«Impronte», l’ultima opera del poeta Cheyenne Lance David Henson.
Lance David Henson è uno dei più rappresentativi poeti della cultura dei Nativi d’America, oltre ad essere una delle grandi voci della letteratura nativa americana contemporanea. Nato a Washington DC, è cresciuto vicino a Calumet nell’Oklahoma dove i suoi nonni lo hanno cresciuto secondo le tradizioni della tribù Cheyenne. Henson pubblicò il suo primo libro di poesie, Keeper of Arrows , nel 1971, quando era ancora uno studente all’Oklahoma College of Liberal Arts. Ora ha all’attivo più di 50 volumi di poesie che sono stati tradotti in 25 lingue.
Henson fece parte del programma Artist in Residence del State Arts Council of Oklahoma, attraverso il quale tenne laboratori di poesia in tutto lo stato per 10 anni. Da allora, ha viaggiato in tutto il mondo tenendo conferenze e leggendo le sue poesie. Oggi Henson vive tra gli Stati Uniti e l’Italia, a Bologna, con la moglie Silvana, ed è membro dell’AIM – American Indian Movement, della Native American Renaissance insieme a nomi del calibro di N. Scott Momaday, Vine Deloria Jr.e Joy Hario, e della Dog Soldier Society, una società militare Cheyenne.
Per quanto abbia avuto, in parte, una formazione militare, Lance Henson ha combattuto ottanta anni a fianco della resistenza indigena usando sempre la sua poesia come arma per smuovere le coscienze.
E’ proprio “Impronte. Imprints”, la sua ultima opera pubblicata dalla Mauna Kea Edizioni, a celebrare i suoi 80 anni con una selezione di poemi dal 1970 al 2024. In edizione bilingue italiano e inglese, l’opera include i lavori più significativi del grande autore insieme a nuovi poemi e a quelli in lingua Cheyenne (tsististas).
Attraverso uno stile minimalista senza maiuscole, punteggiatura, rima o metro (tipico della letteratura Cheyenne), le poesie di Henson riescono a descrivere la connessione ecologica del suo popolo alla Natura e al mondo vivente, attingendo all’ancestrale spiritualità Cheyenne e incorporando parole dalla lingua Cheyenne, la filosofia Cheyenne e un forte commento socio-politico.
Le immagini della Natura e delle stagioni figurano in modo prominente nelle opere di Henson, commentando anche la situazione dei popoli indigeni nordamericani, la loro oppressione storica e le minacce moderne alle loro culture, oltre al degrado etico segnato dal consumismo e dalla società industriale di massa che ha avuto la pretesa di occidentalizzare il mondo: purtroppo, riuscendoci. Centrale è la critica al denaro, al potere e all’essenza politica e suprematista degli Stati Uniti: l’unica nazione artificiale creata da europei al mondo nata dal sistematico etnocidio di milioni di persone indigene.
L’essenza suprematista degli USA e la critica al potere la esprime proprio in “Impronte” in una bellissima poesia dal titolo in lingua tsististas “maheo na dots houn” (“creatore sto pregando”), dedicata al grande Leonard Peltier – suo compagno di lotte per l’eguaglianza dei Nativi Americani ed aderente all’AIM – arrestato e incarcerato per quasi 50 anni, ricevendo solo a gennaio 2025 la commutazione della pena da Biden, che gli ha concesso i domiciliari.
Che le preghiere di Hanson siano state esaudite proprio nell’anno della pubblicazione del suo ultimo libro? Chi lo può dire, ma ciò che emerge è la grande purezza e fortezza d’animo indigena che non cessa di stupire esattamente come una goccia d’acqua, con costanza, scava la roccia.
Eduardo Duran, psicologo junghiano di origine Apache, scrive di Henson: «Le parole della poesia di Lance sono canti di medicina che parlano del processo di trasformazione dell’anima. È attraverso il viaggio all’ombra della morte che possiamo ritrovare la nostra umanità che è stata a lungo dimenticata. La sua immaginazione poetica è la medicina compassionevole di cui abbiamo profondamente bisogno per risvegliare l’anima del guerriero».
Eric Harrison nell’Encyclopedia of American Indian poetry, scrive: «Lance Henson, Cheyenne, esplora il rapporto intimo ma spassionato del suo popolo con il mondo naturale e le sue cerimonie. Henson si affida a immagini potenti per “sondare gli strati dell’inconscio” in modo simile a Freud e Jung, ma anche per esprimere la concezione nativa del sé».
Io credo che “Impronte” sia una questione di “vibrazioni”. Le poesie contenute in questo libro hanno un gusto diverso dalle altre e si captano nello stesso modo in cui si percepiscono parole di verità: hanno una vibrazione diversa da tutte le altre. Nulla hanno di caotico e roboante. Nel leggerle sembra quasi ascoltarle riecheggiare nel silenzio di una prateria. Piccole poesie in grado di colpire in profondità, scalfire ed arrivare dritte al cuore lasciando “tracce/impronte di consapevolezza”.
“Impronte” è una cura terapeutica all’accelerazione dell’Occidente storico, riportandoci all’importanza delle piccole cose e del quieora che abbiamo dimenticato e continuiamo a dimenticare.
“Impronte” è un’occasione, non solo per riscoprire la profondità della letteratura nativa Cheyenne, ma anche per prenderci del tempo per noi, per lasciarci attraversare da parole che (ci) curano e ci portano a guardare la realtà in modo diverso. Soprattutto ci permettono di chiederci: dove stiamo andando?
In copertina: Lance David Henson, foto da premiostana.it/poesia
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