Emilia-Romagna: occorre una svolta radicale nelle politiche ambientali
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PER UNA SVOLTA RADICALE NELLE POLITICHE AMBIENTALI IN REGIONE MODIFICARE PROFONDAMENTE IL MODELLO PRODUTTIVO E SOCIALE
In tutto il Paese e in Emilia Romagna veniamo da anni di politiche ambientali (e non solo) sbagliate e inefficaci per contrastare il cambiamento climatico, affermare nei fatti la vera e necessaria transizione ecologica, fermare il dissesto idrogeologico e il consumo di suolo, attuare politiche per tutelare e preservare i beni comuni. Nella nostra regione abbiamo visto mettere in campo scelte in contraddizione con la necessità di uscire dall’economia del fossile (come il rigassificatore di Ravenna, il gasdotto Sestino – Minerbio e tutte le altre opere di potenziamento del sistema estrattivo), continuare a puntare sulle grandi opere stradali e autostradali in tema di mobilità (dal Passante di Mezzo a Bologna alla bretella Campogalliano – Sassuolo, dalla Cispadana alla Tibre), proseguire nel consumo di suolo (vedi il caso esemplare della logistica), devastare il patrimonio arboreo e boschivo, ignorare l’inquinamento dell’aria e dell’acqua, dare seguito alle politiche di privatizzazione dei beni comuni, a partire dall’acqua e dal ciclo dei rifiuti.
È sempre più evidente che, invece, occorre promuovere una svolta radicale nelle politiche ambientali della Regione. E non solo in esse, visto che le stesse sono strettamente intrecciate con un modello produttivo e sociale, incentrato sul primato del mercato, la svalorizzazione del lavoro, la progressiva privatizzazione del Welfare.
La legislatura regionale che sta alle nostre spalle, e, in specifico, la Giunta regionale che l’ha condotta, è stata la prima responsabile di questa deriva regressiva. La proposta che oggi viene avanzata dal partito di maggioranza relativa con la candidatura di De Pascale sembra muoversi in sostanziale continuità con quelle scelte, a partire dall’esaltazione del Patto per il lavoro e il clima che, dietro affermazioni altisonanti, in realtà, le ha legittimate ed ha portato ad atti concreti addirittura più arretrati rispetto alle enunciazioni.
La destra, anche nella nostra regione, si presenta con un profilo che appare ancora peggiore sia rispetto alle scelte ambientali che al modello di società che propone. Coerentemente con la propria ispirazione negazionista, essa mostra l’intenzione, al di là delle affermazioni elettoralistiche, di rendere ancora più marginali, se non addirittura da annullare, tutte le politiche che guardano alla transizione ecologica, al contrasto al cambiamento climatico, al ridimensionamento dei poteri forti che continuano a voler perpetuare l’attuale insostenibile modello di sviluppo.
A fronte di questa situazione, la scelta prioritaria, per noi, è naturalmente quella di costruire e rafforzare la mobilitazione sociale per affermare la prospettiva di un modello produttivo, sociale e ambientale alternativo a quello oggi dominante. Per questo, rivendichiamo a chi guiderà la prossima legislatura regionale i seguenti obiettivi prioritari:
- avviare l’uscita dall’economia del fossile, a partire dalla messa in discussione del rigassificatore di Ravenna e del gasdotto, per realizzare più rapidamente possibile il passaggio al 100% di energia prodotta da fonti rinnovabili;
- difesa e ripubblicizzazione dei beni comuni, iniziando dall’acqua e dal ciclo dei rifiuti, per i quali vanno previsti la minimizzazione della loro produzione e di quelli non riciclati, uscendo al più presto dal ricorso all’incenerimento;
- moratoria su tutte le opere che prevedono ulteriore consumo di suolo, con particolare riferimento ai poli logistici, e, invece, avvio di un programma serio di rinaturalizzazione dei corsi d’acqua e di riassetto idrogeologico. In questo quadro va inserito un intervento forte di tutela del verde, di rimboschimento e di blocco della distruzione di ogni area boschiva;
- moratoria e ridiscussione delle grandi opere stradali (Passanti di Bologna, bretella Sassuolo-Campogalliano, Cispadana, Tirreno-Brennero e altre ancora), in connessione con il forte rilancio del trasporto collettivo e della mobilità ciclabile e pedonale;
- stop definitivo all’espansione degli allevamenti intensivi e l’avvio di un programma per la loro riduzione, in un quadro di promozione di un sistema agroindustriale basato sulla prossimità e la valorizzazione della naturalità;
- approvazione delle proposte di legge regionale di iniziativa popolare promosse da RECA e Legambiente regionale e dei loro contenuti in tema di energia, acqua, rifiuti e consumo di suolo, anche per dare valore agli strumenti di democrazia partecipativa.
Su queste basi, invitiamo tutte le realtà ambientaliste e sociali della regione a incontrarsi e confrontarsi, valorizzando tutti i possibili processi di convergenza, con l’intenzione di promuovere una grande manifestazione regionale per la metà di ottobre a Bologna, nella quale far vivere le nostre richieste e dare voce alla necessità di una svolta nelle politiche ambientali e sociali nella nostra regione.
COORDINAMENTO REGIONALE RETE EMERGENZA CLIMATICA E AMBIENTALE ER
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