Diario in pubblico: Parole nuove
Da filologo dimezzato e in pensione mi resta la curiosità di esaminare le parole nuove e/o il mezzo con cui parole antiche assumono significati nuovi grazie all’abuso che ne fanno i social e via dicendo, o ancor di più l’uso corrente di parole tecniche.
Per sgombrare subito il campo dai sussurri e grida che personaggi famosi hanno fatto delle parole più antiche si esamini la varietas con cui vengono declinate parole antiche riferentesi a insulti antichi come il mondo, da c…o a t…a.
Ha suscitato scalpore il monologo del sottosegretario alla cultura recitato in un celebre programma televisivo domenicale, in cui oggetto della dotta spiegazione era il termine con cui si definisce la femmina del maiale che, sempre a suo dire, viene dall’informazione tecnica applicato alle donne nate nell’anno 2000. Poi distrattamente rivolgendosi alla figlia le chiede se – come lui è sicuro – è nata nel 1999. Alla risposta che no lei è del 2000, risponde premurosamente di ‘stare attenta’, tra le crasse risate della conduttrice. Ovviamente le scuse ufficiali hanno resi ancor più ghiotta la performance.
Chiunque di noi giri per le strade di paesi, città borghi s’imbatte nella ‘gioventù del loco che mira ed è mirata’ mentre porta in ostensione il più prezioso oggetto taumaturgico, il telefonino, e condisce i suoi passi, specie se femminili, del termine che definisce l’organo maschile.
Del resto, un cantante in una pubblicità stomachevole ammicca agli eventuali acquirenti facendo un calembour tra la parola suddetta e tasso ovviamente economico. Ad una brava e focosa giornalista in trasmissione sfugge quella parola. Apriti cielo. A tutte le vergini dell’ipocrisia sfugge all’unisono un perfetto crucifige!
Ma se le parole sporche hanno tanto fascino presso i cultori della materia, altrettanto risulta stupefacente, l’uso disinvolto di tecnicismi un tempo relegati nell’ambito più stretto del lavoro. Splendida mi è parso la spiegazione condotta dalla Direttrice della Galleria estense di Modena, persona amabilissima e formidabile nel suo lavoro che così descrive il lavoro di pulitura dei quadri:
“In questo momento stiamo analizzando tutte le 427 opere esposte in Galleria Estense, rimuovendole dalla parete o dalla vetrina, per poterle osservare da vicino e annotare in apposite schede eventuali sofferenze o particolarità. Allo stesso tempo, le depolveriamo e le manutentiamo con piccoli interventi localizzati.”
Depolverare e manutentare sono tecnicamente perfetti. E faccio ammenda dei tecnicismi dai noi critici della letteratura di termini consimili usati disinvoltamente al tempo che fu. Ma usare ‘spolverare’ non mi sembra così osé.
Assai interessante anche un commento di un famoso giornalista del quotidiano La Repubblica che così analizza il comportamento di una famosa star:
“Lo scontro tra generazioni potrebbe conoscere una pagina entusiasmante. Pare che Gwyneth Paltrow, classe 1972, brava attrice poi devoluta a star del salutismo on line (pappine, brodini, clisteri depuranti, il corpo angelicato come missione), non incontri i favori della generazione Z, almeno a giudicare da quel vaglio occasionale, e però nero su bianco, che sono i commenti social.”
Bene! ‘Devolviamo’ tutti assieme.
Spendidi poi gli usi di una frase corrente come ‘ In modo spicciolo’ = spicciolamente. O nel verboso e confuso “discorzo” di un politico di prima fascia dove spicca un “punti di attracco”.
Ormai poi ridotti nel mio uso della lingua a odio estremo almeno a ‘problematiche’ e ‘fragili’. Ma la seconda un po’ meno odiosa, in quanto decine di volte usata da medici, operatori sanitari, scienziati.
Terribile la locuzione appena sentita da una speaker televisiva di “slancio aspirazionale”.
Dunque, parole nuove/antiche che rivelano quanto la parola tenti di agguantare la realtà.
Ma quale realtà?
Sta tutto qui.
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Gianni Venturi
Commenti (3)
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molto giusto..non ho capito a cosa si riferisca t…a.
Sempre gustosa la analisi delle parole! Non so mai decidere se siano loro a cambiare il mondo o viceversa!
Grazie Gianni, molto divertente. E intelligente,