ANSA ULTIM’ORA: “DETURPATA LA STATUA DEL GENERALE VANNACCI”
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ANSA ULTIM’ORA: “DETURPATA LA STATUA DEL GENERALE VANNACCI”
Durante l’inaugurazione, mediante caduta del telo che la ricopriva, della statua dedicata al generale Vannacci, fortemente voluta dal Sindaco leghista e da tutto il Consiglio comunale di Cieloduro, ridente paese alle pendici delle Alpi Orobiche, le autorità ed il pubblico presente hanno potuto constatare che l’opera d’arte era stata violata da ignoti durante la notte.
La statua, rigorosamente in marmo bianchissimo, allo scopo di evitare il poco italico colore nero del bronzo fuso, appariva ora interamente ricoperta da uno strato di nerissima pece. Il basco d’ordinanza, probabilmente rimosso con uno strumento da taglio a batteria, sostituito da una parrucca riccia, nera e cespugliosa, su imitazione della chioma “Afro” di Julius Erving, quando militava nella scomparsa lega di pallacanestro statunitense ABA.
Allo stesso modo il fucile d’assalto, che l’artista altoatesino Hans Adler, stimato Maestro dell’Accademia ariana “Scultori bianchi”, aveva scolpito fra le braccia del generale, è stato rimosso e sostituito dal pallone da basket, a spicchi bianchi, rossi e blu, della sopraccitata lega.
Il generale Vannacci, ai microfoni della rinnovata E.I.A.R., ha rivelato che una dichiarazione di guerra è già stata consegnata agli ambasciatori di Namibia e Gabon Sud Occidentale, oscuri – in quanto neri, cioè oscuri – mandanti dell’orrendo crimine contro l’italianità, insita nell’opera che lo rappresenta.
Intanto, nel piccolo paese di Cieloduro, è caccia agli esecutori del misfatto.
I cani molecolari hanno fiutato una pista a Monza, dentro l’Autodromo, mentre i rilevamenti e la ricostruzione dell’opera in origine, mediante AI, da parte dei RIS di Parma, hanno portato alla scoperta che la statua non rappresentava affatto l’italianità, prima della deturpazione, ma piuttosto Enresto Che Guevara in Bolivia, o al massimo Silvio Berlusconi con la bandana, dopo il trapianto dei capelli.
Saputa la notizia, il generale è diventato nero dalla rabbia, si è dimesso dal partito, e c’è chi giura di averlo sentito intonare ripetutamente, chiuso in bagno, da solo: “Vorrei la pelle nera”…
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Stefano Agnelli
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