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Intervista ad Anna Zonari, portavoce di La Comune di Ferrara: “Che c’entra Roma con un Candidato Sindaco di Ferrara?”

Ieri sul Carlino Ferrara è uscita la notizia che saranno i leader nazionali di PD, M5S, Sinistra Italiana e probabilmente anche il Terzo Polo a decidere la figura del Candidato o Candidata Sindaco di Ferrara, sbloccando la  situazione in cui si è trovato il Tavolo dell’Alternativa, ovvero la scelta tra Laura Calafà e Fabio Anselmo. Qual è stata la vostra reazione a questo inatteso sviluppo?

Siamo rimasti molto sorpresi. Ci sembra quanto meno anomalo che si ricorra a Roma per affrontare una questione locale, che dovrebbe coinvolgere in primis i partiti che in questi mesi hanno lavorato, a detta loro, con buoni risultati, ad un programma unico. I ferraresi apprezzano questa scelta, o avrebbero preferito che l’intesa fosse raggiunta con gli attori locali, che conoscono il territorio e le sue esigenze?

Avete incontrato recentemente il tavolo dell’alternativa, a cui avete fatto una proposta metodologica precisa. Com’è andata?

Ci era sembrato ci fosse stata una attenzione alle questioni che abbiamo posto, che sono soprattutto legate alla necessità di sperimentare un diverso metodo politico. Anche per questo motivo, questa decisione di rivolgersi a Schlein, Conte e Fratoianni ci stupisce. In particolare, ai rappresentanti del Tavolo dell’Alternativa abbiamo esposto la necessità di un maggiore coinvolgimento della società civile ferrarese sia nella stesura del programma, che nella scelta dei candidati. Un approccio che viene spontaneo partendo dall’assunto che l’amministrazione di una città non è affare solo dei partiti o di chi l’amministra.

Dunque il metodo serve a mettere a fuoco il merito, cioè il programma e a scegliere il candidato?
Esatto. Il come scegli di fare le cose è già politica.

Voi avete detto più volte che non rifiutate il ruolo e l’importanza dei partiti, ma che se ci si ferma a quel tavolo, sarebbe una scelta che non riuscirà a coinvolgere tutti quei cittadini che non si riconoscono nelle scelte della attuale Giunta di destra che governa Ferrara. La scelta di rivolgersi al livello nazionale cambia la vostra visione?

Nessuno di noi è pregiudizialmente contro i partiti. Comprendiamo e apprezziamo il lavoro svolto dal Tavolo per creare un clima di collaborazione e coesione tra le forze d’opposizione. E’ stato un lavoro necessario, doveroso, ma a nostro avviso, non sufficiente. Abbiamo evidenziato un rischio: che molti ferraresi vedano questo metodo politico come “calato dall’alto”. La decisione di esternalizzare una questione locale a Roma, se confermata, accentua la nostra impressione.

Cosa pensate di fare ora?

Continueremo con la nostra proposta politica. Abbiamo organizzato per domenica 19 novembre un world cafè [Vedi qui il comunicato stampa con l’Invito], un metodo efficace per dare vita a conversazioni informali, concrete e costruttive su questioni cruciali che interessano la nostra città: cultura, arte, giovani, sicurezza, equità sociale, inclusione, democrazia partecipata, rigenerazione urbana, mobilità, economia, beni comuni, scuola, università… per una Ferrara più giusta, più verde e solidale. Abbiamo invitato la società civile, il volontariato sociale e culturale, i gruppi informali, i comitati che in questi ultimi anni si sono mobilitati e anche i partiti del Tavolo dell’Alternativa, perché crediamo che i programmi si possano costruire dal basso, a partire dalle idee, competenze ed esperienze di chi abita, conosce ed ama la propria comunità.

E il candidato sindaco?

Crediamo, anzi l’abbiamo già toccato con mano. In città ci sono tante risorse, competenze e disponibilità da coinvolgere e valorizzare. Non ci sono solo Laura Calafà e Fabio Anselmo ad essere disponibili. Ma li ringraziamo per essersi fatti avanti e al world cafè sono invitati anche loro.

Oggi sulla stampa c’è una intervista alla consigliera Pd Ilaria Baraldi che mi sembra “cantare fuori dal coro” ed espone ragionamenti più vicini ai vostri. Dice la Baraldi: “Non si sceglie un candidato in quanto donna, non lo si sceglie perché è molto conosciuto. C’è il tempo e ci sono le modalità più aperte e inclusive per comporre un quadro che sia il più positivo e solido per affrontare una campagna elettorale che ci qualifichi davvero come alternativa”. E più avanti giudica negativamente la scelta di far scegliere a Roma il candidato sindaco. Voi cosa ne pensate? 

Ho letto sulla stampa locale l’intervista di Ilaria Baraldi, è la prima apertura che arriva da un politico ferrarese. Se posso aggiungere un pensiero personale, non mi sembra un caso che venga da una donna. Aspettiamo Ilaria il 19 novembre, lì di sicuro troverà una modalità aperta e inclusiva.

Come definiresti questo vostro gruppo di cittadine e cittadini de La Comune di Ferrara? Una formazione politica, una lista elettorale, un gruppo di pressione?

Lo definirei un esperimento e allo stesso tempo un invito, anche una sfida, che parte da un gruppo spontaneo di cittadine e cittadini e si rivolge ad altre cittadine e cittadini. Crediamo che tutte e tutti siamo chiamati ad incidere a partire dal posto in cui ciascuno di noi opera e a qualunque titolo: ognuno si deve sentire interpellato. Non c’è più tempo per esitazioni.
Servono atti di responsabilità che superino l’indifferenza, la sottomissione o la speranza che sia qualcun altro, magari una sorta di salvatore, a risolvere i nostri problemi. Serve ingegno, creatività, coraggio. Come dice papa Francesco serve “fare germogliare sogni, suscitare profezie e visioni, suscitare speranza, riscaldare il cuore e orientare lo sguardo”.

Nelle scorse amministrative del 2019 l’astensione raggiunse quasi il 40%: più di 40.000 ferraresi non andarono a votare. La vostra iniziativa ha anche l’obiettivo di richiamare al voto almeno una parte del popolo degli astenuti. Per quale motivo questa volta dovrebbero votare?

Tanta gente non vota più, perché, si è sentita delusa e non più rappresentata dalla politica. Personalmente conosco parecchie persone che, con dolore, hanno rinunciato ad esercitare questo diritto, anche persone di una certa età che mai avrebbero, per loro senso civico, immaginato un giorno di smettere di votare. Un Diritto che, ricordiamo, è sia una conquista, che una pratica di democrazia. Crediamo che tanta gente possa tornare a votare, anzi avrebbe voglia di tornare a votare, se vedesse condizioni diverse, modi nuovi di fare politica. E’ la politica dunque che deve cambiare! Al contempo, nella nostra città, ci pare di assistere ad un crescente desiderio di partecipazione, di visione, competenza ed innovazione.

Un’ultima curiosità, perché questo nome: La Comune di Ferrara? Volete fare la rivoluzione?

Ad una delle prime riunioni, uno dei partecipanti, per rimarcare l’importanza di un maggior protagonismo femminile nella vita politica, ha detto ridendo: Basta parlare di Comune di Ferrara…perché non La Comune di Ferrara!
Tant’è che il sottotitolo è Femminile. Plurale. Partecipata. Rievocare oggi dalla memoria storica, un termine come La Comune, significa anche assumere la complessità  e l’incertezza del nostro tempo, le grandi sfide che pone, e contemporaneamente tentare, dal basso, di immaginare e lavorare per un cambiamento di visione politica e di metodo.

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Francesco Monini

Nato a Ferrara, è innamorato del Sud (d’Italia e del Mondo) ma a Ferrara gli piace tornare. Giornalista, autore, infinito lettore. E’ stato tra i soci fondatori della cooperativa sociale “le pagine” di cui è stato presidente per tre lustri. Ha collaborato a Rocca, Linus, Cuore, il manifesto e molti altri giornali e riviste. E’ direttore responsabile di “madrugada”, trimestrale di incontri e racconti e del quotidiano online “Periscopio”. Ha tre figli di cui va ingenuamente fiero e di cui mostra le fotografie a chiunque incontra.

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