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Intelligenza artificiale e internet dei corpi: un rischio e una sfida che non abbiamo ancora raccolto

Quant’è grande la società dell’informazione

Il termine “società dell’informazione” ha più di 70 anni ma solo adesso è data a molte persone la possibilità di apprezzarne il significato concreto. Molti tuttavia pensano ancora all’informazione in modo assolutamente riduttivo, facendola coincidere con le notizie, con quello che si legge e si vede e si ascolta sui media e sui social. Credono di essere padroni di queste informazioni, di poterle usare nella misura in cui esse in qualche modo rispecchiano una realtà oggettiva.

Nulla di più sbagliato.
Nel nostro ambiente di vita sempre più digitalizzato bisogna pensare all’informazione in modo molto ingegneristico, in termini di teoria dell’informazione, in puri termini di bit.
In quest’ottica, è informazione anche qualsiasi pagamento effettuato con la carta di credito; i flussi finanziari che rendono possibile ogni scambio economico sono informazione;  è informazione ogni clic sulla tastiera, cosi come le onde che consentono la comunicazione radio e wifi. E’ informazione il flusso di dati che consente il funzionamento del GPS personale; è informazione il contenuto del web e del giornale, come ogni traccia lasciata da ogni possibile dispositivo od oggetto che sia connesso alla rete. 

Il riconoscimento di questa onnipresenza dell’informazione e, quindi, della natura pervasiva della digitalizzazione e delle scienze informatiche, permette oggi di integrare ambiti disciplinari estremamente diversi, consentendo una integrazione di tecnologie considerate fino a poco tempo fa assolutamente indipendenti. Proprio questa integrazione rappresenta la cifra distintiva della quarta rivoluzione industriale descritta da Klaus Schwab, fondatore e anima del WEF di Davos. 

La tendenza globale alla digitalizzazione non ha confini nè limiti e si sta sviluppando vorticosamente sia nel mondo fisico inanimato, che nel mondo propriamente digitale, che in quello biologico. E’ innanzitutto in questo quadro, dove il concetto chiave di “informazione” ha sostituito per importanza quelli di “materia” e di “energia”, che va collocata la sfida dell’Intelligenza Artificiale (IA). 

Intelligenza Artificiale: non è solo la chat GPT

Questo termine è entrato nel campo della ricerca tecno-scientifica circa a metà degli anni cinquanta del secolo scorso ed ha vissuto alterne vicende punteggiate da notevoli successi, da grandi entusiasmi e delusioni. Per molti l’idea di intelligenza artificiale è connessa quasi esclusivamente alla recente diffusione di chat GPT che ha aperto una certa discussione sull’uso e sulla attendibilità delle informazioni ottenute con questo strumento specifico.

In realtà la situazione è molto più complessa, sicuramente affascinante e decisamente più rischiosa. 

La sfida dell’Intelligenza Artificiale va infatti affrontata in riferimento al contesto tecnologico, economico e sociale, entro cui si pone e non certo e non solo in relazione alla possibilità di emulare il ragionamento umano  e i processi di apprendimento, che fino a poco tempo fa si ritenevano esclusivo dominio dell’uomo.
Lo sviluppo dell’Intelligenza Artificiale – piaccia o meno – avanza parallelamente allo sviluppo di un ambiente artificiale intelligente di dimensioni planetarie e con ramificazioni che stanno crescendo in modo esponenziale.

Internet dei contenuti e internet delle cose

Come noto, Internet rappresenta la chiave di volta di questa architettura: oggi circa 5 miliardi di persone sono connesse attraverso computer e dispositivi mobili; a rigore non sono affatto le persone ad essere connesse ma le macchine: le persone sono semmai sempre più isolate, nel senso che stanno perdendo la capacità di comunicare direttamente con l’ambiente circostante (off line) limitandosi a fruire e scambiare informazioni on line (cosa ben diversa dal comunicare). 

L’internet dei contenuti che tutti conoscono rappresenta solo la parte più visibile di un sistema gigantesco composto da tutti i dispositivi e gli oggetti collegati alla rete: sensori, telecamere, tag, lettori di codici (etc.). E’ il cosiddetto Internet delle cose (IoT) al quale vengono collegati ogni giorno milioni di nuovi oggetti attraverso i quali si sta strutturando un ambiente intelligente su scala globale, l’ambiente sempre più popolato di sensori e terminali  all’interno del quale oggi ci muoviamo in quanto esseri dotati di corpo.

Internet dei corpi (i nostri corpi)

Proprio i corpi rappresentano adesso la frontiera emergente e, in prospettiva, la più colossale fonte di business del futuro; il confluire dell’informatica e della digitalizzazione nella sfera biologica apre orizzonti che vanno dal già reale impianto di dispositivi collegati alla rete esterna fino alla concreta possibilità di creare organismi con caratteristiche specifiche attraverso la modifica del DNA (editing). 

Il corpo è quindi destinato a diventare la fonte di informazione e lo spazio di azione principale delle tecnologie bio-digitali. L’internet dei corpi (IoB) rappresenta una nuova frontiera che – già largamente superata per gli animali – sarà presto varcata dagli umani a livello di massa superando e rendendo obsolete le attuali connessioni esterne.

Per effetto di queste tecnologie, il mondo nel quale viviamo si mostra come un gigantesco flusso di  dati digitali che vengono prodotti, elaborati, trasmessi, archiviati ed analizzati. Questi flussi rappresentano di per sè un colossale settore economico e finanziario i cui sviluppi stanno portando – sia detto per inciso – alla distruzione dell’uso della moneta cartacea e alla sua completa sostituzione con forme di moneta digitale. Il possesso è il governo di questi dati è l’asset principale della nuova economia digitale.

L’enorme quantità di dati (big data) generati da queste connessioni il cui numero aumenta esponenzialmente di giorno in giorno, rappresenta la base su cui l’intelligenza Artificiale può lavorare, il cibo di cui essa si nutre.

Macchine milioni di volte più potenti, più veloci, più energivore

Per consentire la trasmissione di questi dati, le attuali infrastrutture non sono più sufficienti: da ciò la necessità assoluta di velocizzare gli scambi informativi attraverso il passaggio al protocollo 5G e superiori e di aumentare la capacità di calcolo dei computer. Se, infatti, per decenni l’aumento della potenza di calcolo è andato di pari passo con la miniaturizzazione dei circuiti elettronici, con un andamento empiricamente espresso dalla legge di Moore (secondo il quale la velocità di calcolo raddoppia ogni 18 mesi), i nuovi computer quantistici sono (saranno) in grado di esprimere potenze di calcolo milioni di volte superiori ai vecchi modelli.
Quasi inutile aggiungere che, per far funzionare tutto questo sistema interconnesso e in fortissima crescita, servono enormi quantità di energia.

In questo quadro generalissimo che ci ricorda il dubbio concetto di transizione digitale [Vedi qui la scheda nel sito ufficiale della Commissione Europea ] l’intelligenza Artificiale si pone innanzitutto come lo strumento indispensabile per regolare e gestire in ogni settore (dalla sanità all’industria, dai trasporti al commercio) questa inconcepibile complessità informativa fatta di flussi e di archivi, la cui esistenza è resa possibile da un’architettura fisica che abbraccia tutto il pianeta.
Questa delle macchine è un’ “intelligenza” capace di elaborare e di apprendere, che non richiede tuttavia alcuna consapevolezza ma solamente chiari obiettivi, potenza di calcolo e tanta informazione da macinare.

Verso un “Uomo Potenziato” e subalterno?  

Di fronte alla forza degli algoritmi che la compongono il singolo essere umano, il consumatore, rischia di essere assolutamente e totalmente impotente. Già oggi si trova a vivere in un ambiente tecnologico che lo domina ampiamente e lo dominerà completamente nel prossimo futuro se non interverranno cambiamenti radicali quanto imprevedibili.
Non a caso Elon Musk suggerisce come unica soluzione possibile a questa sfida – in piena coerenza con quanto sopra illustrato – il potenziamento tecnologico dei singoli esseri umani, installando nei loro corpi dispositivi tecnologici in grado di aumentarne drasticamente le performance cognitive.

Metaforicamente parlando, osservati dal punto di vista dell’Intelligenza Artificiale, considerati nella prospettiva del capitalismo digitale, gli esseri umani connessi alla grande rete sembrano essere semplicemente delle risorse naturali sfruttabili a piacere per generare profitto. 

Cosi, stravolta, potrebbe finire l’utopia libertaria che la tecnologia digitale sembrava promettere solo poche decine di anni fa.
E così finirà senza un impegno diffuso e una nuova consapevolezza che riporti in primo piano la persona e la società al posto del consumatore e del mercato. 

Per leggere gli altri articoli di Bruno Vigilio Turra pubblicati da Periscopio, clicca sul nome dell’autore.

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Bruno Vigilio Turra

È sociologo laureato a Trento. Per lavoro e per passione è consulente strategico e valutatore di piani, programmi e progetti; è stato partner di imprese di ricerca e consulenza e segretario della Associazione italiana di valutazione. A Bolzano ha avuto la fortuna di sviluppare il primo progetto di miglioramento organizzativo di una Procura della Repubblica in Italia. Attualmente libero professionista è particolarmente interessato alle dinamiche di apprendimento, all’innovazione sociale, alle nuove tecnologie e al loro impatto sulla società. Lavora in tutta Italia e per scelta vive tra Ferrara e le Dolomiti trentine.

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