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Ci vuole fegato
Lo spettacolo del Teatro Nucleo con i detenuti del Carcere di Ferrara

Martedì 19 e mercoledì 20 dicembre presso la Casa Circondariale “Costantino Satta” di Ferrara, una dozzina di persone detenute, dirette da Marco Luciano con la collaborazione di Veronica Ragusa e Andrea Zerbini, hanno messo in scena “Fegato”, un nuovo spettacolo prodotto dal Teatro Nucleo e dal Coordinamento Regionale Teatro in Carcere Emilia Romagna.

Il lavoro teatrale, ispirato liberamente al mito di Prometeo, si è interrogato su una questione: il titano, sapendo cosa sarebbe diventata l’umanità, avrebbe comunque rubato il fuoco agli dèi e subìto il martirio eterno sui monti del Caucaso con il fegato dilaniato ogni giorno dall’aquila Aithon?
Gli attori e il regista hanno intrapreso insieme un viaggio creativo lavorando sul sogno premonitore, sull’incubo che probabilmente il ribelle Prometeo ha avuto la notte prima di andare a rubare il fuoco per donarlo agli uomini.

Poco più di un centinaio di persone sono entrate in carcere di sera per assistere ad uno spettacolo teatrale. La cosa non è normale ma sorprendentemente interessante dal punto di vista della sfida ai pregiudizi.
In carcere, ci entro da 8 anni e conosco le prime sensazioni che si provano; è per questo che penso che gli spettatori che hanno scelto di vedere lo spettacolo in carcere l’abbiano fatto per due motivi: assistere allo spettacolo ma, soprattutto, affrontare la curiosità e superare la paura di entrare in una struttura prevista dalla nostra società ma della quale la maggior parte dei cittadini sa poco o nulla.

Accolto da atmosfere suggestive, il pubblico è entrato nella sala destinata a teatro disponendosi attorno allo spazio scenico. In tal modo gli attori e gli spettatori sono diventati parte di una performance, alla quale sia gli uni che gli altri hanno partecipato in maniera attiva.
Il modo singolare degli attori di usare i gesti, i movimenti, le parole e la musica ha attirato l’attenzione e ha distribuito interrogativi, dubbi e spunti di riflessione.
La forma particolare di teatro è stata sicuramente strumento di evoluzione sia per gli spettatori che per gli attori perché ha focalizzato l’attenzione sulla relazione che si è creata.

Bravi gli attori ed i musicisti che alla fine della performance, visibilmente emozionati, hanno salutato il pubblico portandosi in cella i complimenti sinceri ed i dialoghi interessati. Grazie a tutte e a tutti coloro che, con il coraggio di guardare in faccia questa realtà senza ipocrisia, hanno scelto di entrare in carcere ad applaudire persone che stanno facendo un gran lavoro su se stessi.

L’iniziativa è stata possibile grazie alla disponibilità della direttrice Nicoletta Toscani, della comandante Annalisa Gadaleta, delle dottoresse dell’area educativa e degli agenti di polizia penitenziaria. Grazie alla sinergia fra il Teatro Nucleo e tutti i soggetti di cui sopra è stato possibile aprire di nuovo questo ponte fra il carcere e la città che dovrebbe aiutare sia la rieducazione delle persone “ristrette” che la conoscenza da parte dei cittadini di una realtà così vicina e, allo stesso tempo, così lontana.

 

Le immagini: tutte le foto, compresa quella in copertina sono di Mauro Presini.

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Mauro Presini

È maestro elementare; dalla metà degli anni settanta si occupa di integrazione scolastica degli alunni con disabilità. Dal 1992 coordina il giornalino dei bambini “La Gazzetta del Cocomero“. È impegnato nella difesa della scuola pubblica. Dal 2016 cura “Astrolabio”, il giornale del carcere di Ferrara.

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