Un cortometraggio breve e che non ha bisogno di parole. Solo un colore: il rosa
In mare aperto, un fenicottero atterra su una portaerei. Per mantenere la pista libera e far decollare gli aerei, i militari devono sbarazzarsene. Ma il fenicottero e i suoi congeneri tornano implacabili per mettere di rosa la grigia macchina da guerra. La invadono.
Un cortometraggio bellissimo, “Code rose” (2022), diretto da Taye Cimon, Pierre Coëz, Julie Groux, Sandra Leydier, Manuarii Morel e Romain Seisson, sei alunni della scuola francese Ecole des nouvelles images di Avignone.
Il cortometraggio basato sulla folla – la nuvola di fenicotteri è potentissima – presenta un conflitto esterno tra esseri umani e animali, una messa in scena che coinvolge grandi distanze, un messaggio pacifista ed elementi del genere dei film di guerra, abilmente combinati con surrealismo e grande magia.
Le inquadrature sono ampie, non ci si concentra sulle espressioni facciali umane per creare tensioni o conflitti, ma lo si fa attraverso le posture del corpo, le performance dei personaggi e il confronto continuo tra la portaerei e i fenicotteri decisi.
Molti i punti forti di questo lavoro: ritmo visivo elevato, gestito attraverso il montaggio, il movimento all’interno dell’inquadratura, i movimenti della telecamera (panoramiche, riprese aeree), sceneggiatura altamente creativa con un conflitto insolito, elementi giocosi e surreali che ravvivano il film con umorismo, eccezionale lavoro estetico e di animazione, punti della trama efficaci e molte sorprese che catturano gli spettatori.
L’immersione nel rosa conduce in un mondo magico dove la bellezza ostinata può mettersi di traverso e fare la differenza. Trionfando, in beffa a tutto e a tutti.
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Simonetta Sandri
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