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In Medio Oriente, come nel lager, l’orrore non uccide la speranza. La Lezione di Edith Bruck

Nel caos della situazione politica in città e nel mondo per non essere accusati di ‘provincialismo’ dopo le riflessioni sul trittico ‘sgarrupato’ rappresentato da Moni Ovadia, Patrick Zaki e Andrea Giambruno, va ripresa la barra partendo da una importantissima testimonianza della grandissima Edith Bruck apparsa sui giornali oggi 24 ottobre.

L’amica carissima, dal suo letto dove giace per una caduta in casa. riprende la sua riflessione sull’ebraismo, antiebraismo e movimenti consimili che sono presenti in modo spesso preoccupante e scuotono il mondo. Una frase sembra riassumere il concetto di umanità che perfino nel lager ha risuonato quando piccoli segni hanno permesso a Edith di recuperare un briciolo di speranza: piccoli gesti (5 in tutto) che le hanno permesso di resistere trasportandola da uno stato di cosa a quello di persona. In questo modo, afferma la scrittrice sopravvissuta ad Auschwitz, sarà possibile affrontare l’orrore che scuote non solo il Medio Oriente ma tutto lo scacchiere internazionale e tanti popoli.

Parla dunque di un orrore assoluto nel descrivere l’attacco di Hamas, che Israele essendo una democrazia può e deve criticare le scelte di Netanyhau e la inspiegabile – almeno a livello d’intendimento comune – défaillance dei servizi segreti israeliani. E aggiunge: “Israele è debole, non è niente, e potrebbe essere metà di quello che è: dividi con i palestinesi e vivi in pace. Bisogna arrivare ad avere in quella terra due Stati, Israele e un libero Stato palestinese. Tutti sanno che questo è necessario, ma non fanno niente. Da decenni”

A questo punto, come è accaduto per tanti grandi scrittori ebrei, si apre il ragionamento sui palestinesi che mai dovrebbero essere identificati in massa ai terroristi di Hamas. E se si fosse pensato con equilibrio, non si sarebbe dovuto identificare un intero popolo e nazione nell’orrore fascista e nazista. Cosa che è avvenuta ma non è stata recepita a pieno.

Ora assistiamo alle dichiarazioni di António Guterres. È scontro diplomatico tra il governo di Israele e il segretario generale delle Nazioni Unite.

A innescarlo un passaggio del discorso pronunciato martedì dal settantaquattrenne politico portoghese al Palazzo di Vetro, in apertura della riunione speciale del Consiglio di Sicurezza dedicato alla crisi in Medio Oriente. “È importante riconoscere che gli attacchi di Hamas non sono arrivati dal nulla. Il popolo palestinese è stato sottoposto a 56 anni di soffocante occupazione “, ha ricordato Guterres. Precisando che, come le rivendicazioni dei palestinesi “non possono giustificare gli spaventosi attacchi di Hamas”, così questi spaventosi attacchi non possono giustificare la “punizione collettiva ” del popolo della striscia di Gaza.

Il segretario Onu ha altresì reiterato l’appello per un “cessate il fuoco umanitario”, sottolineando che “nessuna parte in un conflitto armato è al di sopra del diritto”.

Siamo arrivati ad un punto senza ritorno?
Difficile per ora dirlo. Certo che ancora una volta le parole della Bruck affondano in una melma da cui è difficile uscire.

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Gianni Venturi

Gianni Venturi è ordinario a riposo di Letteratura italiana all’Università di Firenze, presidente dell’edizione nazionale delle opere di Antonio Canova e co-curatore del Centro Studi Bassaniani di Ferrara. Ha insegnato per decenni Dante alla Facoltà di Lettere dell’Università di Firenze. E’ specialista di letteratura rinascimentale, neoclassica e novecentesca. S’interessa soprattutto dei rapporti tra letteratura e arti figurative e della letteratura dei giardini e del paesaggio.

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