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in traduzione

Primavera in febbraio, un’acqua grama; l’insonnia, sentirci dire la natura muore.

Con quanta voce ora noi ti si piange. In full sorrow, in officio tenebrarum, in circle singing, nenia e lamentazione. In traduzione.

Con quanto sonno addosso pronunciamo, ripetiamo il tuo nome. I tuoi molti, il tuo nessun nome.

I tuoi nomi bruciamo, che rinascono identici e diversi; che affondano, riemergono, riaffiorano. Con quanta voce ti cantiamo voci, la nenia dei tuoi nomi. La tua forza, la tua furia piangiamo, la tua grazia sepolta e risorgente: te che sei mondo, luce primordiale, te lucis ante, stella del divenire.

Tu che sei forza furia e grazia e rabbia, che sei natura e vinci sempre tu. Tu vita in vite e in morti, passioni tristi e innumeri emozioni; tu che sei ogni affetto, ogni elemento, tu che sei luce e sei disequazione.

 

E noi che ripetiamo voci e nomi, spoglie, ceneri, pietre, il tuo serto di foglie e costellazioni: noi ti piangiamo morta, noi sedicenti sapiens, che ripetiamo gli atomi e le cellule in perpetuo fiorire, dare frutto e marcire. Noi a piangerti morta, tu nostra infinità; noi nel brusio, in lore di videogame, nel dolore, nel fracasso di camion e motori, noi nel tramonto dell’antropocene. Noi a guastare mondi, noi a cantargli lodi, inni, lamentazioni, vaghe approssimazioni.

Tu madre delle arnie e delle rocce, di vulcani, di bestie e di ghiacciai, tu che sei furia e grazia, che sei gioia anteriore, continuo inabissarsi e riaffiorare. Tu nostra rabbia e forza, stella del divenire, tu strazio e creazione – tu natura impensabile, pura contraddizione.

© Silvia Tebaldi

Cover: Monet – Le Printemps, 1886

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Silvia Tebaldi

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