Immaginario /
produttività personale
Tempo di lettura: 2 minuti
produttività personale
Un ciclista e un cadetto di un paese qualunque, di un esercito qualunque. Scendono, salgono, marciano, pedalano; insomma percorrono la stessa strada in direzioni opposte. Sono due vite diverse, ma che forse potrebbero anche coesistere nella stessa persona, perché non c’è limite alla fantasia nella realtà, a volte supera la nostra immaginazione anche di molto. Ma cosa potrebbe rendere queste due visioni del mondo lontane e separate: il contesto sociale di crescita, l’istruzione, le attitudini?
Cosa potrebbe farle coesistere nella stessa persona? Forse le medesime premesse. Fatto sta che c’è una sottile linea di demarcazione tra ciò che si deve fare e ciò che si vuole. A volte si sceglie di perseguire una carriera, a volte si ci ritrova a farne un’altra, a cui non avevamo pensato. Certe volte si crede davvero che aver impersonato un mestiere per anni, sia tutto quello che ci contraddistingua, tutto il resto, soprattutto le passioni, non sono importati. Bisogna essere produttivi, produrre e consumare per un lavoro, ma non per se stessi. Produrre creatività e gioia, vuol dire esserne consumati, il che diventa una distrazione troppo pericolosa.
Un’amica mi ha detto che una sua passione era mal vista da alcuni suoi colleghi di lavoro. Un po’ come se una parte di sé cozzasse contro l’altra o peggio come se la casella nella quale l’avevano collocata non prevedesse altro che quello che loro o la società avevano previsto per lei. Allora tutto quello che esula dal lavoro diventa controproducente per la continuazione del lavoro stesso. Forse perché abituarsi a fare qualcosa che ci piace ci distrae da quello che dobbiamo fare: allora la gogna. Deve essere difficile andare oltre gli stereotipi, ridere di sé, dell’abito che ci hanno cucito addosso. Nel medioevo per molto meno si andava sul rogo, ora per molto poco si va sui social, la gogna fisica o quella mediatica; l’ultima è quella psicologica.
L’antidoto? Quello consigliato prevede una serie di attività da svolgere costantemente: bevete molto, fate molto sport, leggete altrettanto, create, pure se non dovessero essere capolavori… e soprattutto restate fuori dalle caselle!
Cover: foto di Ambra Simeone

Sostieni periscopio!
Ambra Simeone
Commenti (6)
Lascia un commento Annulla risposta
Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno. L’artista polesano Piermaria Romani si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)
PAESE REALE
di Piermaria Romani
iniziativa importante la vostra… continuate e buon lavoro!
ad maiora, semper!
giuseppe napolitano
Grazie prof. un caro saluto!
Gentile Ambra, grazie per questo articolo che rinforza la scelta del mio lavoro. Freud direbbe che negli individui esiste un conflitto tra il principio del piacere e il principio de realta’. Winnicott ci spiegherebbe come quasi sempre costruiamo un falso se’ a discapito dell’autenticitá. Spesso è causa di disagio anche se inconsapevole. Ma continuare a ” giocare” è una piccola rivoluzione
Cara Giovanna grazie del tuo commento, lo penso anche io. Il disagio causato dall’essere uno sul lavoro e altro nella vita reale, può provocare quasi uno sdoppiamento della personalità. Si potrebbe evitarlo non siamo macchine, ma persone!
grazie Ambra, l’uomo è poliedrico e multiculturale…a volte ci imprigionano in specialismi stereotipati…per non pensare troppo!
Grazie Franco. Ci lasciamo imprigionare o ci imprigioniamo da soli… purtroppo!