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Che cosa APPrenderanno?

Serata estiva in pizzeria: dieci adolescenti, dopo aver consumato voracemente la propria pizza, prendono in mano il proprio smartphone e pensano a giocare, a chattare, a leggere, a guardare un video, a conoscere una nuova app. Il loro tavolo è insolitamente silenzioso.

Poco distante, una famiglia con figlio piccolo sta cenando: o meglio, i due adulti mangiano conversando fra loro mentre il piccolo, in seggiolone, sta guardando un video su un tablet.

In un altro gruppetto, due coppie parlano mentre i loro due figli, in età da scuola elementare, giocano con il cellulare fra loro in un video game condiviso; le uniche parole che pronunciano sono imprecazioni provocate da una situazione di gioco che evidentemente non va come loro desiderano.

Le immagini di quel gruppo, di quella famiglia e di quei due bambini mi fanno riflettere… non solo su di loro, ma su di noi.

So di essere ormai vecchio ma mi chiedo: come si apprende a socializzare se non stando insieme?
Come si impara ad occuparsi e a preoccuparsi degli altri se non sentendo i loro problemi e condividendo i propri?

Come si educa a parlare e a pensare, se non ascoltando e ragionando insieme?
Come si distingue il mondo reale da quello virtuale, se non partecipando attivamente alla vita di comunità, dando voce alle proprie emozioni e ai propri sentimenti?

Forse penso in modo vecchio, ma ho paura che questi bambini e questi ragazzi, cresciuti e protetti da APP sicuramente utili, rimangano giovani fiori APPassiti ed APPrensivi, APParentemente APPagati, con riflessi APPannati, APPetiti insoddisfatti, APPesi a fragilità insospettabili, che APPrendono in maniera APPartata ad APParecchiare la propria vita in maniera APPiattitita.

Nel mio piccolo, da maestro elementare, non cerco APProvazione o APPlausi, ma provo ad APPlicarmi, affinché si possano APPoggiare o APPigliare a qualcosa di più APPagante ed APPassionante, perché, come diceva Nelson Mandela, “Non c’è passione nel vivere in piccolo, nel progettare una vita che è inferiore alla vita che potresti vivere”.

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Mauro Presini

È maestro elementare; dalla metà degli anni settanta si occupa di integrazione scolastica degli alunni con disabilità. Dal 1992 coordina il giornalino dei bambini “La Gazzetta del Cocomero“. È impegnato nella difesa della scuola pubblica. Dal 2016 cura “Astrolabio”, il giornale del carcere di Ferrara.

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