Diario in pubblico. Senza fine…
In queste giornate di fine autunno mi risveglio con il solito rumore del garage in costruzione attiguo alla mia casa. Le solite tonanti voci degli operai che commentano, tra un urlo e un altro, la progressione dei lavori e lo scarabattolio di attrezzi spostati e altri rumori indefiniti.
Mi ritorna in mente una canzone, Senza fine, che canticchio a mo’ di consolazione, adattandola alle condizioni del presente: «Senza fine, tu sei un’opera senza fine. Hai avuto tanti ieri, non so quanti domani, ma ormai rompi sempre di più!» Quasi a significare una ricezione della canzone, misteriosamente i rumori cessano e un gelido silenzio invade la via e i suoi dintorni. Riprenderanno? Chissà!
I misteri non s’allentano. Da qualche notte un minaccioso rumore, come di ansito prodotto da macchine, invade il mio salotto. Chiamo in aiuto esperti che, con l’orecchio a terra, seguono il rim-bombo. Continua. Organizziamo una spedizione presso i vicini di casa che negano ogni addebito. Poi d’un tratto, come è apparso, il rumore scompare. Que sera, sera… Ormai do fondo alle mie scarse conoscenze di canzonette, ma l’attesa si fa sempre più acuta e i nervi traballano.
Seguo con attenzione le cronache cittadine, appassionandomi (poco, a dire il vero) delle proposte e discussioni sulle candidature di sinistra. Approvo incondizionatamente la relazione di Ilaria Baraldi, mentre a Firenze avanza e poi viene distratta la candidatura dell’amico Tomaso (mi raccomando una sola m) Montanari.
Continuo a studiare Italo Calvino e la sua contiguità con l’ambiente e i personaggi ferraresi. Quasi da non credere. Mah! Chissà cosa direbbe il mio Maestro Claudio Varese, primo e fondamentale studioso dello scrittore.
Poi, quasi a consolidare lo spirito di servizio verso la letteratura che entrambi condividiamo, arriva la telefonata di Fiorenzo Baratelli e allora le dighe si aprono e ancora una volta parliamo e discutiamo l’opera del nostro Cesare Pavese.
Sempre più sconsolato mi appresto ad aspettare la proposta della donazione delle carte Cicognara e del Neoclassicismo che ho offerto alla Biblioteca Ariostea, ma il silenzio è totale, Chissà! Senza fine?
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Gianni Venturi
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