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Babbo Natale e i suoi fratelli

Pochissimi sono a conoscenza di un fatto tanto segreto quanto straordinario: BABBO NATALE non è figlio unico, ha infatti cinque fratelli.
Nessuno lo ha mai saputo perché la notizia è stata tenuta “innevata”.

I cinque fratelli sono molto ma molto diversi da lui e sarebbe davvero imbarazzante se nel mondo qualcuno venisse a scoprirlo.
La cosa è talmente importante che persino le giovani renne ed i nuovi elfi sono obbligati al segreto di apprendiStato.
Fonti ben informate dicono che dietro l’organizzazione che protegge questo segreto ci sia Tale Nababbo, un personaggio misterioso, che nessuno ha mai visto in pubblico.
Io però ne sono venuto a conoscenza casualmente grazie all’ascolto attento dei discorsi che faceva una talpa delle nevi ad un amico.

Ecco la loro storia.

Il primo fratello: BACCO NATALE, sopportava la solitudine delle rigide notti polari soltanto ingurgitando quantità industriali di vodka. Aveva un tasso così alcolico che riusciva a sciogliere la neve alitando.
A Natale era talmente ubriaco che non riusciva a portare i regali perché ne vedeva il doppio e non prendeva mai quelli giusti.

Suo fratello Babbo Natale, dopo diversi tentativi finiti male, lo licenziò.

Il secondo fratello: BAFFO NATALE, si teneva i baffi così lunghi ma così lunghi che gli arrivavano alle caviglie; tutti lo chiamavano Baffone.
Era un po’ strano e i genitori della Lapponia lo nominavano per minacciare i bambini quando facevano i capricci, gridando: “Ha da venì Baffone!”.
Lui, disponibile ed ingenuo, era sempre in giro anche se tutti lo prendevano in giro.
A Natale però non riusciva a portare i regali perché inciampava nei suoi stessi baffi e tutti i pacchetti gli cadevano per terra.

Babbo Natale, dopo molti pacchi rotti, fu costretto a lasciarlo a casa.

Il terzo fratello: BALLO NATALE, era un tipo mondano, non mancava mai alle feste danzanti ed era sempre in pista, scatenatissimo, a dimenarsi e a saltare; stava sempre in movimento, continuamente.
Sudava come una renna e poi si ammalava e gli veniva la febbre, soprattutto il sabato sera.
A Natale non riusciva a portare i regali perché, con tutte le piroette che faceva di continuo, i pacchi gli volavano per aria.

Babbo Natale, ormai stanco, licenziò anche lui.

BATTO NATALE era il quarto fratello; si travestiva pure lui come Babbo ma… non proprio allo stesso modo.
Lui preferiva i vestiti da donna perché era in cerca della sua identità di genere e sentiva il bisogno di comportarsi al femminile.
A volte si sentiva costretto a passeggiare di notte sui marciapiedi ghiacciati per cercare disperatamente compagnia.
Quando arrivava Natale non riusciva a portare i regali giusti perché sceglieva soltanto i cosmetici.

Quindi Babbo Natale lo emarginò, lo discriminò  ed infine lo licenziò.

Infine c’era lui: BASSO NATALE, il più piccolo di tutti. Era davvero piccolissimo, tanto che Babbo Natale non riusciva a trovargli una collocazione: prima gli aveva chiesto di portare i regali minuscoli ma lui, con le gambe così corte, inciampava nei nastri e faceva cadere tutto; poi gli aveva chiesto di sistemare le letterine dei bambini nell’archivio ma lui, così piccino, rimaneva sommerso dalle buste.
L’ultimo tentativo lo aveva fatto proponendogli di incartare i dolciumi ma lui rimaneva appiccicato allo zucchero con la barba.

Fu così che Babbo Natale, ormai infuriato, lo cacciò come aveva fatto con tutti gli altri suoi fratelli perché non gli servivano a niente.

I fratelli Natale, rimasti senza Babbo, si sentivano senza famiglia.
Ognuno di loro era solo ed emarginato. Quando si ritrovarono insieme, non sapevano dove andare e allora cominciarono a vagare senza meta.

Ma più vagavano, meno si svagavano.
Meno si svagavano, più girovagavano.
Più girovagavano e meno divagavano.

Stavano proprio male perché pensavano sempre al loro sentirsi soli.
Sembrava proprio che tutto andasse storto e si sentirono ancora più tristi.

Una mattina però, dopo aver camminato tutta la notte in cerca di non si sa cosa, ormai sfiniti si trovarono di fronte ad un vecchio muro diroccato su cui qualcuno aveva scritto con la vernice spray:
“Ancora Umili, Garantendo Unità, Riusciremo Indipendentemente Dall’Indifferenza.
Bisogna Udire Ogni Nuova Energia.
Forza! Esprimiamo Segnali Testardamente Educativi”.

All’inizio non capivano; allora lessero e rilessero.

Basso Natale, che era il più arguto, scoprì che se si leggevano solo le iniziali di quelle parole esse formavano un augurio ma se si leggevano tutte le lettere di tutte le parole, formavano una frase che diventava una speranza.
Lui capì allora che le lettere sono come le persone; da sole sono tutte importanti ma, messe insieme in un certo modo, possono diventare una meravigliosa scoperta.

Lo stesso cominciò a pensare di lui e dei suoi fratelli.
Lo spiegò agli altri; anche loro capirono e si sentirono bene.

I cinque fratelli cominciarono a parlare come non avevano mai fatto prima: parlavano meno del prima e più del dopo, meno del passato e più del futuro.

Immaginarono insieme un domani diverso e fecero proposte concrete per il cambiamento: proposte minime come la statura di Basso e proposte importanti come i mustacchi di Baffo, proposte dinamiche come i movimenti di Ballo e proposte forti come la vodka di Bacco, proposte nuove come l’identità di Batto e proposte coraggiose come la voglia di cambiare che avevano tutti loro.

Ne fecero talmente tante che io non me le ricordo tutte; quello che ricordo è che questa storia non ha un vero e proprio finale ma tanti inizi, tanti quanti se ne riescono ad immaginare e poi a costruire.
Comunque pensiate che quel Tale Nababbo, oltre all’anagramma di Babbo Natale, sia un personaggio di altri tempi…. auguri.

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Mauro Presini

È maestro elementare; dalla metà degli anni settanta si occupa di integrazione scolastica degli alunni con disabilità. Dal 1992 coordina il giornalino dei bambini “La Gazzetta del Cocomero“. È impegnato nella difesa della scuola pubblica. Dal 2016 cura “Astrolabio”, il giornale del carcere di Ferrara.

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