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E l’ottavo giorno Dio creò il teatro

E l’ottavo giorno Dio creò il teatro

Questa frase l’ho sentita da Massimiliano Piva regista, attore e direttore del Teatro Cosquillas di Ferrara (Vedi una sua intervista su Periscopio, Ndr).  Non ho trovato la fonte originaria, ma ho scoperto che ormai è una frase diffusa, ci sono Associazioni e Progetti con questo nome ma, per me, in cerca di una chiave di lettura, è sembrata straordinaria.

Il settimo giorno Dio si è riposato ed il giorno dopo ha sentito la necessità di creare una rappresentazione dell’universo.

Non appartengo al mondo del teatro, ma poiché ogni forma espressiva è psicologicamente importante, pur variando lo strumento attraverso il quale si esplicita: pittorico, poetico, danza, prosa, musica e tanto altro, ho pensato che anche il teatro è “Arte che cura”.

Che il teatro faccia bene lo hanno detto addirittura anche al festival di San Remo di quest’anno. Vox populi, vox dei!  Nel corso della terza serata di Sanremo 2025, infatti, si è dato spazio ad un progetto importante, il Teatro patologico, una compagnia formata da attori con disabilità psichiche che smantella lo stigma e favorisce l’inclusione. 1)

Basaglia con Marco Cavallo 2) aveva già intuito come  il teatro può diventare denuncia, agitazione politica, formidabile comunicazione.

Ma anche la nostra città non è da meno, come ci insegnano le esperienze del Teatro Nucleo nato nel 1978, propulsore poi del progetto del Teatro Comunitario a Pontelagoscuro, il Teatro Carcere e le altre esperienze attuali: Balamos, CPA – Centro Preformazione Attoriale, CTU – centro teatro universitario, Ferrara Off, Il Baule Volante – Ass. Teatrale Otiumetars, Officina Teatrale A_ctuar, Teatro Bianco che propongono, oltre ai loro spettacoli, corsi di formazione professionale per operatori civili e sociali,  progetti pedagogici, attività in ospedali psichiatrici, attività in quartieri emarginati, e iniziative rivolte ai bambini, ai giovani, alle scuole.

Molti illustri psicoanalisti, a partire dallo stesso S. Freud, si sono cimentati nell’indagine sull’arte teatrale e, in modo diretto o indiretto, il teatro è sempre stato presente, nella storia del pensiero psicoanalitico. Cominciando dalla lettura psicoanalitica delle tragedie greche allo psicodramma moreniano, il teatro è strumento di comprensione dell’animo umano e di trasformazione. 3)

La rappresentazione teatrale aiuta ad esplorare e risolvere conflitti interiori, permette di rivivere esperienze, esprimere emozioni e ottenere nuove prospettive sulle situazioni personali. L’obiettivo non è imparare a recitare, ma entrare in contatto e prendere consapevolezza di sé stessi.

Ma non voglio dilungarmi, lascio a Massimiliano e alla sua esperienza l’aspetto metodologico ed artistico con i suoi attori disabili e non.

 

Mi prendo un piccolo spazio, quello osservato nel back stage di Permettiti che io ti aiuti 4)

Vi racconto la mia esperienza dietro le quinte. Lo scorso anno, come cantante del Coro Femminile SonArte partecipo ad un evento nel quale il nostro canto è di supporto allo spettacolo, i veri protagonisti sono gli attori di Cosquillas.

Il coro Femminile Sonarte in scena

Quello che si percepisce subito è l’attenzione all’altro, vedo, a profusione, abbracci, carezze, strette di mano, sento frasi come “sei stanco”? “ te la senti?” “cambiamo?” e sono travolta da questa modalità, “Ci fermiamo un po’?”, “Bravo, ci sei riuscito.”, “Sì, così!”.

Alcuni attori del Teatro Cosquillas

Penso: ma quando e quanto poco noi “ abili” siamo così attenti, motivanti, validanti? Amore carezze abbracci fiducia quanto ne avremmo bisogno tutti?

abbracci tanti, sempre
… e baci

Non vi descrivo le disabilità degli attori e neppure le abilità, non è importante.

Il mio è un resoconto di quello che ho provato.

Siamo alla prova generale G. è stanco, è dalla mattina che proviamo, non gli riesce bene il suo ballo: girarsi su se stesso, in terra, senza la carrozzina attraversare il palcoscenico. Nessun rimprovero, ma dalle quinte entra in scena, leggera, una delle attrici, si stende vicino a lui e lo guida al movimento dimenticato, sta al suo fianco e lo accompagna. Nessuna parola. G. supera l’empasse e rotola rotola rotola…il sorriso felice per il gesto ritrovato.

F. è rabbuiato, non ha dato il meglio di sé. Poche indulgenze. Si ritira, si siede da solo, le braccia conserte, la faccia buia. La compagnia lo conosce e non dà spazio a questo suo perfezionismo, la prova continua ed ecco F. riemergere, non resiste a partecipare, c’è un risultato da ottenere, c’è un gruppo da sostenere.

Ancora F., durante la recita, una scena buffa, surreale, non si attiene alla parte e l’effetto esilarante che trascina sempre tutti viene meno. “Perchè ridono” chiede, forse con una sensazione orribile che ridano di lui. Cerca di dare un tono al suo personaggio, ma si perde tutta l’intenzione della scena. Dalla regia una voce come l’ex machina comincia a parlare con il protagonista, ora è un’altra cosa questa messa in scena, ma nessun rimprovero, nelle defaiance ci si aiuta.

E poi c’è L. una bambolina in miniatura che balla aerea come una libellula. Cerca la costumista, non riesce ad indossare l’abito di scena o non lo trova. Non è pensabile! Si agita! Ma la costumista arriva, tranquilla, la veste e lei entra in scena concentrata e serena.

Il pas de deux tra i più belli e commoventi. L’entrata dei due interpreti, un adagio eseguito da entrambi, qualche variazione e il ricongiungimento per il finale danzato insieme. Le carrozzine sono estensioni dei loro corpi, non sono un impedimento costruiscono una nuova elegante coreografia. Il metallo brilla come pallettes, le ruote girano in un virtuosismo poetico.

Il sipario è chiuso. La prima scena ci vede tutti presenti, attori, musicisti, cantanti. È il risveglio. Da terra man mano ci alziamo, cominciamo a muoverci, la musica ci accompagna.

Sono, per fortuna, in fondo. Da giorni ho male alle ginocchia, (implacabile, il mio tempo avanza!) riesco goffamente a chinarmi con lamenti soffocati ma, soprattutto, non riesco ad alzarmi da sola. Alla prova mi hanno aiutato le amiche del coro ma, vedo con spavento che, adesso, non c’è nessuna di loro vicino a me.

Si apre il sipario, che fare? Sono accoccolata per terra e devo levarmi in piedi. Sento già il dolore che mi aspetta, ma mi terrorizza soprattutto la brutta figura. Mi guardo sgomenta intorno, tutti troppo lontano e non posso chiamare: lo spettacolo è iniziato.

Poi mi accorgo che G. è vicino, un passo dietro di me. Lo guardo, gli sussurro aiutami!. G. si guarda intorno, poi incredulo indica se stesso “Chi Io?”, gli spiego, bisbigliando, che non riesco ad alzarmi, capisce, controlla il freno della carrozzina, sposta la mano per lasciare posto alla mia e voilà un appoggio sicuro e sono in piedi. G. mi guarda complice, io gli rispondo con gli occhi, riconoscente.

Non finisce qui ho l’onore anche quest’anno di partecipare ad un nuovo spettacolo con la compagnia Cosquillas, ERGO SUM, sarà nuovamente emozionante, straordinario, terapeutico.

Note 

1) Il Teatro patologico è nato nel 1992 per un’intuizione del regista Dario D’ambrosi.

2)  Marco è il nome del cavallo in carne e ossa che trasporta il carretto della biancheria sporca, del manicomio di Trieste, è molto vecchio, è destinato al macello. Gli internati, i teatranti, gli artisti, gli psichiatri, gli infermieri, i ragazzi della città mettono su un comitato per chiedere all’Amministrazione provinciale di tenere vivo il cavallo e fargli finire i suoi giorni da pensionato in una fattoria in Friuli. Il cavallo stesso scrive una commovente lettera al presidente della Provincia per avere salva la vita. Nasce un’azione teatrale

3) Psicoanalisti e pazienti a teatro, a teatro di Cesare Musatti, ed. Mondadori, 1988

4) Teatro comunale Claudio Abbado di Ferrara, mercoledì 13 marzo 2024 Permetti che io ti aiuti, regia di Massimiliano Piva, con la collaborazione di SonArte, Quintetto Folk, Live Looping; una produzione di Cosquillas Theatre Methodology con il Patrocinio del Comune di Ferrara

Per leggere gli articoli di Giovanna Tonioli su Periscopio clicca sul nome dell’autrice

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Giovanna Tonioli

Giovanna Tonioli da molto tempo si occupa di Dipendenze Patologiche nel servizio pubblico. A lungo, come educatrice, ha pensato di fare uno dei mestieri più belli perchè coraggioso, avventuroso, “stupefacente” come le storie delle persone. Il battesimo lo deve a Marco Cavallo e, sull’onda del pensiero della Psichiatria Democratica, le piace abbattere le porte chiuse e lottare contro tutte le forme di stigma; è testimone delle più svariate umanità. Si è laureata in Psicologia clinica, si è specializzata presso l’Istituto di Psicoterapia Espressiva di Bologna ed è socia di Art Therapy italiana. Lavora a Ferrara. L’incontro con l’arte terapia è stata una svolta importante sia personale che professionale – ma Marco Cavallo lo sapeva già – e così come libero professionista svolge l’attività di Psicoterapeuta Espressiva, dove l’arte, la creatività e l’estetica si sposano con la psicoanalisi, le neuroscienze, la mente con il cuore delle persone. Una terra di mezzo, uno spazio transizionale in cui le parole possono incontrarsi con tutte le forme espressive, il rigore con la curiosità e il gioco, la disciplina con l’immaginazione. Giovanna è anche un mezzo (e sottolinea “mezzo”) soprano, una sfocata fotografa, un’artista naif. Vive in provincia di Ferrara, precisamente alla Cuccia, una piccola casa in uno sperduto borgo di campagna, con i suoi cani che nel tempo si avvicendano, ma che, sempre, sono a loro modo grandi maestri di vita.

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PAESE REALE
di Piermaria Romani

Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno. L’artista polesano Piermaria Romani si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)