È stato ampiamente documentato come l’impianto che dovrebbe sorgere a Villanova sarà  il secondo in regione per dimensioni.  La produzione di biometano prevista sarà di circa 1000 Sm3 per ora. Verranno prodotti annualmente  8.303.000 Nm3 di biometano, immessi nella rete SNAM  e 4.483.646 di biogas che serviranno per alimentare il cogeneratore e per altri consumi dell’impianto stesso.

Al fine di ottenere tali risultati di produzione, l’impianto necessita dell’ingresso di 100.000 tonnellate all’anno di biomasse (pollina e reflui zootecnici e sottoprodotti alimentari, ovvero scarti di lavorazione), mentre è previsto che si ottengano, in uscita, 45.000 tonnellate di digestato, scarto della digestione anaerobica.Il biometano però non è un’energia pulita, e neppure può essere annoverato tra le energie rinnovabili. Le fonti rinnovabili non inquinano e non si esauriscono, basti pensare all’eolico e al  solare, mentre, al contrario, il biometano è  un gas combustibile, con tutte le controindicazioni ed effetti delle fonti fossili: inquina e produce gas climalteranti.La produzione di biometano potrebbe esser ascritta quale economia circolare per le aziende agricole deputate al riciclo del loro materiale di scarto e all’utilizzo del biometano nell’ambito dell’azienda stessa.Giova inoltre precisare come il biometano non sia una fonte di energia particolarmente vantaggiosa, dato il suo mediocre rendimento. Considerando difatti l’energia utilizzata  per la produzione, la purificazione, nonché il ruolo del trasporto per l’alimentazione dell’impianto, l’indice di ritorno energetico (EROI), che misura il rapporto tra energia realizzata e consumata, risulta decisamente basso: 1,4. La soglia considerata utile per la sostenibilità economica è pari a 3 (tale indice è 5 per l’eolico e 7 per il fotovoltaico).Occorre peraltro smentire tutte le valenze positive che il prefisso “Bio” evoca. Nel caso del Bio-metano si tratta fondamentalmente di un inganno semantico che va sfatato per rimuovere ogni illusorio accostamento ai prodotti cosiddetti “biologici”, ossia naturali.Semplicemente, il Bio-metano viene prodotto attraverso un processo BIOTECNOLOGICO che trasforma materiali organici in biogas attraverso un processo di bioconversione.Un ulteriore elemento da tenere in adeguata considerazione in merito alla futura centrale di Villanova è legato ai conferimenti delle biomasse per alimentare la centrale. Questi proverranno in molti casi da distanze notevoli, anche oltre 70KM.A tale proposito è opportuno ricordare che la pianificazione di un impianto deve valutare attentamente il bacino di approvvigionamento delle biomasse in ingresso, che se reperite a distanza troppo elevata rendono l’attività ambientalmente ed economicamente non sostenibili” (vedi www. Sorgenia.it/guida-energia/biogas).

Il punto però sul quale desideriamo focalizzare l’attenzione è legato alle emissioni che questa centrale genererà, e che avranno importanti ricadute ambientali e sanitarie,avvalorando il loro impatto sfavorevole sulla salute umana con i più recenti studi, riportati in letteratura.

Nelle seguenti tabelle sono elencate le principali emissioni

(Fonte Autorizzazione Unica Ambientale ARPAE per la realizzazione e l’esercizio dell’impianto per la produzione di biometano in via Ponte Assa a Villanova di Denore).

EMISSIONI  E1 ( Cogeneratore da 2,883MWt)

Emissioni Valore limite
Polveri 10mg/Nm3
COV 100mgN/m3
Ossidi azoto NO2 450mg/Nm3
Ossidi di zolfo SO2 350mg/Nm3
Monossido di carbonio CO 500mg/Nm3
Composti inorganici del cloro HCl 10mg/Nm3

L’emissione E2 relativa ad un impianto di purificazione del biogas con utilizzo di membrane per la rimozione dell’anidride carbonica deve essere costituita essenzialmente da CO2, la quale non rientra tra i parametri sottoposti a limiti emissivi.

In sede di messa a regime dell’impianto dovrà essere effettuato almeno un autocontrollo della Emissione E2, mirante alla verifica della presenza di ulteriori inquinanti oltre alla CO2: NH3 (ammoniaca), H2S (acido solfidrico) e COV (composti organici volatili).

EMISSIONI E3 CALDAIA 1MWt

Emissioni Valore limite
Polveri 20mg/Nm3
Monossido di carbonio  CO 150mgN/m3
Ossidi di azoto NO2 200mg/Nm3
Ossidi di zolfo SO2 100mg/Nm3

EMISSIONI BIOFILTRO

Emissioni Valore limite
Ammoniaca NH3 5mg/Nm3  
Acido solfidrico H2S 3,5mg/Nm3  
COV 50mg/Nm3
Sostanze odorigene 300 U.O/Nm3

Sia i processi di digestione anaerobica (degradazione della sostanza organica da parte di microorganismi in condizione di anaerobiosi) sia la successiva fase di upgrading, producono emissioni.

Una forte incidenza è determinata dalle  emissioni di polveri sottili, il particolato PM 2,5 e PM 10. Queste restano in sospensione per un tempo prolungato e percorrono grandi distanze. Si depositano sui terreni e sono assimilate nel corpo degli animali, contaminano il latte, i prodotti agricoli, le falde acquifere danneggiando la catena alimentare.

I Pm 2.5 entrano nel corpo attraverso l’aria, la catena alimentare, si fissano ai globuli rossi che li veicolano ai vari organi, potendo determinare alterazioni del DNA e generare mutazioni, danni e neoplasie. Possono essere responsabili di tumori polmonari, dell’apparato urinario,  del fegato, della prostata, del cervello, della tiroide.

Alcuni studi inglesi le hanno individuate anche a livello placentare. A livello placentare esse inducono una diminuzione del fattore neurotrofico cerebrale, BDNF (brain derived neurotropic factor), una proteina che codificata dal gene BDNF,  è  un membro della famiglia delle neurotrofine. Esplica la sua azione sulla crescita e differenziazione neuronale ed è particolarmente attivo sui neuroni dell’ippocampo, dell’amigdala e della corteccia prefrontale, aree deputate alla memoria, all’apprendimento, e sede  del controllo delle emozioni.

Studi pubblicati su Neuro Endocrinology Letter 2017 hanno individuato il PM2,5,il  Pm10,  NO2 e NOX  (studi condotti in USA, Spagna, Italia e Sud Corea) quali potenziali responsabili di alterazioni del neurosviluppo e turbe del comportamento nei bambini.

Sono stati descritti aumenti di Sindrome ADHD (Attention deficit Hyperactivity Disorder), situazione /stato persistente di disattenzione e/o iperattività e impulsività più frequente e grave di quanto tipicamente si osserva in bambini di pari livello di sviluppo (definizione DSM); e diminuzione delle capacità cognitive.

Il decremento di BDNF colpisce anche gli adulti, determinando malattie neurodegenerative, alterazioni della memoria, possibile  sviluppo di depressione e riduzione delle capacità cognitive.

A supporto di queste asserzioni lo studio svedese del 2020 di Grande G. et al.., pubblicato su JAMA NEUROL: “Association between Cardiovascular Disease and Long–term Exposure to air pollution with risk of dementia” dimostra non solo la già nota correlazione tra cardiopatia ischemica e inquinamento, ma come l’incremento di PM 2,5, Ossidi di Azoto e  Ammoniaca  favoriscano l’insorgere di ictus e demenza .

L’OMS ha stabilito  per i particolati, soprattutto per il PM2,5, un  valore  soglia per evitare danni alla salute di 10 microgrammi/M3.

Esiste uno iato tra i valori proposti dall’OMS e i valori limite stabiliti per legge:

PM 2,5 : 25microgrammi/m3;

PM 10: 50 microgrammi/m3:

Sui valori del PM 2,5 occorre ricordare una importante meta analisi, pubblicata su  Enviromental Research 2020 di Ciabattini R. et al: “ Systematic rewiew and meta analysis of recent Higth- Quality Studies on exposure to particulate matter and risk of lung cancer”.

Il danno è chiaramente riferito alla correlazione con il cancro del polmone.

Si evince che ogni aumento, rispetto ai limiti stabiliti per legge, comporta un incremento percentuale del rischio. Il superamento del valore soglia di PM 2,5 di 10 microgrammi /m3 aumenta il rischio di neoplasia polmonare di 1,6% e di 10microgrammi di PM 10 di 1,3%.

Negli Stati Uniti i valori stabiliti per legge sono superiori  a quelli europei : il PM 2,5 è 35 microgrammi /m3).

Per avvalorare queste analisi, illustriamo un recentissimo studio inglese che spiega i presupposti  bio molecolari responsabili dell’insorgenza del cancro polmonare nei non fumatori: (“Lung Adenocarcinoma Promotion by air Pollution” Will et al;  Nature 2023).

Secondo questo studio l’inquinamento atmosferico è responsabile del 10-25% dei tumori nei non fumatori, oltre a indurre Asma, Bronco pneumopatia cronica ostruttiva, malattie Cardiovascolari e demenza. L’evoluzione neoplastica è determinata da una Mutazione del Recettore per il Fattore di Crescita epidermico EGFR  indotta dal PM 2,5.

In modelli murini si è evidenziato che il PM 2,5 promuove  un afflusso di granulociti macrofagi al polmone, con rilascio di INTERLEUKINA 1 beta, che induce la cascata infiammatoria  responsabile della crescita del tumore.

I particolati sono anche responsabili di problematiche ostetriche:  parti pretermine, basso peso alla nascita e aumentata mortalità perinatale, come riportato dallo studio di Bekkar B et al: “ Association of air pollution and heat Exposure with Preterm Birth, Low Birth Weight and Stillbirth  in USA.  A Sistematic Rewiew.” Jama 2020.

Tra le emissioni sono presenti Ossidi di Azoto

Il termine NOX indica la somma di Monossido di Azoto e Biossido di Azoto; questi sono più densi rispetto all’aria e si depositano al suolo. Esercitano una azione irritante alle vie respiratorie, favoriscono l’insorgenza di asma, BPCO. Soggetti particolarmente sensibili possono sviluppare patologie a concentrazioni 0,2 mg/m3. Sono associati a malattie neurodegenerative (Demenza, Parkinson).

Tra le emissioni previste abbiamo verificato anche la presenza di Idrogeno solforato  o acido solfidrico.

La sua connotazione è il caratteristico odore di uova marce. Determina irritazione delle mucose respiratorie, crea dispnea, induce asma, provoca irritazioni oculari, danni alla vista e disturbi neurologici.

La concentrazione di questo acido di 0,02 parti per milione stabilisce la soglia olfattiva per arrivare, con danni progressivi, sino a 1000ppm che conduce a morte.

Per restare in ambito di disagio olfattivo, responsabile di peggioramento della qualità della vita, occorre ricordare che la “PUZZA” è un vero e proprio inquinamento.

Questo è determinato dalla presenza dei Composti Organici Volatili (COV). Questi sono una ampia gamma di composti chimici quali: idrocarburi aromatici, aldeidi, chetoni, alcoli, esteri, ammoniaca, fenoli, ftalati e  composti dello zolfo.

Pertanto “respirare puzza” significa inalare queste sostanze.

Purtroppo, chi paga il prezzo più alto in termini di danno alla salute per inalazione di queste sostanze sono soprattutto i bambini, in quanto una sostanza tossica inspirata  è 10 volte più dannosa sull’organismo di un bambino che in quello di un adulto.

Un cenno a parte merita il capitolo ftalati.

Queste sostanze sono interferenti endocrini e mimano l’effetto degli estrogeni. Producono seri problemi di fertilità nei giovani maschi e inducono pubertà precoce nelle bambine.

Inoltre gli Idrocarburi aromatici possiedono una azione mutagena sul DNA e sono carcinogenetici.

DIGESTATO

Concludiamo questa breve disanima accennando al materiale di “scarto” dei processi di produzione del biometano derivante dalla digestione anaerobica delle biomasse.

Dopo la digestione anaerobica nel digestato possono residuare ENTEROBATTERI quali. Salmonelle, Shighelle, Clostriium difficile, nonché bacilli sporigeni quali il bacillo del tetano e batteri tubercolari.

Le centrali a biogas sono ritenute responsabili di alcune epidemie, come quella di Escherichia Coli che colpì la Germania nel corso del 2011, causando gravi infezioni e decessi umani, oltre che danni agli animali. Nei pressi dei 7000 impianti presenti in Germania sono stati stimati ben 3000 casi di botulismo e altre gravissime epidemie.

La spiegazione viene presumibilmente attribuita al fatto che questa tipologia di impianti lavora senza riuscire a neutralizzare del tutto i batteri presenti, in particolare quelli termoresistenti quali  il Clostridium botulini  e il Clostridium tetani.

Il digestato, utilizzato come fertilizzante, può pertanto inquinare terreni, infettare la fauna selvatica che, inglobata nel fieno può trasmettere le patologie al bestiame o all’uomo. Esso possiede inoltre un elevato contenuto in ammoniaca, che può tradursi in erosione del terreno e inquinamento da nitrati delle falde acquifere.

Desta particolare preoccupazione per questi motivi l’utilizzo delle 45. 000 tonnellate di digestato, prodotte dalla centrale che dovranno ottenere l’autorizzazione per esser utilizzate a scopo agronomico come ammendante per terreni.

Sarebbe utile conoscere il processo di sterilizzazione e  capire se sono già stati individuati i terreni agricoli  per lo spandimento.

Ci sono precise norme di legge che regolano lo spargimento del digestato: il Digestato  deve determinare un apporto di  AZOTO  (N)  non superiore a 170KgN/ettaro/anno.

Inoltre esistono norme stringenti sulla sua distribuzione ( articolo 18 regolamento regionale Emilia Romagna 15 Dic. 2017).

Queste sono alcune:

  • Lo spandimento del digestato è vietato su terreni ghiacciati nel periodo compreso tra il 25 novembre ed il 15 febbraio.
  • Occorre rispettare limiti ben precisi per evitare inquinamento della falda, pertanto lo spandimento è vietato

– a  meno di 5m da scoline;

– a meno di 40m da corsi d’acqua;

– a meno di 50m dalle case e  a meno di 5m dalle strade.

  • Lo stoccaggio non è ammesso entro 10m dalla sponda di corsi d’acqua ed è vietato in zone a rischio esondazione.
  • I mezzi di spandimento devono agire con pressione  inferiore a 6 atmosfere.
  • Deve essere incorporato nel terreno entro 24 ore.

Queste norme dovrebbero essere osservate scrupolosamente, ma tutto sembra lasciato all’autocontrollo  dei “controllati” o ad interventi  a danno già avvenuto.

Inoltre  nell’Autorizzazione Unica per la Centrale a Biometano sono previsti controlli sulle emissioni ( eseguiti dai controllati e successivamente trasmessi ad ARPAE ) una volta ogni sei mesi per i primi due anni.

Non ci sono indicazioni sui controlli futuri.

Adele Pazzi:

  • Medico Chirurgo
  • Medicina Interna
  • Geriatria e Gerontologia
  • Ematologia Generale di Laboratorio
  • Già Responsabile del Reparto di Geriatria Lungodegenza Ospedale san Giuseppe di Copparo