Dai confini estremi della città:
vivere abbandonati a Bova di Marrara
Tempo di lettura: 5 minuti
Dai confini estremi della città: vivere abbandonati a Bova di Marrara
Non abito in “Città” ma in una piccola frazione del Comune di Ferrara. L’ultima al confine sud-est del territorio – Cinquantaquattro famiglie, all’incirca.
É un posto dimenticato da Dio e dagli uomini. Progressivamente (ci abito da più di trent’anni) ci hanno tolto tutto, chi e perché non ve lo so dire. So però che onoriamo urbanamente le tasse dovute.
Non abbiamo trasporti pubblici, hanno chiuso la scuola, non ci sono bar, figurarsi luoghi di aggregazione e di incontro. Non abbiamo neppure la chiesa. L’unico negozio forno e alimentari ha abbassato le serrande.
Questo cosa comporta? Un isolamento tale che fa diventare difficile per tutti gli abitanti fare le cose più semplici.
Per andare a scuola se sei piccolo, dall’asilo alle medie, ci sono gli scuolabus ma i punti di raccolta non sono sempre vicini e i trasporti non sono gratuiti. Se vai alle superiori devi organizzarti con autobus rari e che fanno percorsi “stravaganti”. Uno studente che non abbia la disponibilità di essere accompagnato, lo vedi camminare alle 6,30 del mattino con in spalla lo zaino che lo incurva dal peso, per raggiungere la fermata più vicina.
E questo se va a Ferrara, perché se deve raggiungere la più vicina Portomaggiore (beh, è un altro Comune!) la corsa non esiste, deve andare a San Nicolò (che è del Comune giusto) a prendere una corriera che lo porta a Ferrara stazione dove c’è un trenino che lo porta finalmente a destinazione.
Oppure c’è la variante per Santa Maria Codifiume, se uno può permettersi di perderci una mezza giornata.
Rivedrai gli stessi ragazzi al ritorno verso le 16,00 con i compiti da fare, tanto per il tempo libero non c’è niente. Niente di niente.
Non molto diverso per gli anziani. Per andare alle visite mediche, in farmacia, che alla Bova non c’è, dal medico di base, che alla Bova non c’è, a fare la spesa, che negozi vicini non ce ne sono, o si è ancora in gamba da usare la bici oppure si deve ricorrere ai famigliari, ma, lo sapete no, i nostri vecchi si imbarazzano a “essere di peso” sui figli che lavorano, loro hanno “le loro difficoltà” e quasi sempre abitano altrove.
Esiste il servizio di qualche volontario, ma non ripaga il sentimento di sentirsi soli nelle sale d’attesa e in balia alle volte, perché non “performanti”, dei borbottamenti e l’impazienza degli operatori sanitari. Non tutti tollerano di essere mortificati e così vengono definiti maleducati, alcuni si scusano preventivamente, di cosa? di dare disturbo per essere vecchi, lenti, e impauriti?
Era stata trovata una bella soluzione. Non so se è durata, alcuni Bovani si sono messi a disposizione facendo una specie di servizio taxi su chiamata, un servizio di buon vicinato! Il limite? Che una iniziativa personale e responsabile, ha permesso alla P.A di non porsi più di tanto il problema.
Per tutti gli altri adulti è d’obbligo l’auto che vuol dire spese, inquinamento e rischi.
Di poco più di un centinaio di persone di questo antico borgo alla destra del Po di Primaro, la maggior parte è costituita da anziani. Nel giro di pochi chilometri intorno ci sono tre residenze per loro, ovviamente tutte private.
I pochi giovani autoctoni o temerari, alla raggiunta età scolare dei figli si spostano nei paesi più grandi e più serviti.
E noi superstiti ci accontentiamo della natura (trascurata se non è quella dei nostri giardini o dei campi), del silenzio, della compagnia degli animali dei cortili e di quelli selvatici, perché andare al cinema, a teatro e fare vita sociale vuol dire andare in Città. Vuol dire fare 20 chilometri all’andata e 20 al ritorno, con il sovraccarico di dover ipotecare tempo e aggiungere fatica alla routine quotidiana: “come andare al lavoro anche se più bello”. Se si vincono tutte le resistenze il risultato è quello di essere “accolti” dal traffico, dalla mancanza di parcheggi e da un crescente senso di colpa per aver lasciato soli i vecchi e i bambini per cose futili come la cultura e il divertimento.
Bova di Marrara ha una sola strada principale, le case sono case coloniche disperse nella campagna. É però zona per i percorsi ciclistici, la natura intorno è bella anche se abbandonata a se stessa. Percorrerla è un piacere, non fosse che le strade sono piene di buchi, senza dissuasori per le auto (poche per fortuna!) che mettano in sicurezza gli abitanti umani e non, che la transitano “pedibus”.
La Bova è anche zona di pescatori, ma il Po di Primaro ha gli argini che franano e l’acqua si sta prendendo sempre più terreno. Sì certo le nutrie… ma il Demanio Comunale?
Però alla fine vi racconto una bella storia.
Rosa, vicina alla pensione, ha comprato casa qui. Vicino a lei c’è un altarino con la Madonnina, abbandonato da mò e rovinato.
Pazientemente e con cura, Rosa l’ha restaurato, ha messo fiori e luci.
Di fronte, sul lato opposto della strada, in un piccolo spazio ombreggiato che dà sul Primaro ha messo una panchina e poi due e poi un tavolino e una poltrona, tutto fatto con materiale di recupero, con grande creatività e perizia.
Adesso questo piccolo giardino, rispettato da tutti, è diventato il posto per le chiacchiere, la sosta corroborante per i ciclisti e i corridori, per le mamme che portano a spasso le carrozzine. Adesso la gente si ferma, qualcuno a pregare la Madonnina, qualcuno per ammirare il ricco e curato giardino.
Nessuno ha chiesto niente a Rosa e Rosa non è stata ad aspettare che un primo cittadino, o chi per lui, intervenisse. Spontaneamente, con semplicità e senso civico ha dato il suo contributo alla nostra piccola comunità rendendola più accogliente e gentile.
Non possiamo sperare che “spuntino altre Rose” ma, di certo, possiamo pretendere che sia chi governa la città e tutti i suoi cittadini a prendersi carico dei loro bisogni, in modo eguale in ogni angolo del suo comune, avendo cura dei loro interessi e del loro benessere.
Giovanna Tonioli
Candidata nella lista La Comune di Ferrara
Sostieni periscopio!
Giovanna Tonioli
Commenti (5)
Lascia un commento Annulla risposta
Chi volesse chiedere informazioni sul nuovo progetto editoriale, può scrivere a: direttore@periscopionline.it
Comunque è verissimo, in tutta la zona mancano servizi. Non ci sono, ad esempio, corriere o bus nei fine settimana, da frazioni come Monestirolo – e linea relativa – hanno tolto pure la corriera del pomeriggio delle 18. Il vuoto
questa e’ la fine che sara’ per i paesi del vicino Veneto che gia’ da qualche tempo sono presi di mira dai bulli politici regionali che invocano di gia’ la fusione coatta dei parsi limitrofi fra loro. la scusa ufficiale e’ che con le fusioni si avranno piu’ fondi disponibili per il super comune nuovo nato. Infatti si vede bene come funziona sta cosa dei fondi. Neanche in citta’ spendono soldi per i servizi ai cittadini, figurarsi per le frazioni lontane.
https://www.instagram.com/p/CwV0KieLPkTHXKBm6_88PmOdBrHkvkFKUchJrY0/?igsh=MXA4OTVpMWhmZ3dtaA==
cara Giovanna, questo è purtroppo il futuro di tanti italiani. In un mio post su Instagram della scorsa estate raccontavo una cosa molto simile, in un borgo della Val Camonica. Ne ha parlato Filippo Tantilo nel suo libro “L’Italia vuota”, con esempi virtuosi. Non è molto, ma non ho per il momento risposte più articolate. Un caro saluto
Alberto
Da bravo ciclista “lupo solitario” ho sostato ,un po’ sorpreso”su quella panchine.Ringrazio Rosa per la sosta e te per la bella riflessione.
Cara Giovanna, da Marrarese posso dire che è proprio così come dici, sicuramente qui un pelo più serviti e con attività storiche che nonostante tutto tengono botta ma la macchina serve comunque per tutto. Sono contento per il recupero del palazzone, una cosa che pareva onestamente fantascienza, non vedo l’ora che finiscano per i lavori per dare degli spazi ai giovani, i miei figli sono nell’ età giusta per sfruttare questi spazi, devo però dire che sono cresciuto a San Bartolomeo e l’idea di vivere in città non mi ha mai sfiorato lontanamente, ognuno è fatto a modo suo e sono contento di abitare qui, personalmente non potrei mai fare a meno dei miei spazi e della relativa tranquillità di Marrara e dintorni. Mia moglie ha vissuto l’adolescenza in via Bologna ed è convinta che i nostri figli vivano meglio qui che in città pensiero condiviso anche dai miei suoceri cittadini. Da ciclista sono passato varie volte e ho avuto anche il piacere di parlare con Rosa, davvero una persona speciale. L’ essenziale è invisibile agli occhi come diceva Saint Exupery! Un cordiale saluto. Robert