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Germogli /
Il guaio della natura

Articolo pubblicato il 21 Gennaio 2024, Scritto da Francesco Monini

Tempo di lettura: 2 minuti


Il guaio della natura

“Se la natura fosse una banca l’avrebbero già salvata”
Eduardo Galeano

Non si possono fare sempre pensieri intelligenti. Questo infatti non lo è, è un pensiero che mi è arrivato perché non riuscivo a dormire, una fantasia, un anticipo di sogno. Che il guaio della natura, faceva così questo pensiero, il guaio della natura è che è troppo sparpagliata. Guardi un sito di viaggi e avventure nel mondo e te ne accorgi, oppure non serve,  esci di casa e vedi la natura tutta sparpagliata. La natura è l’albero striminzito all’angolo della via, la natura è il giardinetto del quartiere, la natura è quel bosco che ami e hai sempre sognato di tornarci. Ma la natura è la neve che ancora non arriva, il Tibet. il deserto rosso, il mare dei sette mari, il grano pieno di papaveri. La natura è decisamente esagerata. Esagerata e sparpagliata per tutto il pianeta.

Forse, e qui è arrivato un altro pensiero, come se io volessi darle un consiglio alla natura. Non posso salvarla, ma un consiglio non si butta mai via. Forse questo secondo pensiero è ancora meno intelligente del primo, ma alla natura, sparpagliata come dicevo prima, assediata dall’economia dal cemento dalla tecnica, moribonda o giù di lì, può far comodo anche la fantasia di un nottambulo.

Cara natura (è chiaro, io amo la natura) perché non ti concentri? Perché non raduni tutte le tue bellezze? Dovresti diventare il concentrato di tutto: mare, monti, uccelli, libellule, alberi, acqua, neve, vulcani eccetera. Diventare una cosa sola. Compatta, Potente, Alta e forte come un gigante delle fiabe.  Poi dovresti andare a Davos. A Davos c’è un portone blindato come una cassaforte, dentro ci sono gli uomini più potenti del mondo. Tu non bussare, sei un gigante alto 6 metri, puoi spalancarla con due dita. Ecco, sei entrato nel famoso salotto di Davos

“Azz MADRE NATURA! “, gridano loro, tremando come budini di vaniglia.
E tu, saltando i convenevoli: “Allora? Volete salvarmi sì o no? Sto perdendo la pazienza!”. Anzi, la pazienza l’avevi già persa. E Anche noi.

 

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Francesco Monini

Nato a Ferrara, è innamorato del Sud (d’Italia e del Mondo) ma a Ferrara gli piace tornare. Giornalista, autore, infinito lettore. E’ stato tra i soci fondatori della cooperativa sociale “le pagine” di cui è stato presidente per tre lustri. Ha collaborato a Rocca, Linus, Cuore, il manifesto e molti altri giornali e riviste. E’ direttore responsabile di “madrugada”, trimestrale di incontri e racconti e del quotidiano online “Periscopio”. Ha tre figli di cui va ingenuamente fiero e di cui mostra le fotografie a chiunque incontra.

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Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno. L’artista polesano Piermaria Romani si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE
di Piermaria Romani