Probabilmente le crisi che stiamo attraversando sono soprattutto crisi cognitive. Albert Einstein sosteneva che il pensiero che crea un mondo non sarà in grado di governare il mondo che ha generato. Il mondo attuale, globale e interconnesso è anche figlio del taylorismo economico e dello specialismo scientifico: ogni problema rilevante è complesso e le intelligenze che sono chiamate a risolverlo sono per lo più specialistiche.
Così le soluzioni cercate e proposte sono il più delle volte esse stesse parte del problema.
Crediamo quindi che nel “laboratorio” di pace bisogna proporre esperimenti che partano da idee scientifiche semplici e necessarie e che facciano uso di una certa grammatica che Bateson non a caso definiva “creaturale”; una grammatica che insegni il particolare rigore del mondo biologico, a cominciare dal linguaggio con cui noi lo descriviamo.
Non è un caso che Bateson, parlando proprio della comunicazione umana e del linguaggio verbale ipotizza che il no sia stato un importante passaggio evolutivo, in quanto ha consentito di sviluppare la capacità di stabilire o di cogliere la differenza tra “avere ragione” e “non avere torto”, la differenza tra “molto” e “non tanto”.
Dire no alla guerra, scendendo in piazza o mettendo le bandiere arcobaleno ai balconi, non basta, ecco perché serve un vero e proprio “laboratorio” dove effettuare “esperimenti” che ci educhino a non avere torto piuttosto che ad avere (sempre) ragione; a desiderare non tanto piuttosto che molto (se non tutto).
Sono esperimenti che agiscono in positivo, sottraendo cioè sempre più ragioni alla guerra e aggiungendo ad ognuno di noi la necessaria tentazione di vivere coerentemente come individui non separati da questa “sacra unità del vivente”. Questi dunque sarebbero i due più importanti risultati di un vero e proprio Centro Ricerche e Sviluppo delle Pace.
Molto bello. Grazie Giuseppe. Educare ed educarci alla pace: proviamo a farlo.