Non c’è molto da dire. Oppure tanto: perché l’avventura della maggioranza di Centrodestra è cominciata malissimo. Ed è continuata peggio. Le vicenda è talmente nota (“tutta la città ne parla”) che basta il nudo elenco dei fatti, senza commento.
Prima l’elezione alla Presidenza del Senato (sarebbe la Seconda carica dello Stato) di Ignazio Benito La Russa, senza i voti di Forza Italia (il Presidente La Russa si prende il primo vaffanculo da Berlusconi) e grazie a 19 voti dell’Opposizione. Di chi? Di Renzi, dei 5 Stelle, di qualche furbetto del Pd? Non lo sapremo mai, le ipotesi si sprecano, ma chi se ne frega. Sappiamo come faide e divisioni nelle forze dell’Opposizione non siano meno gravi di quelle nella Maggioranza.
Poi l’elezione alla Presidenza della Camera del vice di Salvini e conclamato omofobo Lorenzo Fontana. (Finalmente Salvini si calma e canta vittoria) (ma il Cavaliere è imbufalito: niente, Giorgia non gli fa neanche ministro la Ronzulli) (la Meloni dimentica il fair play e risponde a muso duro al Cavaliere: “Non sono ricattabile”).
Terzo atto, ancora da scrivere, il nuovo governo. Ce l’hanno ripetuto fino a sfondarci le orecchie: “Sarà Un governo che durerà 5 anni”. Poteva essere l’unico primato che riusciva a intestarsi la Destra al potere (dal 1948 ad oggi si contano la bellezza di 67 governi, nessuno è durato per un’intera legislatura) ma, ed in politica è un dato matematico: “il buongiorno si vede dal mattino”. Il primo Governo Meloni durerà come o meno degli altri. Non serve l’analisi di un meteorologo politico, basta la previsione di un milanese qualunque: Dura minga, dura no.
Intanto però il governo bisogna farlo. Giorgia Meloni è impegnatissima – così ci dicono le cronache – ma il parto sembra ancora lontano. Tra i partiti e dentro ai partiti della Coalizione si registra un crescente ‘nervosismo’, un eufemismo da tradurre ‘lotta al coltello’.
Per esempio. Salvini è furioso con Giorgia che ha rubato alla Lega due terzi dei voti. Berlusconi è furioso con Giorgia perché non da spazio ai suoi ministri. I leghisti del Nordest sono furiosi con Salvini e pensano a come defenestrarlo. I forzisti scalpitano e aspettano il prossimo ricovero al San Raffaele di un patriarca barcollante e fuori controllo: perfino il vecchio ‘democristiano di razza’ Cirino Pomicino ha consigliato al Cavaliere un urgente pensionamento.
“Non sono ricattabile”, dice Giorgia, che vuol dire il contrario, Giorgia Meloni è sotto ricatto.
Adesso, che deve quadrare la squadra di Governo.
E ancora, e di più, quando il nuovo governo si insedierà.
Non sappiamo cosa farà e cosa non farà il primo governo della Destra. Temo farà sfracelli dei nostri diritti. Dei diritti degli immigrati, dei richiedenti asilo, dei bambini stranieri sul suolo italiano. Dei diritti dei più deboli, dei più poveri, delle donne, degli operai, dei non vaccinati licenziati, di chi si ribella alle Grandi Opere o alle nuove colate di cemento. I prossimi, saranno tempi duri per i diritti di tutti, già ampiamente attaccati e limitati dai governi precedenti.
Per il resto, da Giorgia Meloni e dai suoi rissosi compagni non mi aspetto grandi novità.
La strada tracciata da Mario Draghi – padronale, guerrafondaia, atlantista – è stata più volte apprezzata dalla prossima Presidente del Consiglio. La seguirà.
Nessuna novità per l’ambiente: del resto peggio di così…
Ancora Grandi Opere e grandi affari.
Ancora più povertà: nessuna traccia della misericordia che un vecchio Papa continua a invocare.
Ancora guerra e armi da piazzare ad amici e nemici.
Ancora guerra ai pacifisti, agli ecologisti, ai dissenzienti, ai ribelli che non si adeguano.
Insomma, il nuovo governo sarà abbastanza uguale al penultimo. Purtroppo.
Abbiamo un’unica fortuna: Dura minga, dura no.
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Francesco Monini
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è così