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Dal Brasile al Guatemala, dal Messico alla Colombia: cresce il fondamentalismo religioso in America Latina.

di David Lifodi
articolo originale su Peacelink

Cresce il fondamentalismo religioso in America latina, soprattutto a seguito del proliferare delle comunità evangeliche e all’utilizzo della fede cristiana in chiave ultraconservatrice da parte delle destre. Ad evidenziarlo uno speciale della testata online nodal.am diretta da Pedro Brieger

L’avanzata del fondamentalismo religioso in tutto il continente latinoamericano è trainata dal Brasile, dove c’è stata una vera e propria esplosione di gruppi neopentecostali, spesso legati alla destra bolsonarista. Ad esserne influenzata è stata tutta la politica del più grande paese sudamericano.

A questo proposito, l’Instituto Tricontinental de Investigación Social ricorda che, in occasione del colpo di stato del 2016 volto a far cadere Dilma Rousseff, allora presidenta del Brasile, Eduardo Cunha, all’epoca presidente della Camera dei deputati, ma soprattutto esponente di primo piano del gruppo pentecostale Assemblea di Dio ( Assembleias de Deus) aprì la sessione che poi avrebbe portato all’estromissione di Rousseff dal Planalto con la frase: “Si apra la seduta. Sotto la protezione di Dio”.

Accomunati da un forte sentimento antiscientifico, soprattutto in merito al Covid-19, e da un enorme odio contro le comunità indigene, tanto da definire i loro riti, usi e costumi come “satanici”, le comunità evangeliche hanno preso piede anche in Cile, Perù, Guatemala, Messico, Colombia e Bolivia. Proprio in Bolivia, la presidenta de facto Jeanine Áñez, installatasi di forza a Palacio Quemado a seguito del colpo di stato del 2019 contro Evo Morales, effettuò il giuramento con una gigantesca Bibbia tra le mani.

L’ideologia di genere e il sostegno alla famiglia cosiddetta “ideale”, che individuano come unico ruolo della donna quello di procreare e prendersi cura della famiglia, insieme al desiderio di perpetuare i valori di una società patriarcale, rappresentano le principali bandiere del fondamentalismo religioso.

In Brasile, sotto il governo Bolsonaro, ad essersi distinti per propagandare queste idee, sono stati soprattutto la pastora Damares Alves, ministra della Donna, della Famiglia e dei Diritti umani, e l’ex ministro dell’istruzione Milton Ribeiro, che ha cercato di imporre ad ogni costo un’educazione neutra, fedele allo slogan dello stesso Bolsonaro “Scuole senza partito”, il cui scopo era fermare i valori progressisti all’interno degli istituti scolastici.

Del resto non c’è da stupirsi, basti pensare che lo stesso Bolsonaro è stato battezzato in Israele, sulle acque del fiume Giordano, dal pastore Everaldo Pereira, anch’esso dell’Assemblea di Dio.

Più in generale, in tutti i paesi latinoamericani, il fondamentalismo religioso è servito per affermare non solo i valori del capitalismo, ma quelli del neofascismo, nel tentativo di guadagnarsi il sostegno delle classi popolari.

A sperimentare cosa significhi coniugare politiche reazionarie e fondamentalismo evangelico è stato anche il Guatemala. A partire dal Congreso Iberoamericano por la Familia y la Vida dello scorso anno il paese è stato catapultato dal presidente Giammattei, il prossimo giugno in scadenza di mandato, in un incubo denominato identità di genere, caratterizzato da due vere e proprie crociate: vietare ogni forma di aborto e combattere ad ogni costo l’omosessualità (e di conseguenza ostacolare il cosiddetto matrimonio igualitario).

Da quel 9 marzo 2022, giornata del Congreso Iberoamericano por la Familia y la Vida, qualcuno ha paragonato il Guatemala ad alcuni stati islamici dove la donna è schiava dell’uomo, tanto che la battuta ricorrente era: ¡Hay que preparar la burka!

Non è migliore la situazione del Messico, dove la stella di Verástegui, legato agli spagnoli di Vox, sembra tutt’altro che in fase discendente. Legato al cardinale ultraconservatore Raymond Leo Burke, tra i maggiori oppositori di Bergoglio e su posizioni negazioniste in merito alla pandemia, non a caso Verástegui è portatore dei valori legati alla destra cattolica. Tra i suoi nemici principali vi è il presidente messicano Andrés Manuel López Obrador.

Anche in Colombia, dalla presidenza Duque, antecedente a quella di Gustavo Petro, il fondamentalismo religioso è cresciuto. Sono molte le chiese cristiane che hanno appoggiato l’uribista Duque nelle precedenti presidenziali e adesso cercano di ostacolare il percorso di Petro, sempre all’insegna delle posizioni contro aborto, eutanasia, diritti delle comunità Lgbt e, ovviamente, gli accordi di pace. In qualità di presidente, in occasione del Día Nacional de Libertad Religiosa y de Cultos, Duque trovò l’occasione per promuovere las Escuelas de Padres, molti simili alle scuole senza partito del Brasile bolsonarista allo scopo di promuovere i valori della famiglia tradizionale.

Infine, sul proliferare del fondamentalismo religioso in America latina pesa, manco a dirlo, l’influenza dell’Osa (Organizzazione degli stati americani), che ha aderito al Foro continental por la vida y la familia e all’organizzazione statunitense Alliance Defending Freedom, il cui fondatore è James Dobson, influente membro dell’Officina della Fede della Casa Bianca e sostenitore di Trump della prima ora.
L’Osa ha finito per trasformarsi a sua volta in un’organizzazione che vuole imporre i valori della famiglia tradizionale, oltre che governi graditi agli Usa, in tutta l’America latina.

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