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Le voci da dentro. Chi toglie i peccati del mondo?
I detenuti attori al Teatro Comunale

La nostra Costituzione affida agli istituti penitenziari un obiettivo importante, alto e lungimirante; infatti l’articolo 27 recita: “Le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato”.

Nello stesso comma ci sono due parole di grande spessore etico che oggi sembrano ai margini: “umanità” e “rieducazione”.
In sintesi, la Costituzione scommette sulle possibilità di cambiamento della persona, a condizione che venga trattata con umanità ed aiutata con una serie di attività rieducative.

Fra quelle che la Casa Circondariale di Ferrara propone ce ne sono davvero tante, probabilmente sconosciute ai più, gestite da istituzioni e realtà associative: dalla scuola all’università, dal teatro al cinema, dalla cura degli orti al riciclaggio di apparecchiature elettriche, dal calcio al rugby, dallo yoga alla pallavolo, dalla camminata veloce alla ginnastica dolce, dalla scrittura creativa al giornale.

Ognuna contribuisce, a suo modo, a quella rieducazione di cui la nostra comunità ha bisogno; in particolare il teatro, per le sue caratteristiche peculiari, aiuta a farla vivere direttamente.

Marco Luciano, attore e regista teatrale, esprime molto bene questo concetto in un’intervista concessa tempo fa a Telestense: “Molti di noi sono convinti che si entra in carcere per insegnare qualcosa ai detenuti. Bisogna essere coscienti del fatto che quando si entra in carcere per la maggiore si impara perché veniamo da un vissuto e da esperienze che non hanno quei codici.

Pertanto a noi interessa di più educare che non insegnare, perché educare viene da “ex ducere” cioè “tirar fuori” e Gramsci ci offre ottimi spunti per tirar fuori e mettere su uno stesso piano comunicativo chi sta scontando una pena e chi viene invece in carcere a tirar fuori l’anima di queste persone”.

Marco Luciano conduce il laboratorio teatrale nella Casa Circondariale di Ferrara e recentemente ha curato la regia dello spettacolo Agnus Dei, liberamente ispirato alle lettere dal carcere di Antonio Gramsci, che è stato presentato al pubblico del Teatro Comunale di Ferrara nella serata del 12 giugno scorso.

Lo spettacolo non aveva come obiettivo quello di narrare in maniera biografica la vita del politico e filosofo italiano, quanto piuttosto quello di indagare, attraverso quadri grotteschi e sarcastici, azioni poetiche e musica dal vivo, alcuni archetipi morali e sociali che la nostra società continua a propinare quando si parla di carcere e detenzione.

Dice Marco: “Agnus Dei… il titolo può sembrare un po’ ridondante, ma lo spettacolo vuole indagare alcuni stereotipi che ancora la nostra società alimenta quando si parla di carcere e da un altro punto di vista ci offre uno spunto per una riflessione diversa, cioè fa pensare che alcuni detenuti sono in carcere a scontare una pena e tanti altri sono fuori a non scontare le loro pene. Abbiamo individuato nella figura di Gramsci un paradigma di questo concetto”.

Marco Luciano è riuscito a portare al Teatro Comunale lo spettacolo Agnus Dei, ma la cosa più importante è che è riuscito a portare in scena, fuori dalle quattro mura della cella, diversi attori detenuti della Casa Circondariale di Ferrara che hanno seguito il laboratorio che viene proposto ormai dal 2005. È riuscito a creare un ponte, un’occasione per la società di incontrare le persone detenute andando oltre il reato, oltre la pena, oltre i pregiudizi.

Lo spettacolo Agnus Dei è stato emozionante, profondo, carico di significati e di stimoli.
Gli attori detenuti, molto emozionati, sono stati credibili e bravissimi nell’interpretare in maniera così intensa quei ruoli che sentivano particolarmente. Ci sono stati momenti di estrema delicatezza e di inaspettato divertimento, di giusta provocazione e di forte indignazione, di commosse individualità e di straripante coralità.

Il pubblico ha sentito l’atmosfera carica di passione che veniva trasmessa dal palco ed ha ricambiato con applausi sinceri, sentiti, calorosi e prolungati.
Gli attori hanno sentito il calore genuino del pubblico ed, emozionati, hanno restituito gli applausi.

È stato come se, con le nostre mani, si volessero sostenere insieme le arcate di un ponte fra persone libere e persone “ristrette”; un ponte di speranza da continuare a costruire perché la nostra società possa, malgrado la nebbia, attraversarlo alla ricerca di umanità.
Bravissimi tutti!

 


Si chiama Astrolabio il giornale della Casa Circondariale di Ferrara. Ed è un progetto editoriale che, da qualche anno, coinvolge una redazione interna di persone detenute insieme a persone ed enti che esprimono solidarietà verso la realtà dei detenuti. Il bimestrale realizza il suo primo numero nel 2009 e nasce dall’idea di creare un’opportunità di comunicazione tra l’interno e l’esterno del carcere. Uno strumento che dia voce ai reclusi e a chi opera nel e per il carcere, che raccolga storie, iniziative, dati statistici, offrendo un’immagine della realtà “dietro le sbarre” diversa da quella percepita e filtrata dai media tradizionali.

Per leggere le altre uscite di Le Voci da Dentro clicca sul nome della rubrica.

In copertina e nel testo: Immagini dello spettacolo teatrale Agnus Dei, Teatro comunale di Ferrara, 12 giugno 2023

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Mauro Presini

È maestro elementare; dalla metà degli anni settanta si occupa di integrazione scolastica degli alunni con disabilità. Dal 1992 coordina il giornalino dei bambini “La Gazzetta del Cocomero“. È impegnato nella difesa della scuola pubblica. Dal 2016 cura “Astrolabio”, il giornale del carcere di Ferrara.

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