“Ci Sto? Affare Fatica”.
Il riscatto di Umarèl
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“Ci Sto? Affare Fatica”. Il riscatto di Umarèl
l mio biglietto di auguri natalizi porta la data del 10 luglio scorso, quando è iniziata per me la settimana più brillante e luminosa dell’anno.
Faceva un caldo boia, ricordate? Mi trovavo in riva alla Darsena, sotto il solleone crudele, con un pennello e un secchio di liquido puzzolente, ma ero il pensionato più felice del mondo: stavo dirigendo nientemeno che una squadra di dieci addetti con l’incarico di trattare le sedute di legno fissate lungo la passeggiata con due mani generose di impregnante.
Indossavamo tutti la maglietta rossa col logo di “Ci Sto? Affare Fatica”.
E per me era il giorno glorioso del riscatto dell’umarèl: avevo ricevuto dal Comune l’investitura ufficiale di Capomastro di Lavori pubblici.
La squadra era composta da dieci studenti delle superiori, due ragazze e otto ragazzi accompagnati da una giovane tutor, che avevano dato la loro disponibilità ad eseguire lavori utili alla comunità durante le vacanze estive. E in quello scorcio d’estate del 2023, i giovani volontari così organizzati in città sono stati sessanta (e altre decine sono rimasti in lista d’attesa), seguiti da “handyman” reclutati come me tra pensionati volenterosi con un minimo di pratica manuale.
Dunque i miei auguri emozionati vanno a Thomas, Federico, Martina, Leonardo, Mirco, Cassandra, Antonio, Jacopo, Pietro, Marco e alla tutor Martina Pozzati che mi hanno regalato gioiosità, impegno, leggerezza, collaborazione.
Hanno reso semplice il mio lavoro, addomesticato la mia preoccupazione di umarèl carico di responsabilità inaspettata. Non si conoscevano tra loro, hanno fraternizzato in poche ore, si sono impadroniti di attrezzi mai usati e hanno seguito i miei consigli fino a raggiungere una autonomia non solo nella esecuzione, ma anche nella visione responsabile dell’intera operazione. Dopo la prima giornata in Darsena, siamo passati alla scuola materna del Villaggio Satellite, dove abbiamo dato due mani di bianco ai muri di una delle sezioni del plesso.
È stata l’Unità operativa Nuove Generazioni del Comune, d’intesa con i Lavori Pubblici e con l’ufficio Patrimonio a sviluppare a Ferrara, per il secondo anno consecutivo, una idea nata a Bassano del Grappa e diffusa poi in una rete di numerose altre città come “buona prassi civica” col titolo “Ci Sto? Affare Fatica”. La cooperativa Open Group ha gestito efficacemente la parte organizzativa e i rifornimenti. A tutti quanti va la mia riconoscenza per il valore di questa iniziativa, che favorisce l’incontro di giovani e adulti in un impegno gratuito per la comunità, mescolando sudore, divertimento, creatività, responsabilità e amicizia.
E se in ogni quartiere della città e nelle frazioni nascessero tante squadre così, pronte non solo in estate a dare una mano per piccoli lavori utili a tutti?

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Alessandro Tagliati
Commenti (2)
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Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno. L’artista polesano Piermaria Romani si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)
PAESE REALE
di Piermaria Romani
È una bellissima idea.
Potrebbe essere estesa a tante attività utili ai quartieri e alle persone.
La popolazione fortunatamente invecchia e molti sono quelli in buona salute … che tra l’altro non sanno come organizzare il loro tempo libero.
Quello che è considerato un handicap per il nostro territorio può diventare una grande opportunità.
Lo stesso vale per i giovani che possono trovare, nelle attività insieme agli anziani, una occasione per coniugare il lavoro per il sociale con l’addestramento per la vita.
In mezzo a tante finte luci, una luce vera ed edificante. Con l’augurio che possa essere generativa di tante altre esperienze capaci di coniugare mani, cuore e testa…e speranza nella nostra comunità.