altrove da cui è utile prendere spunto.
I giovani in Italia. Accuratamente esclusi dai temi della recente campagna elettorale, descritti spesso come passivi e avulsi dalla politica, afflitti dalla disoccupazione più pesante in Europa (il 34% è senza lavoro e il 23% non lo cerca nemmeno), sembrano dividersi tra coloro che rinunciano a studiare e a cercare un lavoro e quelli che dopo l’università aumentano le fila dei “cervelli in fuga” all’estero, in cerca di una valorizzazione professionale che l’ Italia non offre.
In realtà all’autrice non risulta che i giovani in Italia siano così passivi, o almeno non lo sono a livello individuale, manca semmai il senso di una azione, di una ribellione comune.
Finora sono scesi in piazza per protestare contro il clima nei Fridays for Future, oppure contro l’alternanza scuola lavoro; anche se il loro impegno non si traduce in un voto partitico i giovani sono interessati ai temi della politica e ne parlano attraverso i social.
Spaesamento rispetto agli slogan partitici da cui avvertono la distanza, difficoltà di dialogo tra generazioni in un mondo dell’informazione ancora legato a una cultura novecentesca che resiste alla innovazione; inefficacia di un ascensore sociale quale potrebbe essere la scuola; piaga dilagante del lavoro precario e problema macroscopico dei salari, che solo in Italia sono in calo dagli anni ’90.
Sono alcuni tratti del provincialismo culturale (dico io), che Sciorilli ascrive alla situazione di precarietà dei diritti civili nel nostro Paese. A partire ancora una volta da quell’articolo 36 della Costituzione [Qui], che nella realtà attuale esclude non solo i giovani ma anche le donne dalla piena realizzazione di sé in chiave personale e sociale.
Quali possibilità ci sono per i giovani di prendere realmente parte al dialogo politico, saldando i rumors che già si muovono nei social o le mille istanze individuali cui si accennava di sopra?
Un cambio di passo potrebbe venire da quel PNRR che molti chiamano Recovery Fund, anche se il suo nome è Next Generation EU e dalle risorse che vi sono contenute per realizzare le riforme strutturali di cui l’Italia ha bisogno se vuole crescere come comunità non solo economica, a partire dalla valorizzazione delle nuove generazioni.
Le risposte che l’autrice offre alla fine di ogni capitolo nel suo libro non vengono svelate appieno nel corso della conversazione con Serena Danna. Devo accontentarmi di cenni sparsi nelle risposte di Sciorilli, qualcosa che lei dice sulla ridefinizione dei curricoli scolastici, sulla revisione dei meccanismi di passaggio dall’Università al mondo del lavoro, sulla utilità per i giovani e giovanissimi di fare esperienze lavorative negli anni di studio.
Colgo la sua determinazione nel fare appello al senso di responsabilità in ogni singolo interlocutore sociale, nell’auspicio insistito che la protesta dei giovani possa tradursi in dibattito politico.
Penso che stamattina all’Apollo gli studenti hanno fatto proposte concrete per migliorare l’uso delle biciclette nel tragitto dalla stazione ferroviaria alla loro scuola. E’ un altro buon segno.
Ore 17:00 – cortile del Castello Estense
Nel cortile del Castello è lunga la coda che scansa la pioggia snodandosi sotto il loggiato. È stato spostato nelle sale dell’Imbarcadero l’incontro tra Daria Bignardi, che presenta il suo ultimo Libri che mi hanno rovinato la vita, e i ragazzi del gruppo di lettura Galeotto fu il libro del Liceo Ariosto.
Entro, saltando la coda come docente del Liceo (sono ormai ex ma non si vede), dentro trovo le ragazze già sedute al tavolo con Daria Bignardi, in attesa che il pubblico entri a prendere posto. Sembra una adolescente anche lei, per il sorriso fresco con cui saluta anche me e per la naturalezza con cui si pone mentre parla.
Mi dispongo ad ascoltare e penso che questi ragazzi sono più piccoli degli universitari a cui si rivolgevano Danna e Sciorilli Borrelli poco fa. Qui si parla della lettura come risorsa trasversale nella vita della scrittrice e giornalista, che è nata a Ferrara e ha frequentato lo stesso Liceo dei suoi intervistatori.
Si affrontano i temi della crescita interiore, del delicato rapporto con se stessi e con la famiglia. Qui è la vita interiore dei giovani che occupa il centro della riflessione. I libri letti e amati come paletti lungo il percorso di crescita.
La conoscenza di se stessi, la convivenza con se stessi come spazio propedeutico agli altri spazi dell’esistenza sociale di ognuno. Per vivere in comunità, si tratti dello spazio urbano o delle prospettive di vita civile come suggeriscono gli altri due incontri di questa fertile giornata ferrarese.
Cover: Il tabellone con il ricco programma di Internazionale Ferrara 2022 (foto Valerio Pazzi)
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Roberta Barbieri
Commenti (1)
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un bellissimo lavoro