Anima e corpo
Con Aggiustatutto non è che sia andata a finire sempre bene. Mi riferisco, per dirne una, alla volta in cui tentò di portarmi con sé in questo centro benessere e massaggi cinese di nome Anima e Corpo. «So io cosa serve a te», esclamò sicuro quella volta, «questo aiuta a superadivorzi».
Sì, il nome è proprio quello, Anima e Corpo, non scherzo. Poi lo sanno tutti che lì dentro è più una questione di corpo, che di anima non v’è traccia e non fanno mica solo massaggi le cinesine.
Dunque, in una di queste occasioni, ecco che, non so come, d’un tratto un bandito si asserraglia all’interno del locale. Lo so, è da non crederci. E infatti non ho potuto fare altro che osservare la scena con una strana, fastidiosa sensazione di dèja vu. Dico fastidiosa perché, più della paura, lo straniamento mi ha come pietrificato e, davanti ai cinesi, ho finito per fare la figura del codardo. Accidenti se è strano, lo straniamento: come non avere più muscoli. Mi sentivo appena nato. Non c’è che dire.
Comunque, il fatto è andato più o meno in questo modo: una volta entrato, il tizio impugna la pistola, prende due ragazze in ostaggio e avvia una sorta di rapina a mano armata da classico telefilm americano. Ora l’uomo, sulla quarantina, autoctono e praticamente inadatto al ruolo prescelto, dopo avere estratto la pistola e averla puntata dritta alla tempia del dipendente che terrorizzato sbraita frasi incespicate e incomprensibili, si ritrova alle prese con la mole di Giorgio costretto a interrompere il coito per vedere chi diavolo stesse urlando a quella maniera. Già, non avrei voluto essere al suo posto. Aperta la porta del vano interno, i due si ritrovano faccia a faccia per qualche secondo. Il malvivente, non troppo convinto, intima a Giorgio di sdraiarsi o qualcosa del genere e lui invece con uno scatto fulmineo gli sottrae l’arma, lo afferra alla gola, lo solleva con tre dita a mezzo metro da terra: il pollice, l’indice e il medio lo strangolano comprimendo la carotide, dopodiché lo scaraventa a terra lasciandolo tramortito, violaceo e tumefatto. Quando poi gli si getta addosso con gli occhi spiritati di rabbia, non lo nego, sarebbe stato proprio il caso di intervenire.
Ebbene, non riuscivo a muovermi, questa è la verità. Per cui col primo pugno a occhio e croce gli frattura la mandibola, al malcapitato, e i fiotti di sangue schizzano dal muso verso le pareti e la porta d’ingresso a vetri. L’uomo è già stramazzato e stordito, un rivo gli parte dalla bocca e si biforca verso l’orecchio e all’altezza della tempia. Dopo il secondo, violentissimo colpo al volto, devo essere svenuto.
Ho nella testa, però, quest’ultima immagine: a un certo punto Giorgio viene come trafitto dal pianto disperato della piccola prostituta, fuori di sé, piegata nelle ginocchia e con le mani alla nuca e gli avambracci a coprirle i sottili occhi a mandorla. Giurerei pregasse una lingua sconosciuta, l’esile cinesina, sembrava un po’ rappresentare tutte le lingue del mondo, tutte le umane disperazioni, fatte di semplici suoni che non necessitano di alcuna traduzione e aveva qualcosa in comune con la nenia del signor Amorini, con i latrati di Gisella e con qualsiasi altra anima o essere dolente su questa terra. Io ero lì, me ne stavo rintanato in un angolo, pallido e muto, forse già svenuto. Giurerei che, quella volta, sia stata lei, sì, è stato quel pianto antichissimo della cinesina a salvare la vita del disperato. Fatto sta che, dopo l’arresto del tizio, il centro benessere Anima e Corpo ha ritenuto di premiare Giorgio per il suo coraggio con un abbonamento speciale, dodici mesi a un costo decisamente irrisorio e la tessera a punti gold.
Testo tratto da: Sandro Abruzzese, CasaperCasa, Rubetttino, 2018, p.177-178.
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Sandro Abruzzese
Commenti (1)
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Davvero bello, avvincente e spiritoso. Grazie Sandro Abruzzese