“Felci in rivolta”. In memoria di Francesco Benozzo
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«Felci in rivolta». In memoria di Francesco Benozzo
Proprio in questi giorni sono avvenute due cose completamente slegate l’una all’altra ma significativamente connesse da una parola: “rivolta”.
La candidatura di Fossili di rivolta al Premio Strega del giovane poeta Giorgio Maria Cornelio e la scomparsa improvvisa di un “antico bardo contemporaneo”, Franceso Benozzo, autore di un poema dal titolo Felci in rivolta.
Le parole del saggio-poetico di Cornelio mi sembrano davvero appropriate per accompagnare il presente ricordo del poeta doctus, arpista e filologo in quanto, “…rompere con l’arida purezza delle cose, riattivare sentieri che deviano dalla regola del già deciso,…del presunto naturale…”, sono state le caratteristiche di Benozzo quasi anche lui fosse parte delle figure descritte nel libro di Cornelio.
Benozzo è stato (e sarà) un autentico fossile di rivolta (e in rivolta) “…abbandonato da un patto d’incuria, sorpreso da un’archeologia del possibile, cantore contrario a ogni fine prestabilita, profeta di una rinascita immaginativa…”. Un fossile che, per sua propria natura, “…alimenterà fioriture percettive, mobiliterà stupori…” e s’aprirà a metamorfosi e rinascite future.
Si deve a Chiara De Luca e alla sua piccola e preziosa casa editrice ferrarese la scoperta e la custodia di questa “felce fossile”, che oggi abbiamo modo di poter rigirare tra le mani; è alla De Luca che dobbiamo dire grazie se oggi possiamo leggere e ascoltare la intera opera vocale di Benozzo.
Francesco Benozzo (22 febbraio 1969 – 22 marzo 2025) è stato un bardo, musicista e antropologo. Ha lavorato come professore di filologia presso l’Università di Bologna ed è stato Visiting Professor presso la Bath Spa University, nel Regno Unito. Ha fondato L’Osservatorio contro la sorveglianza statale, sponsorizzato dal Centro europeo per la scienza, l’etica e il diritto.
Nella concezione di Benozzo, la poesia è stata essenzialmente considerata uno strumento di dissidenza capace di scardinare le percezioni abituali del mondo e di restituire la libertà individuale a ogni essere vivente. È stato autore di lunghi poemi epici sui paesaggi naturali e l’origine dell’universo, tutti pubblicati per la Edizioni Kolibris e recentemente raccolti in un’edizione bilingue dal titolo Sciamanica. Poesie dai confini dei mondi (Forum Edizioni, 2023).
Dal 2015 in poi è stato presente nella Lista dei candidati al Premio Nobel per la Letteratura, con nomination rese pubbliche dal PEN International per la sua poesia in difesa dei luoghi naturali e dei popoli indigeni, e per il suo peculiare uso di tecniche poetiche appartenenti all’antica tradizione della poesia orale e dello sciamanesimo.
Nel 2016, sulla pagina ufficiale dell’Accademia di Svezia, è stato consacrato dalla Giuria Internazionale dei Lettori come l’autore più meritevole del premio stesso.
Nel 2022 gli è stato conferito il Premio Internazionale “Poeti dalle frontiere”. La commissione del premio ha così descritto la poesia di Benozzo:
“Visionario, inquietante, epico, ventoso, Benozzo ha l’inimitabile capacità di riprendere la parola originale quando ha dato il nome al mondo. […]. Poesia dopo poesia, immancabilmente e sorprendentemente questo poeta mette in atto una rivoluzione dell’idea stessa di poesia: con la sua dimensione atemporale e universale, è l’Omero della post-modernità”.
Documentare l’intera vita di un poeta scomparso è come studiare una stella perché , vuol dire provare a tenere conto di tutta una evoluzione, per così dire, cosmologica. Come si sa il nostro stesso Sole è una stella di seconda generazione!
E niente altro, come la morte di un poeta, ci riporta, davvero, alla vita e all’evoluzione di una stella. Le stelle vivono anche quando sembrano finire come nane bianche o, addirittura, scomparire come buchi neri. Riflettendo si intuisce che le stelle, in realtà, non muoiono mai perché, anche in queste loro forme estreme di massa fortemente compatta da non lasciar scappare neppure la luce, continuano ad emettere calore e a lasciare un segno, per così dire, una firma di ferro, di silicio oppure di ossigeno, carbonio ed elio.
Prima di arrivare alla loro interminabile fine la stella deflagra come supernova e appare nel cielo notturno (se non diurno) come un avvento. Un’annunciazione. Così sono state viste e ancora oggi vengono viste le stelle che iniziando a morire spuntano improvvisamente nel cielo come novae o supernovae.
Eppure sono state sempre là, presenti nella vita di ognuno di noi contemporanei a loro, a illuminare debolmente le nostre vite, ad emettere luce in modo discreto e, il più delle volte, impercettibile. Alla fine, BOOM, esplodono e lasciano un… residuo. Nessun oroscopo può tenerne conto e, anzi, questo dimostra l’incongruità di qualunque oroscopo perché, nei cieli natali, queste stelle dovrebbero “pesare”, sul destino di ciascuno, più di quanto potrebbero fare dei semplici e piccoli pianeti.
Così succede che qualcuno, invisibile ai più – come lo sono normalmente i poeti – muoia; ecco che anche questa sua “morte” ci racconta, come accade per la stella, la sua vita passata e quella futura e cioè se, la sua, sia stata una esistenza da “stella” di ferro e di silicio o semplicemente da “stella” di carbonio e di ossigeno e se il suo residuo – la sua cenere – sarà un buco nero o una nana bianca.
Ma soprattutto, questa sua “scomparsa”, illumina qualcosa di noi, del nostro oroscopo : non immaginavamo quanto fosse stata importante nel nostro cielo natale la presenza di Francesco Benozzo e quanto il nostro destino potrebbe venire condizionato dalla sua morte e quindi dalla conoscenza della sua vita.
Così al pari di una stella che inizia a morire, apparentemente, quando smette di emettere luce, un poeta inizia -anche lui apparentemente – a farlo quando si finisce di citarlo e per questo, oggi, noi… iniziamo a non finire…
Il poeta ama i versi che lo uccidono
il marinaio annegato ama quel mare
da sempre esiste un cuore tormentato
disposto a tutto per la fiamma che lo annienta
non lascia tracce l’isola del mio corpo
i miei poemi non viaggiano su rotte vaste
e il mio sangue è soltanto una scusa.
Ma in fondo, usciti da Firenze e Smirne
raggiunte le ottantuno lingue del mondo
e i milioni di case e di scaffali
Omero e Dante hanno lasciato tracce?
debellato i latrati dell’inferno?
o le combriccole, ad Itaca, di proci?
Ho perso fede in barche controvento
nella parola che rifonda il mondo
un solo ramo che si allunga nell’aria
risuona e plasma più di cento canti.
Ma un poeta ama i versi che lo uccidono
e il marinaio annegato ama quel mare
non vivo in quanto uovo fecondato
non mi muovo o sto in piedi in quanto scheletro
non amo ho o nostalgia per via di un cuore
e il mio sangue è soltanto una scusa.
Io sono ancora un poeta in carne ed ossa
che sopravvive a stento tra i suoi simili,
bipedi che leccano vetri sbriciolati
ciclicamente amandosi tra loro
condividendo fatue migrazioni.
Da due milioni di anni – uomini-gregge –
si muove in branco homo tra gli ominidi
da due milioni di anni – scheletri e voci –
sopravvive lontano dalle stelle.
L’unica cosa che so è la poesia:
grandinata inattesa che devasta
mattanza di balene – mare rosso –
sillabe-fiocine per spiaggiare l’abitudine
felci in rivolta alle frontiere dei villaggi.
Dopo ogni mia parola
vorrei soltanto pioggia
e furie di boscaglie
dopo ogni fuoco di grotta
dopo ogni sogno cattivo
vorrei storie di alche
e decine di inverni
nel vento dei versanti.
[da Felci in rivolta, Parte terza L’invettiva perenne del corallo]
Cover: immagine tratta da https://pixabay.com/it/images/search/free%20image/
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Giuseppe Ferrara
PAESE REALE
di Piermaria Romani
Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno. L’artista polesano Piermaria Romani si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)
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