La chiamano “la paura della pagina bianca” o “il blocco dello scrittore”, una malattia di cui hanno sofferto anche grandi artisti, Mallarmé, Gogol’ e tanti altri. Scrive Van Gogh a suo fratello Theo: “tu non sai quanto sia paralizzante fissare una tela vuota che dice al pittore: tu non puoi fare nulla.”. Ma il dilemma della prima riga, la ricerca vana di un incipit, può accadere a tutti. Soprattutto a Ferragosto. Ad esempio...
– “Voglio scrivere un articolo. O forse è meglio un racconto, magari breve. Il soggetto, l’ambiente, il personaggio…
Introspettivo. O estrospettivo? Come si dice?”
– Chi telo impedisce?
– Nessuno. Forse io.
– Ma dai, che se ci pensi ci riesci.
– Dunque… “Il”… Perché non “la”?
– OK. La…oppure “le”.
– Senti qua “Le giornate chiusi in casa…”
– Inizio banale.
– “Un tempo i Malavoglia erano stati numerosi come i sassi della strada vecchia di Trezza…”
– L’ho già letto da qualche parte .
– “Quel braccio del Lago di Como…”
– Allora insisti!?
– La fai facile tu! Allora, visto che sembri saperla lunga, dimmi tu come iniziare…
– Dai, non ti arrabbiare, ti volevo solo aiutare, ma mi taccio subito.
– Ascolta. L’altro giorno mi è venuta un’idea poi un’altra e un’altra ancora, ma non andavano d’accordo tra loro e mi sono fermato. All’improvviso mi sono ricordato che dovevo caricare il cellulare. Facciamo così: dopo Ferragosto prenderò una decisione epocale.
Cover: Manet, ritratto di Mallarmé, 1876
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Pierluigi Guerrini
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