In memoria dell’Avvocato Paolo Ravenna dieci anni dopo la sua morte.
Tempo di lettura: 4 minuti
In memoria dell’Avvocato Paolo Ravenna dieci anni dopo la sua morte
“Assenza, più acuta presenza”; quella famosa sentenza poetica di Attilio Bertolucci vale anche in occasione della memoria di Paolo Ravenna, dieci anni dopo la sua morte. L’avvocato di Via Palestro ci manca, oggi, per orientarci in un mondo che è molto cambiato negli anni della sua assenza.
Cosa avrebbe detto, lui, su un Sindaco Leghista a Ferrara o sul successo enorme di un Partito come ‘Fratelli d’Italia’ (forse fascista, quasi-fascista, un pò fascista ma sicuramente rappresentante di una Destra nell’epoca digitale), in una città come Ferrara per decenni colorata di rosso, quasi rosso, ma decisamente sempre antifascista.
Per chi ha avuto la sua formazione culturale e politica negli oggi leggendari e molto discussi anni Sessanta, non è poi cosi difficile trovare un modello di cultura in grado di dare un orientamento alla propria vita e di maturare la visione di una città colta, vivace, civile.
Ci sono, per dare solo qualche esempio, nel mondo culturale, sia dell’Italia che della Germania, uomini come Benedetto Croce, Thomas Mann, i fratelli Scholl, Piero Gobetti, Bertoldt Brecht, Rita Levi Montalcini o Norberto Bobbio.
Ma, ricordando Paolo Ravenna, si può nominare come un modello anche Fritz Bauer, in Italia quasi sconosciuto, un giurista ebreo molto importante per la cultura democratica della Germania del dopo guerra. Odiava come l’avvocato Ravenna l’antifascismo retorico e preferiva un lavoro concreto e sobrio contro i responsabili della Shoa, per difendere lo Stato democratico fondato sui valori antifascisti.
Ma non sono certo che questi orientamenti, questi fari intellettuali abbiano ancora qualche peso culturale per i discendenti del passato. Speriamo di si, ma per essere realistici, bisogna ammettere che il mondo di quei grandi vecchi non trova più un eco clamorosa fra i viventi attuali. Il loro mondo non c’e più.
“Basta la lamentazione del passato!” avrebbe detto l’Avvocato secco e sobrio a modo suo.
Viviamo oggi e dobbiamo fare oggi le nostre battaglie per un mondo più giusto e per una città più umana e vivibile per tutti. Come architetto, artista, avvocato o giornalista, per parlare della mia categoria, si deve continuare con il lavoro di ogni giorno, ma in un modo ‘kantiano’, come ci hanno insegnato sia Fritz Bauer sia Paolo Ravenna.
Ci si deve aspettare dagli altri (professori, artisti, giornalisti ecc.) un lavoro serio, competente, pieno di coscienza ed anche di fantasia e curiosità; reciprocamente siamo anche noi responsabili per il nostro lavoro, per la nostra vita come cittadini d’Europa: un’appartenenza questa che era per l’Avvocato un titolo d’onore e non di vergogna, come urlano oggi sempre di più i bulli del populismo più sciocco.
“Resistere, resistere, resistere” come slogan contro il degrado della vita pubblica e della responsabilità per la “res pubblica”: ecco la spinta per “fare una battaglia civile”, sopratutto per salvare la famosa mura di Ferrara.
Purtroppo, finora, uno dei grandi sogni dell’Avvocato giace dimenticato nella città di Giorgio Bassani, maestro ed amico di Paolo Ravenna: si tratta del monumento di Karavan in memoria del ‘Giardino dei Finzi Contini’, il romanzo che ha portato il nome della città di Micol in tutto il mondo.
Paolo Ravenna ha avuto sempre in mente la biografia molto contraddittoria del suo padre Renzo, rappresentante di una vecchia famiglia ebrea e contemporaneamente e per tanti anni amico stretto di Italo Balbo. Non voleva rompere il rapporto personale con suo padre ma, sapendo della grande colpa dei fascisti, voleva decisamente rompere con la cultura fascista ferrarese dopo la guerra.
Mai come oggi abbiamo bisogno di una “Vita attiva” (Hannah Arendt), di una creatività umana, di un senso profondo per l’urgenza di un nuovo ‘Impulso civile’. Oggi non si può parlare o scrivere solo sulla cultura dentro le mura di Ferrara nemmeno d’Europa.
Dobbiamo aprire le finestre delle nostre case per ravvivare l’aria, talvolta soffocante e piena di polvere culturale, ma anche piena di una storia civile, umana e di grandi valori per i quali si deve lavorare e confrontarsi con quelli passatisti conservativi dei fratelli populisti d’oggi. Non dobbiamo solo difendere il nostro gran tesoro di cultura, d’arte, di valori democratici, dobbiamo anche aprire le nostre finestre per nuovi orizzonti culturali.
In questi giorni di cash & carry e dell‘elogio della irresponsabilità come virtù ci mancano uomini che rappresentano altri valori di vita. Ci servono, come ha scritto una volta lo scrittore triestino Claudio Magris, “valori freddi, i quali stabiliscono condizioni di partenza uguali per tutti, che permettono a ognuno di coltivare valori caldi, di inseguire la propria passione“.
Anche oggi la città di Ferrara ha un grande bisogno dei cittadini che difendono con “valori freddi”, ma con una “passione calda” l’identità urbana di una città come Ferrara.
Ecco perché, oggi, l’assenza di un uomo civile come Paolo Ravenna è la più acuta presenza.
Sostieni periscopio!
Carl Wilhelm Macke
Chi volesse chiedere informazioni sul nuovo progetto editoriale, può scrivere a: direttore@periscopionline.it
Lascia un commento