Ciò che ho perduto
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Ciò che ho perduto
Guardo fuori dalla finestra. C’è fermento per le strade: la gente corre, schiamazza, scherza, balla, ride.
Voglia di baldoria, di dimenticare, di ricominciare.
Un brindisi al nuovo anno. Che porti fortuna, salute, amore, serenità, pace, e chi più ne avrà più ne metterà.
Si sente nell’aria. L’elettricità scorre come la speranza, che come il tempo non muore mai.
Il tempo, appunto. Il tempo che non si ferma e prosegue il suo cammino senza fretta, secondo dopo secondo.
Il tempo ordina, il mondo esegue.
Ancora poche ore e ci siamo. Quando l’attesa diventerà il nuovo presente. Senza più appello, senza più scuse.
È l’eterno gioco del tempo, che si burla di tutto e tutti offrendo bollicine di speranza e lustrini d’illusione, mentre si porta via un altro anno. L’ennesimo di un’esistenza che non ne vuole sapere di cambiare, di cambiare per davvero.
Come si dice: un anno in più lasciato ai ricordi, un anno in meno in pasto ai desideri.
Eppure è l’unico modo, e il tempo lo sa bene.
E allora brindate all’ignoto, all’anno che verrà. Cavalcate il toro impazzito, prendetelo per le corna, ubriachi di nuovi sogni da sognare, nuove montagne da scalare, pronti a farvi infilzare, inconsapevolmente disperati, distratti, invecchiati.
È soltanto un anno in più. E quanti saranno alla fine? Poche manciate? Nient’altro che una fottutissima vita intera!
Ma io no. Stasera resto a casa. Lontano dal grande carrozzone dorato. Nessuna patetica esagerazione, nessuna pilotata trasgressione, nessuna pia illusione.
Perché nulla sarà mai dolce come ciò che è già stato. E dolce, ancorché amaro, lo è per davvero: chiudere gli occhi per rivedere un’ultima volta quel che ho lasciato.
Dunque così sia.
Mi volgerò indietro, resterò in silenzio a salutar come si deve l’anno passato e sigillar nel cuore ciò che ho perduto.
In copertina: un’opera di Paul Klee

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Carlo Tassi
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PAESE REALE
di Piermaria Romani
Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno. L’artista polesano Piermaria Romani si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)
Essenziale, sintetico, ficcante. Scrivi bene e lo dimostri ogni volta
Buon anno
Buon anno a te Cristiano, grazie.