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Sotto il vestito un bel niente

Ecco l’immagine intera. Non è un opera d’arte, ma merita di essere osservata con attenzione.

Il parto annunciato

La prima cosa che salta agli occhi è quel FERRARA RINASCE a caratteri cubitali.  Se fate un giro in città ve la trovate ripetuta all’infinito, appiccicata ovunque.  Ma cos’è FERRARA RINASCE? Leggo dalla presentazione sul sito e sulla relativa pagina Facebook: “Ferrara Rinasce è non solo un gruppo, ma anche un messaggio che incarna perfettamente l’anima di una città sempre pronta a rialzarsi. Dopo il terremoto del 2012, e ancor più dopo la pandemia, Ferrara si è risollevata”. Lo spot continua, anche se con un italiano un po’ incerto: “Ferrara è una meta instancabile (instancabile? in che senso instancabile? Ndr.), un luogo suggestivo dove tutto l’anno si susseguono eventi, mostre, rassegne, concerti e appuntamenti culturali…” .

Va bene, abbiamo  capito – anzi, l’avevamo capito da mo’ – FERRARA RINASCE è il nome di battaglia della Giunta Fabbri, lo slogan evocativo e furbetto, mediaticamente trattato e trasformato in un ubiquo tormentone. Così, vedi la foto, FERRARA RINASCE  è sempre associato al logo del Comune di Ferrara. Come per dire: “Eccoci caro cittadino, dai un’occhiata: siamo noi, siamo sempre noi!“. In politica, molte volte apparire (dire, proclamare, ribadire) sostituisce la verità dei fatti. In fondo è la stessa “pubblicità progresso” adottata dalla Giorgia nazionale.

Resta da chiedersi se Ferrara sia rinata o no? A me pare solo un “parto annunciato”,  ma saranno i ferraresi con il loro voto a dire se in questi 5 anni sono stati meglio o peggio, se si sentono “rinati” o più poveri, più inquinati, più abbandonati a se stessi.

Povero San Giorgio

Tornate a guardare la foto. Siamo all’angolo tra via Porta Romana e via XX Settembre, già via della Ghiara, perché corre dentro il letto di un antico Po di Primaro.  La conosciamo tutti, è una strada splendida, rettilinea, che al tramonto ti accoglie con un colore speciale, piena di emergenze architettoniche il cui culmine è il Palazzo di Ludovico il Moro (mio padre: “il palazzo rinascimentale più bello d’Europa”). L’incipit, l’invito alla strada, è una magnifica prospettiva settecentesca, il Portale della Ghiara.
È da restaurare. Ci sono i soldi del PNNR… Giusto, restauriamola.

Infatti oggi il portale non lo vediamo, al suo posto ci sono 300 metri quadrati di una sciccosa tela cerata azzurra, che coprono le impalcature del cantiere. Una tela illustrata, e non come si usa con la silhouette del monumento temporaneamente celato, ma con le celeberrime sagome del dipinto di Cosmè Tura: San Giorgio, il Drago e la Principessa.
In calce al telone azzurro leggiamo: ” ll restauro per esaltare l’architettura di un prezioso portale settecentesco”. 

Cosmè Tura, San Giorgio e la principessa (1469 circa).
I ruderi della Porta di San Giorgio

Ecco allora che la scelta di San Giorgio come illustre testimonial di quel restauro appare poco opportuna, fuori contesto, una citazione tanto suggestiva quanto sbagliata.
Il capolavoro di Cosmè Tura è infatti datato attorno al 1469, tre secoli prima della costruzione del Portale della Ghiara.   

Ma anche il semplice riferimento al nostro santo patrono mi sembra fuori luogo: siamo infatti ben lontani dall’Isola di San Giorgio, e lontani sono i ruderi della antica Porta di San Giorgio, principale ingresso meridionale della città di Ferrara fino al XVI secolo.

 

Scegliere figure del 1400 per magnificare e pubblicizzare un Portale del 1700 non è però un peccato mortale. L’enfasi propagandistica (in questo caso della Giunta Fabbri) si incrocia fatalmente con l’ignoranza e il pressapochismo, ma attenzione, la politica-propaganda c’era anche prima, e ci sarà dopo l’era Fabbri. Se per Henry Ford “la pubblicità è l’anima del commercio”,  la stessa cosa si può dire per la politica. Insomma, non c’è da scandalizzarsi, farsi pubblicità è normale. Solo che non bisogna esagerare. Invece…

Sotto il vestito un bel niente

Nei mesi appena precedenti alle elezioni, la Giunta di Destra che governa Ferrara ha riempito la città di cantieri. Per dimostrare che “Ferrara rinasce” e naturalmente per massimizzare il consenso dei ferraresi. Ecco qualche foto, ma ne mancherà certamente qualcuna.

Area ex AMGA – via Bologna
Palazzo Prosperi Sacrati – via Ercole I d’Este
Via San Maurelio – vicino al ponte di San Giorgio

Il Portale della Ghiara in via XX Settembre, area Ex Amga all’inizio di via Bologna, Palazzo Prosperi Sacrati, Via San Maurelio (ma il catalogo è solo parziale), sono tutti vestiti d’azzurro e tutti targati Ferrara Rinasce. Ma ci passo davanti da mesi, da buon “umarèl” metto un occhio nella grata, cerco una fessura strategica per guardare dentro. E dentro non c’è nulla, nessun operaio, nessun rumore. Sotto il vestito (azzurro) non c’è un bel niente. Infatti non c’è nessun cartello con la data d’inizio e fine lavori. Sono solo cantieri pubblicitari e immaginari.
Il caso del Complesso Boldini, una vicenda vergognosa che i ferraresi conoscono molto bene, si trascina da più di 3 anni. Proprio in questi giorni leggo sulla stampa locale che “Il Comune ha trovato finalmente una ditta” e che i lavori dovrebbero finalmente partire. Non so se crederci, visto che l’annuncio è arrivato a una sola settimana dal voto e dopo molte proteste. Per ora, ci sono passato stamani, dietro il vestito (blu) del Boldini, c’è solo degrado e silenziose macerie.

Flash mob per la riapertura del Boldini

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Francesco Monini

Nato a Ferrara, è innamorato del Sud (d’Italia e del Mondo) ma a Ferrara gli piace tornare. Giornalista, autore, infinito lettore. E’ stato tra i soci fondatori della cooperativa sociale “le pagine” di cui è stato presidente per tre lustri. Ha collaborato a Rocca, Linus, Cuore, il manifesto e molti altri giornali e riviste. E’ direttore responsabile di “madrugada”, trimestrale di incontri e racconti e del quotidiano online “Periscopio”. Ha tre figli di cui va ingenuamente fiero e di cui mostra le fotografie a chiunque incontra.

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Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno. L’artista polesano Piermaria Romani si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE
di Piermaria Romani


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