Fotografare la musica
Da molti anni fotografo per passione e per studio. Alterno la fotografia naturalistica per una mia personale ricerca di armonia e di bellezza, alla fotografia durante i concerti per ritrarre l’intensità espressiva degli artisti che suonano i generi che preferisco: blues, jazz, gospel e soul.
Questi stili musicali, nati direttamente o indirettamente dallo sfruttamento dovuto alla schiavitù delle persone afroamericane, sono il frutto di una scelta artistica per resistere conservando le proprie radici e, nello stesso tempo, per difendere la propria identità inventando nuove modalità comunicative.
Anche per questo motivo, per cercare di interpretare al meglio i vari ritratti, ho deciso di usare soprattutto la fotografia in bianco e nero. Credo infatti che sia il modo più coerente per rispettare l’autenticità, la drammaticità e la vitalità dei testi e della musica.
Preferisco fotografare gli artisti che conosco bene perché gli scatti hanno più probabilità di essere rappresentativi del loro determinato modo di cantare o di suonare. Se invece sono artisti che non ho ancora visto esibirsi dal vivo, ho bisogno di ascoltarli e di osservarli bene prima di scattare; solo così posso tentare di coglierne l’essenza artistica.
Non essendo interessato alla fotografia come testimonianza o come documentazione, a mio modo di vedere, diventa fondamentale conoscere i brani e la mimica facciale degli artisti per aspettare attentamente la posa giusta da immortalare.
Infatti, fotografare la musica per me è cogliere l’anima artistica degli artisti, riassumendola in una sola immagine.
Mi rendo conto che non è opera semplice e non so se, attraverso le mie scelte, riesco a comunicare quello che voglio. Del resto non sempre sono soddisfatto delle foto che scatto e, se da un lato ciò mi rende difficile accontentarmi del lavoro fatto, dall’altro mi aiuta nel mio percorso di ricerca.
Se durante la visione delle mie fotografie si sentono suonare note tristi, malinconiche, intense ed appassionate allora vuol dire che sono riuscito a mostrare l’idea che ho avuto di quel determinato musicista al momento di quello scatto.
Del resto, come diceva un maestro della fotografia del secolo scorso come Ansel Adams: “Ho sempre pensato che la fotografia sia come una barzelletta, se devi spiegarla vuol dire che non è venuta bene”.
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In copertina: Miles Davis
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Mauro Presini
Commenti (1)
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bellissime foto!, grazie, Mauro.
Grazie Periscopionline.it