9 Novembre 2022
Elezioni Lombardia: Il Pd che schifa la Moratti fa un favore alla Destra e si candida a una solitaria sconfitta
Tempo di lettura: 2 minuti
(Milano 08.11.22) L’abiura della destra che ha fatto Letizia Moratti con motivazioni abbastanza convincenti, e la contemporanea auto candidatura alla presidenza della Regione Lombardia, è una doppia notizia interessante.
Un’opportunità che il gatto e la volpe della politica italiana, i due del terzo polo, non si sono fatta scappare.
È difficile sapere come andranno a finire le candidature finali. E più difficile ancora, ovviamente, prevedere l’esito elettorale. Di sicuro dopo oltre venti anni di egemonia leghista, per la prima volta la regione Lombardia è diventata contendibile. Certo, è una partita che va giocata bene. Con lucidità strategica e, se serve, anche
un po’ di spregiudicatezza.
Tutto quello che, ancora una volta, a giudicare dalle prime reazioni, il Pd non sembra avere.
Portatrice di un blocco sociale importante, non solo nel mondo economico e dei moderati più in generale, Letizia Moratti ha molto seguito anche in quello del volontariato. È sempre stata una donna di centro. Come tanti altri che hanno navigato più o meno a lungo nella destra, e poi sono approdati in vari modi al Pd. Basti pensare a Casini…. Quindi, fare tanto gli schizzinosi per rivendicare una purezza identitaria, magari in splendida solitudine, con un bel turno di inutili primarie, sembra un lusso che proprio, se vuole qualche chance di vittoria, il Pd non se lo può permettere.
Una candidatura Moratti su un programma progressista, concordato insieme a una squadra ben assortita, può avere tanti vantaggi politici.
Intanto aumenta di molto le possibilità di vittoria.
Poi consentirebbe al Pd di tornare, dopo oltre venti anni, al governo della più importante regione d’Italia.
Darebbe un altro colpo micidiale alla Lega e a Salvini.
Determinerebbe uno sconquasso nella maggioranza di governo. E da una regione di questa importanza, avrebbe un moltiplicatore di efficacia nella sua attività di opposizione al governo nazionale.
Eviterebbe la discutibile candidatura di Cottarelli, appena eletto al Senato.
E finalmente riuscirebbe, comunque, a fare un primo esperimento di campo largo con il terzo polo. Anche perché i 5 Stelle, ancora una volta, hanno anticipato un no sprezzante ad una alleanza con il Pd.
Insomma che vuol dire fare politica? Se vuole crescere, dove potrà prendere i voti se non da quelle aree da dove sono in uscita, come i moderati di centro destra, che rifiutano l’egemonia della destra estrema della Meloni. E con loro, perché no, anche gli esponenti più significativi che non si ritrovano più in quello schieramento. In una politica liquida in tempi di grandi e continui cambiamenti, niente di più normale che ci sia un riposizionamento degli esponenti politici.
I dirigenti locali e nazionali dei Dem, sembrano non capirlo. E mostrano invece una ferale tendenza all’auto compiacimento per la sconfitta. Un bel suicidio di testimonianza, da dare pressoché sicuro con un candidato di bandiera, vale ben più del più importante governo regionale.
Se questo è fare politica! io credo che valga sempre l’anatema di Nanni Moretti: “Con questi dirigenti non vincerete mai”. Auguri.
Sostieni periscopio!
tag:
Benito Boschetto
Aretino di nascita, fiorentino di formazione, milanese di adozione. allievo di padre Ernesto Balducci. Top manager in aziende pubbliche e private (Camere di Commercio, Borsa Spa, Società immobiliari, organizzazioni no profit). Analista politico. Socio fondatore della Associazione ONLUS Macondo Ha sviluppato progetti di cooperazione e solidarietà a favore del popolo palestinese.
Commenti (1)
Lascia un commento Annulla risposta
Chi volesse chiedere informazioni sul nuovo progetto editoriale, può scrivere a: direttore@periscopionline.it
Con rispetto e apprezzamento (per altri pezzi gustosi di Benito Boschetto), in questo caso cordialmente dissento. Il motivo per il quale il PD perde consensi e governa malgrado il calo dei consensi, è esattamente la sua ossessione governista, in nome della quale sacrifica idee e militanti.
A meno che naturalmente l’idea che uno ha del PD è quella di un partito che nulla ha ereditato della tradizione del PCI, e tutto della “tradizione” – che fatico a chiamare tale – della Margherita. E che vada bene così.