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Dino Tebaldi (1935-2004)

 

Il maestro Dino Tebaldi, in questo quarto capitolo del libro “Dietro le sbarre”, racconta con la sua caratteristica abilità narrativa i timori dei suoi alunni della scuola carceraria in merito alla possibilità di una espulsione dall’Italia “che li può rimandare nell’inferno dal quale sono fuggiti, illusi che in Italia ci fosse il paradiso”. Il suo stile inconfondibile riesce a coinvolgere pienamente il lettore senza costringerlo ad inventarsi giudice.
(Mauro Presini)

 

Il tam tam che spaventa

di Dino Tebaldi 

Sono entrati in aula già spaventati, ma a me non hanno detto che cosa li spaventava. Tra loro borbottavano in arabo, ed io ero escluso dalla conversazione.
Si sono accorti del mio imbarazzo, ed uno ha rotto il ghiaccio: “È vero che tutti espulsi da Italia?“.
Ecco il problema!
Radio, televisione ne parlano da giorni, a tutte le ore, con accenti drammatici. I giornali aggiungono la loro, anche se qui arrivano a pochi.
I detenuti hanno sentito, carpito, e capito qualcosa.
Il tam tam delle carceri ha detto il resto: quasi certamente più del dovuto.
E tutti si sono spaventati per una espulsione che li può rimandare nell’inferno dal quale sono fuggiti, illusi che in Italia ci fosse – e, nascosto, ci sia – il paradiso; oppure spaventati di tornare in una famiglia che potrebbe respingerli; o di rimpatriare – comunque- a mani più vuote di quando sono venuti via, come se tanti anni in Italia – attraverso inenarrabili umiliazioni – non avessero prodotto alcun frutto, nemmeno la conoscenza d’un alfabeto o d’una cultura di cui hanno sentito vantare la dimensione.
Adesso hanno in testa idee catastrofiche.
Vivono in un mare di interrogativi,
Hanno voglia – da ieri o da chissà quando – cli porre domande a qualcuno: a chi si trova nella medesima barca, ed a chi sembra più saldo coi piedi su terra ferma.
Ho improvvisato una risposta, credendo di dar loro un tantino di calma: “No! Non tutti gli immigrati saranno espulsi. Solo quelli venuti clandestinamente, che mancano di lavoro e hanno commesso reati: spaccio di droga, sfruttamento della prostituzione, violenze gravi…”.
Quasi una risata a commento: “Allora, maestro, tra poco ci salutiamo…”.
Ed ognuno a dirmi il proprio caso, con occhi spauriti, la voce angosciata, l’attesa d’un parere da parte mia anche se io non potrei mai risolvere il loro problema: “La legge ancora non è stata votata. Non si sa di preciso quali saranno i reati che comporteranno l’espulsione, né i tempi, le modalità, ecc.”.
Ed altri a precisare: “Io, ¡n Italia con visto turistico… Io non clandestino… Adesso, io qui dentro… Visto scaduto…”.
Le situazioni sono diverse, e ciascuna può essere chiara per chi ha competenza di leggi, oppure confusa per chi non se n’intende.
Io non sono un avvocato ma voi potete rivolgervi al giudice di sorveglianza”.
Una voce caustica: “E chi Io vede…? Io /to chiesto colloquio…”.
Subito varie conferme: “Io, chiesto colloquio con educatrice; però educatrice mai parlato con me…”
Invito alla calma: “Io sono soltanto il maestro, e posso fare per voi soltanto il maestro…”.
Una voce insiste: “Spiegare com’è la legge; Lei maestro; lei capisce i giornali…”.
Le facce sono tutte serie al massimo grado. prometto che oggi, domani e domani l’altro leggerò bene i quotidiani, e poi spiegherò in classe.
La voce di prima: “Maestro spiegare, perché non poliziotto…”.
Adesso tutti mi guardano con occhi benevoli e fiduciosi.
Ricordo che le leggi non hanno valore retro-attivo, ma per far capire questo concetto impegno tempo e parole, ed improvviso autentiche sceneggiate come ho visto in una strada qualsiasi d’una calda città del Meridione.
Prima che la legge sia operante – concludo – passerà tempo: almeno due o tre mesi. L’espulsione non sarà automatica, per chi adesso sta qui dentro. Dovrà essere il tribunale ad ordinare l’espulsioneLa legge difende i più deboli… Io prego perché la legge possa essere giusta, perché colpisca i cattivi e sia clemente con quelli buoni…”.
Uno mi chiede un favore: “Pregare perché espulso: nel mio paese,
vedere parenti…”.
Un altro: “Pregare anche per mia espulsione: io sono venuto in Italia per un week-end, e dopo cinque anni sono ancora qui. È ora che io torno nel mio paese…”.
Tra i nord-africani c’è grande sconcerto.: “Qui mangiare e dormire…
– dice uno di essi – Nel mio paese niente lavoro, e niente mangiare… Di là, io scappare ancora…”.
Il più giovane di tutti mi chiama a lui vicino, e – a mezza voce –
confida: “Io partito da casa sei anni fa, per cercare lavoro. Io tornare
senza soldi, senza mestiere, senza regalo per la mia mamma…
“.
C’è tanta gente – in Italia – che vorrebbe mandare via ogni straniero.
Ma in Italia c’è anche gente – per fortuna – che vuole il rispetto delle leggi fondamentali dell’uomo.
Il disegno di legge sugli immigrati, del quale si parla, è richiesto da una parte della maggioranza: “Se il governo vara il decreto, vedrà approvata la legge finanziaria… Se no, sarà messo in crisi… L’Italia, da troppo tempo, è in crisi…“.
Non c’è scampo: il capo del governo ha promesso il decreto, e forse lo metterà ai voti fra qualche giorno. Ma non è detto che il governo riesca – con questo stratagemma – a salvarsi. Ed un nuovo decreto arriverà fra mesi e mesi, forse fra un anno: potrebbe rettificare i contenuti del decreto del quale si parla.
In galera c’è gente che si trova nelle condizioni invocate per un rimpatrio forzato: clandestini, spacciatori di droga, violenze…
A guardarli, per un mese e mezzo di scuola, non avrei potuto capirlo. Adesso, invece, non posso più dubitare: “Allora, maestro, fra poco ci salutiamo…”.
In classe, oggi, erano otto: due contenti d’essere rispediti a casa, sei disperati. Le mie parole non hanno contato gran che. Però tutti m’hanno detto: “Grazie, maestro, lunedì tu a noi spiegare la legge… “.
Un maestro carcerario non può non dare risposte, perché agli allievi-detenuti manca la serenità per guardare il futuro. Ed io, oggi, mi sono sentito dalla loro parte.

Cover: la fotografia utilizzata in copertina è di Francesco Cocco ed è tratta dalla pubblicazione “Repertorio di immagini degli spazi trattamentali delle carceri in Emilia-Romagna”, a cura del Garante delle persone sottoposte a limitazione della libertà personale. 

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Mauro Presini

È maestro elementare; dalla metà degli anni settanta si occupa di integrazione scolastica degli alunni con disabilità. Dal 1992 coordina il giornalino dei bambini “La Gazzetta del Cocomero“. È impegnato nella difesa della scuola pubblica. Dal 2016 cura “Astrolabio”, il giornale del carcere di Ferrara.

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