Fame, bombe e sfollamenti forzati: le armi del governo israeliano contro Gaza, Libano e… sullo sfondo emerge il grande business della guerra
Netanyahu ha bombardato ospedali e scuole, fatto morire di fame bambini, distrutto infrastrutture e alloggi e reso la vita invivibile a Gaza
“Israele inizia ad attuare il piano per la carestia nel nord di Gaza affermano i gruppi per i diritti umani”. Con questo titolo, il Financial Times introduce il “Piano dei Generali” proposto dal generale in pensione Giora Eiland insieme a un gruppo chiamato The Reservist Commanders and Combat Soldiers Forum.
In sostanza il piano suggerisce di imporre un assedio completo sulla Striscia di Gaza settentrionale fino alla resa dell’ultimo combattente di Hamas o alla sua morte per fame. [Qui] Infatti lo scopo principale del piano prevede non solo l’uso della forza militare contro la popolazione civile nel sud e nel nord di Gaza, ma, come ha evidenziato il responsabile del Programma alimentare mondiale “A Gaza nord non arriva cibo dal 1° ottobre. A Gaza manca tutto, i bambini non hanno acqua né cibo. Le famiglie sono state evacuate anche 8 volte, vivono sul marciapiede”.
Ovvero l’esercito israeliano sta conducendo un’operazione militare che prende di mira infrastrutture civili e rifugi degli sfollati, incuranti del fatto che lo sfollamento forzato di una popolazione civile costituisce una grave violazione del diritto internazionale se non è giustificato da circostanze estreme, e se non considera adeguatamente la sicurezza e la dignità dei civili. Ugualmente impedire l’accesso della popolazione agli aiuti umanitari è in contrasto con gli obblighi derivanti dal diritto internazionale, il cui rispetto è obbligatorio per tutti.
Secondo alcuni esperti militari l’approccio del governo Netanyahu è privo di qualsiasi pensiero strategico: a guidare le azioni di Israele a Gaza piuttosto che in Libano o Cisgiordania è il pensiero di Eiland che impone l’uso della forza militare e della fame come arma. A questo punto è legittimo sostenere che la (non) strategia del governo Netanyahu sia quella di compiere il genocidio del popolo palestinese. [Qui] e [Qui]
Il 27 settembre l’esercito israeliano sgancia quintali di bombe BLU-109 fornite dagli Stati Uniti con kit di guida JDAM. Queste bombe da 2.000 libbre (907 kg), note anche come bunker busters, sono state progettate per penetrare strutture sotterranee fortificate e dotate di micce ritardate per detonare dopo aver penetrato i bunker presi di mira. L’attacco ha causato la morte del capo di Hezbollah Hassan Nasrallah insieme a vittime militari e civili.
Sebbene le bombe bunker busters non siano vietate dal diritto internazionale, il loro utilizzo in aree densamente popolate solleva preoccupazioni etiche per quanto riguarda le potenziali vittime civili. Le Convenzioni di Ginevra sottolineano l’importanza di evitare danni ai civili rendendo controverso l’impiego di tali bombe quando utilizzate in ambienti urbani.
Un funzionario del Pentagono, rimasto anonimo, ha dichiarato al Washington Post che “non aveva mai visto così tante bombe usate contro un singolo obiettivo come nell’attacco a Nasrallah”[Qui]. L’attacco è seguito a una costante escalation con un numero impressionante di vittime e allo sfollamento più di 1,2 milioni di persone, circa un quarto della popolazione del paese.
Gli ordini di evacuazione israeliani ora coprono un quarto del territorio libanese. È la più grande crisi di sfollamento del Libano fino ad oggi. Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, rivolto alla popolazione libanese tramite video, ha dichiarato: “Avete l’opportunità di salvare il Libano prima che cada nell’abisso di una lunga guerra che porterà alla distruzione e alla sofferenza come vediamo a Gaza”. [Qui]
Un mese fa, il senatore democratico Bernie Sanders decide di presentare una legge per bloccare una vendita di 20 miliardi di dollari in armi offensive a Israele, perchè “il governo estremista del primo ministro Netanyahu non ha semplicemente intrapreso una guerra contro Hamas. Ha intrapreso una guerra totale contro il popolo palestinese, uccidendo più di 41.000 palestinesi e ferendone più di 95.000 – il 60% dei quali sono donne, bambini o anziani. Netanyahu ha bombardato ospedali e scuole, fatto morire di fame bambini, distrutto infrastrutture e alloggi e reso la vita invivibile a Gaza. Gli Stati Uniti devono porre fine alla loro complicità in questa atrocità”. Altri membri del Congresso hanno anche chiesto un embargo sulle armi. [Qui]
Sempre a settembre migliaia di cercapersone, walkie-talkie e altri dispositivi esplodono in Libano mutilando centinaia di persone e uccidendone altre decine. Si è trattato di un attacco terroristico (va oltre il concetto di guerra ibrida) su larga scala ad opera del Mossad (agenzia di intelligence e servizio segreto israeliano) che ha preso di mira membri di Hezbollah.
I cercapersone esplosi contenevano batterie contenenti una piccola quantità di pentaeritritolo tetranitrato, o PETN, un alto esplosivo, che era incorporato nel processo di produzione delle batterie. Il PETN è una polvere non volatile ed è molto difficile da rilevare in piccole quantità, soprattutto se incapsulato nel corpo plastico di una batteria. I dispositivi sarebbero esplosi alla ricezione di un messaggio specifico (coded). [Qui]
Nel mese di ottobre si susseguono attacchi violenti contro Gaza, Cisgiordania e Libano, infine con l’Iran, il segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres e la forza di interoposizione delle Nazioni Unite in Libano (UNIFIL). [Qui] e [Qui]
Il mese di ottobre è cominciato con il lancio da parte dell’Iran di oltre 180 missili balistici contro obiettivi all’interno di Israele. L’attacco, che viene rivendicato come reazione all’assassinio del leader di Hamas Ismail Haniyeh e del capo di Hezbollah Hassan Nasrallah, rivela diversi problemi del sistema antimissile israeliano sebbene sui principali media si sia scritto che i sistemi Arrow 2 e Arrow 3, più dell’Iron Dome, abbiano difeso sufficientemente il territorio. [Qui]
Come riporta il Daily Telegraph, i missili iraniani sono stati molto efficaci: 30, tutti ipersonici, sono riusciti a passare attraverso l’area dell’Iron Dome e hanno colpito i loro obiettivi causando danni reali. Israele si trova a dover risolvere il problema del numero e del costo degli intercettori contando sempre sull’aiuto militare e logistico degli USA. [Qui]
Aiuto che è arrivato poiché, stando a quanto affermato dalla Casa Bianca in una nota, il presidente Biden aveva ordinato all’esercito statunitense di supportare la difesa di Israele contro gli attacchi iraniani abbattendo i missili che prendevano di mira Israele, e parrebbe aver convinto Netanyahu a tenere una risposta limitata con l’Iran, prendendo di mira solo le strutture militari e non i siti nucleari, o quelli petroliferi.
Tuttavia per Biden si presenta un’altra grana per la fuga di informazioni dagli Stati Uniti sui piani di Israele per l’Iran. La Casa Bianca ha dovuto avviare un’indagine sulla fuga di notizie di due presunti documenti dell’intelligence che descrivevano nel dettaglio i preparativi di Israele per un potenziale attacco all’Iran nei prossimi giorni. I documenti, visionati dal Telegraph, includono interpretazioni di immagini satellitari che sembrano essere state preparate di recente dalla National Geospatial-Intelligence Agency (NGA) e analizzano le informazioni raccolte dai satelliti spia statunitensi e dalla National Security Agency. [Qui]
Per decidere come continuare a sostenere Ucraina e Israele, alla luce delle elezioni presidenziali e all’uccisione avvenuta il 17 ottobre del leader di Hamas Yahya Sinwar, il 18 a Berlino si sono incontrati Joe Biden, Olaf Scholz, Emmanuel Macron e Keir Starmer. Di fatto le guerre in Ucraina, Gaza, Cisgiordania, Libano e poi ancora Iran continuano sempre più violente, così come i massacri della popolazione civile, ma continua anche la farsa di USA e Europa, che si indignano a parole ma nei fatti non fermano la macchina distruttrice di Israele.
Abbiamo una Europa sempre più debole e spostata a destra, e una America che, in attesa del risultato delle votazioni presidenziali, cerca di difendere un ordine mondiale basato ambiguamente su delle regole collassate nei fatti.
In questo gioco il governo italiano ha un ruolo marginale sprofondando lentamente nelle sue stesse contraddizioni. Lo si vede nella debole difesa dell’UNIFIL, di cui l’Italia ha il comando del Settore Ovest, dagli attacchi di Israele: come per le altre azioni dell’esercito israeliano, anche le offensive contro le forze di pace rappresentano violazioni del diritto internazionale. Nelle situazioni di conflitto tutte le fazioni coinvolte hanno l’obbligo di tutelare il personale ONU e rispettare l’inviolabilità delle sedi.
Pochi giorni dopo uno dei tre droni lanciati dal Libano colpisce la residenza privata del premier israeliano a Cesarea, da lì la risposta israeliana uccide almeno 87 persone nel nord di Gaza durante un attacco aereo colpendo diverse case e un edificio residenziale nella città di Beit Lahiya. L’attacco viene condannato dal governo dell’Arabia Saudita [Qui] e [Qui]
Sullo sfondo emerge il grande business della guerra: le guerre in Ucraina e a Gaza aumentano il valore dei principali produttori di armi. Secondo il rapporto della società di consulenza finanziaria e strategica Accuracy (come lo Stockholm International Peace Research Institute), le sette maggiori società europee sono aumentate di più sul mercato azionario dall’inizio dell’invasione russa, ma le loro controparti americane valgono più del doppio.
Le aziende statunitensi sono Honeywell International, RTX Corporation, Lockheed Martin, Northrop Grumman, General Dynamics, L3Harris e Huntington Ingalls. Per quanto riguarda l’Europa, le aziende incluse nello studio sono la francese Safran, Dassault Aviation e Thales; la britannica BAE Systems; la tedesca Rheinmetall; l’italiana Leonardo e la norvegese Kongsberg Gruppen.
In termini di fatturato, le aziende americane sono cresciute del 27,47% (14,1 miliardi di euro) tra il primo trimestre del 2021 e il primo trimestre del 2024, mentre le vendite europee sono cresciute del 28,82% (6,8 miliardi di euro) tra l’ultimo trimestre del 2023 e l’ultimo del 2021. Lo scorso anno le vendite delle sette aziende americane sono state pari a 246,2 miliardi di euro, mentre le aziende europee hanno registrato 102,3 miliardi di euro di fatturato. Per finire nel rapporto Finanza per la guerra. Finanza per la pace [Qui] apprendiamo che i l’industria militare sarebbe responsabile di oltre il 40% della corruzione mondiale.
Un caso è quello della RTX Corporation che dovrà pagare quasi 1 miliardo di dollari per aver frodato il Dipartimento della Difesa, probabilmente per aver corrotto un funzionario del Qatar in relazione ai sistemi missilistici Patriot, un sistema radar, e ad altri servizi di difesa.
L’appaltatore della difesa è stato inoltre multato per 200 milioni di dollari per l’esportazione non autorizzata di tecnologia di difesa in Cina, Russia, Iran e altrove. La sua ammissione di colpa è servita per mantenere buoni rapporti con il Pentagono.
“Sebbene questa sia una delle sanzioni più grandi nella memoria recente, non è un incidente isolato con i contractor della difesa. Ad esempio, all’inizio di quest’anno Lockheed ha risolto una causa per 70 milioni di dollari per risolvere il problema del sovrapprezzo dei componenti alla Marina. Nel frattempo, Boeing, nel settore aerospaziale commerciale, ha pagato circa 487 milioni di dollari relativi alla certificazione 737 MAX” ha affermato Rich Pettibone di Forecast International. [Qui]
Come si può leggere nel sito dell’Alto Commissariato per i Diritti Umani, principale organismo delle Nazioni Unite, “Le armi avviano, sostengono, esacerbano e prolungano i conflitti armati, così come altre forme di oppressione, quindi la disponibilità di armi è una precondizione essenziale per la commissione di crimini di guerra e violazioni dei diritti umani, anche da parte di aziende di armamenti private”.
RTX è una delle tante aziende che sta aumentanto vorticosamente i propri profitti grazie alla guerra a Gaza in particolare. Certo è in buona compagnia: BAE Systems, Boeing, Caterpillar, General Dynamics, Lockheed Martin, Northrop Grumman, Oshkosh, Rheinmetall AG, Rolls-Royce Power Systems, RTX e ThyssenKrupp (senza dimenticare l’Italiana Leonardo solo per citare le più grandi).
Ma “anche le istituzioni finanziarie che investono in queste aziende di armi sono chiamate a rendere conto. Investitori come Alfried Krupp von Bohlen und Halbach-Stiftung, Amundi Asset Management, Bank of America, BlackRock, Capital Group, Causeway Capital Management, Citigroup, Fidelity Management & Research, INVESCO Ltd, JP Morgan Chase, Harris Associates, Morgan Stanley, Norges Bank Investment Management, Newport Group, Raven’swing Asset Management, State Farm Mutual Automobile Insurance, State Street Corporation, Union Investment Privatfonds, The Vanguard Group, Wellington e Wells Fargo & Company, sono invitati ad agire.
L’incapacità di prevenire o mitigare i loro rapporti commerciali con questi produttori di armi che trasferiscono armi a Israele potrebbe passare dall’essere direttamente collegati alle violazioni dei diritti umani al contribuire a esse, con ripercussioni per la complicità in potenziali crimini atroci, hanno affermato gli esperti”. [Qui]
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Rossana De Simone
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